Felice Francesco Delfino , nato a Oppido Mamertina nel 1979, è storico profondissimo e puntiglioso, autore, tra l'altro, di numerosissimi studi sul passato antico della nostra terra reggina e, in particolare, sugli insediamenti ebraici in Calabria ( Si ricordi a tale proposito la sua corposa e pregevole monografia dal titolo "La presenza ebraica nella storia reggina"- Disoblio Editore). E' anche narratore di qualità e in tale chiave recentemente ha dato alle stampe il romanzo noir "Inganno d'autore". In questo studio sui rapporti tra Rhegion e Atene, ci offre un'attenta e suggestiva analisi divulgativa che mancava sicuramente alla nostra storiografia locale . (Bruno Demasi).
La strada verso Atene per i Persiani era però ancora aperta. Gli abitanti di Atene furono condotti a Salamina dove assistettero in lontananza all'incendio dell'Acropoli di Atene. Gli Ateniesi poi non seguirono il consiglio degli alleati di recarsi nel Peloponneso e Temistocle era convinto dello scoraggiamento persiano per via della mancanza della flotta che non avrebbe permesso la vittoria e preparò l'indomani una battaglia via mare. Gemiti, urla ricoprivano le distese del mare finché non li assopì il volto oscuro della notte – scrisse il grande Tragediografo Eschilo che partecipò alla battaglia di Salamina.
A questo proposito è importante sottolineare, come e quanto tutti e tre i grandi tragediografi greci: Eschilo, Sofocle e Euripide sono legati a Salamina: Eschilo vi combatté, Sofocle scrisse i Peana in nome di Apollo per celebrare la vittoria dei Greci, Euripide vi nacque proprio nel 480 a.C.
Serse dunque fu sconfitto e con una piccola parte del suo esercito tornò in Persia, ma una moltitudine dei suoi uomini rimase in Grecia sotto il comando del generale Madornio che fu sconfitto a Platea in Beozia nel 479 dalle truppe alleate guidate dal reggente Pausania. Infine a Micale la flotta persiana fu definitivamente sconfitta e la guerra si concluse a favore dei Greci. Sconfitto Serse, l'alleanza tra Sparta e Atene non ebbe più ragione d'essere e le due città da alleate, dopo quello che i studiosi hanno chiamato la Pentacontia, un governo di 50 anni, diventano rivali e contendenti. Ad Atene ci sono trent’anni di sommossa, scoppia nel 431 aC la guerra del Peloponneso, che interesserà, come tra poco vedremo, anche l'antica Reggio Calabria.
Nell'VIII secolo, cioè circa tre secoli prima di questa lunghissima guerra, si era progressivamente consolidata nel Meridione della nostra Penisola la Magna Grecia in virtù dell'espansione ellenica in Occidente e precisamente nell'ampia area geografica comprendente le attuali Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e l Sicilia. Reghion (Reggio Calabria) era stata fondata nel 713 a.C. dai Greci Calcidesi in prossimità del fiume Apsias, (Calopinace) seguendo i suggerimenti dell'oracolo di Apollo in Delfi.
Nel V secolo Rhegion ebbe un periodo fiorente sotto il tiranno Anassila e un ruolo culturale di primissimo spessore grazie ad eccellenti figure del calibro del bronzista Pitagora, (colui che a quanto pare realizzo' uno dei Bronzi di Riace), Ibico e Learco. Dopo il periodo dei tiranni, lo scenario in riva allo Stretto tra Reghion e Messana appariva un po’ diverso.
A Rhegion, quando il conio viene ripreso viene riutilizzata per le monete l'effigie della testa del leone e nel verso la divinità sul trono con figure animali, quali il gatto, l'airone, il cigno, la papera, il cane e il serpente, quest'ultimo con collegamento a Giocasto, al quale a Rhegion era stato dedicato un mausoleo sul promontorio di Punta Calamizzi Pallantion. E probabilmente anche il serpente era collegato al dio greco della medicina Asclepio.
Nel 431 a.C. in Grecia scoppia la guerra mondiale dell’antichità ellenica, vale a dire la guerra del Peloponneso e, a detta dello storiografo Tucidide, a Reghion ci fu un periodo di sommosse. Rhegion doveva difendersi dai Siracusani e dagli alleati Locresi e stipulò un ‘alleanza con l'Atene di Pericle, al fine di mantenersi libera ed autonoma dalle loro influenze. Pericle con l’alleanza con Reghion voleva impossessarsi del grano siciliano e avere saldo il controllo dello Stretto. I Reggini cercavano di contro una riscossa contro i Locresi, che dopo la morte di Anassila avevano preso il controllo di Capo Eracleo e dei suoi porti fino al Kaikinos. Per difendersi dai Siracusani, Rhegion aveva stretto alleanza con Messana, Katana e Leontinoi. Atene si alleò con tutte le città calcidesi della Magna Grecia. Tra tutti i nuovi alleati il più forte era certamente Rhegion per via della flotta navale che garantiva sicurezza nelle acque dello Stretto. E’ documentato che alla fine del IV secolo la sua flotta contava di 80 triremi tirate da 16.000 rematori.
Con lo scoppio della guerra del Peloponneso, Rhegion diveniva una base importante per Atene per effettuare operazioni militari lungo lo Stretto e la Sicilia orientale. Due operazioni importanti furono l’attacco verso il vecchio confine di Capo Spartivento e il tentativo di conquistare Lipari con attacchi congiunti reggini – ateniesi per mare e per terra, tutti con esito non favorevole. La guerra del Peloponneso si concluderà con la Vittoria della Lega Peloponnesiaca guidata da Sparta e la dissoluzione della Lega Delio- Atrica.
La stretta e persistente allenza Rhegion - Atene è attestata da un reperto archeologico: una tavoletta che, posta un tempo in città , all’esterno della Banca d'Italia sul Corso Garibaldi, oggi è esposta nelle sale del Britsh Museum a Londra.
Occorre anche ricordare che nel 446 era accaduto un altro evento importante: Eucratos, importante politico di Siracusa, aveva compreso bene i piani di Pericle che non erano quelli di favorire le città magno-greche ma solo di accaparrarsi il grano siciliano e avere un punto strategico sullo Stretto. Pertanto, il politico aveva fatto realizzare una Conferenza di Pace a Gela convincendo anche con lo slogan “La Sicilia ai Sicilioti” a tenere Atene lontana dagli affari della Sicilia e convincendo anche i Reggini a farlo. In virtù di questa conferenza, quando nel 415 arrivò a Rhegion la flotta di 200 triremi guidata da Nicia, i Reggini non li fanno transitare in Sicilia, ma li fanno sbarcare nella rada vicino al tempio di Artemide e il porto.
Vicende tutte che dall’epos sembrano trascendere quasi nel mito, ma che hanno una loro chiarissima concretezza storica e che attestano ancora una voilta, qualora ve ne fosse bisogno, quanto grande sia stata la linea di continuità tra Atene e la città in riva allo Stretto che , persìino nel nome, indica ancora una nobiltà assoluta ormai dimenticata.