domenica 26 maggio 2024

“ CHE COS’E’ LA MAFIA? ” lo studio di Remo Barbaro e il testo di Gaetano Mosca (di Bruno Demasi)

    Concludendo l’introduzione al suo studio (Remo Barbaro:  “ Introduzione, considerazioni e note al testo di Gateano Mosca CHE COSA E’ LA MAFIA?, dbe , 2024) che scava in modo intelligente nel celebre testo di G. Mosca datato 1900, l'Autore avverte: “La mafia viene … presentata come un’élite che è stata capace di trarre vantaggio al meglio dai contrasti delle grandi potenze, dalle debolezze degli stati dinastici e dal collasso dell’organizzazione clericale-cattolica…. Il pensiero di Mosca andava maggiormente considerato; non farlo ha causato un ritardo colpevole per la sua comprensione…”.

    In pochissime parole, che connotano in pieno un libro che sicuramente continua a dare lustro alla rinata Domenico Barbaro Editore (dbe), c’è una sintesi formidabile delle ragioni di questo inedito e preciso commentario alle illuminate tesi di un celebre giurista e studioso, dopo oltre un secolo della loro enunciazione, riguardanti il fenomeno mafioso e i suoi epifenomeni.

    Gaetano Mosca ( 1858 – 1941) è infatti autore del primo studio modernamente concepito sulla mafia oltre che storico delle dottrine politiche e giurista, docente universitario a Torino, Milano e Roma, deputato e poi senatore del Regno e accademico dei Lincei. Per il suo celebre discorso sulla mafia, poi riversato nello scritto omonimo, tenuto nel 1900 a Torino e a Milano, trasse le mosse dall’omicidio avvenuto nel 1893 di Emilio Notarbartolo , sindaco di Palermo, esponente della Destra Storica e direttore generale del Banco di Sicilia, la prima vittima eccellente dell’organizzazione mafiosa. Ne seguì un processo che lasciò gli Italiani sgomenti di fronte allo scandalo di sentenze che pochi anni dopo fecero uscire impuniti sia i mandanti che gli esecutori materiali del delitto. 
 
 
    Gli assunti di Mosca, come osserva Remo Barbaro, sono tanto moderni che sembra di leggerli sul giornale di ieri: la mafia fenomeno associativo criminale formato da "poco onorevoli sodalizi", che preferiscono il quieto vivere ai "reati rumorosi"; lo "spirito di mafia" sentimento essenzialmente "antisociale" che però "non è speciale alla Sicilia", ma induce spesso i danneggiati e i testimoni a tacere su tutto ciò che possono aver visto ed udito; infine la denuncia della "mafia in guanti gialli", composta da alcune frazioni delle classi dirigenti, da individui delle classi superiori, persino autorità governative, che accordano "protezione" alle cosche criminali.

    L’Autore seziona e ordina il pensiero di Mosca in dodici punti illuminanti, di cui coglie la straordinaria lucidità che è anche profezia per ciò che sarebbe accaduto oltre un secolo dopo :

1. Distinzione tra “cultura mafiosa” e “organizzazione mafiosa”;
2. Epistemologia e fenomenologia del “Codice d’onore”;
3. Rilevanza storica e culturale della diffusione dello “Spirito di mafia” in Sicilia;
4. Le “relazioni sociali mafiose” come humus e premessa di ogni voto di scambio;
5. Le “cosche”, prodotti di “cultura mafiosa” collocabili nel tempo e nello spazio, oggi evolute in holding sovranazionali;
6. Prestigio e profitto, due obiettivi prioritari e sempre attuali per l’organizzazione mafiosa;
7. Dinamiche antiche e nuove di collaborazione o di contrasto con la Giustizia: il fenomeno cangiante dell’omertà;
8. “La mafia in guanti gialli” come prodromo della mafia dei colletti bianchi;
9. Luoghi comuni e generalizzazioni: le due insidie peggiori non solo per combattere, ma anche per comprendere il fenomeno mafioso;
10. Il salto costante di qualità della mafia: dalla frammentarietà all’unitarietà;
11. Il sistema corruttivo fenomeno non solo regionale, ma nazionale e sovranazionale;
12. Un monito per tenere alta l’attenzione nell’Italia di ieri e per l’Italia di oggi.

     Senza piaggerie immotivate, questo lavoro , in tempi di distrazione totale e di sottovalutazione di certi fenomeni ancora striscianti se non occulti, se dipendesse da me, lo farei leggere e commentare anche nelle scuole!

                                                                                                                       Bruno Demasi