Se io dovessi dipingere con un'immagine il cammino di P. Puglisi mi piacerebbe farlo come "il compagno di viaggio" che seguendo il Divin Pellegrino si è fatto con Lui e per Lui compagno di strada di tanti giovani e adulti, discepoli o non del Signore che, delusi, amareggiati, in ricerca camminavano, fuggivano, senza spesso sapere "verso dove". Si è fatto compagno anche di chi voleva seguire più da vicino il Signore e aveva bisogno di discernere, con più luce, la propria risposta: seminaristi, chiamati alla vita di speciale consacrazione, fidanzati che volevano consapevolmente fondare la loro famiglia nel Signore. Egli si è fatto prossimo, compagno di cammino per ciascuno/a, con discrezione e rispetto, con pazienza e umiltà, interrogando, chiedendo, aprendo gli occhi della mente e del cuore alla luce della Parola, spezzando con amore il Pane della Comunione e della Riconciliazione, offrendo motivazioni forti all'impegno di solidarietà responsabile verso tutti, ma in particolare verso i più poveri, i più svantaggiati, verso le vittime del sopruso, della violenza, dell'ingiustizia.Egli, alla luce del "Sole" della Pasqua è stato per tutti testimone di resurrezione e di speranza.
Mi chiamo Agostina. Dal 1961 sono membro della Società di Vita Apostolica di Servizio Sociale Missionario, fondata dal Card. E. Ruffini a Palermo nel secondo dopo-guerra.Egli ci diceva: "Nessuna sofferenza umana è estranea al Servizio Sociale Missionario. Ognuna di essa presenta un aspetto particolare di Gesù nella Sua Passione".Vedeva quindi la nostra missione nella Chiesa diretta a testimoniare l'Amore di Dio per l'uomo attraverso un servizio di liberazione evangelica e di promozione della giustizia nella carità, specialmente nei confronti dei poveri, dei sofferenti, dei lavoratori i cui diritti erano conculcati.Vi ho detto questo perché alla luce di questo carisma, è nata e poi si è sviluppata in larga parte la mia esperienza di lavoro apostolico con P.Puglisi. Esperienza preziosa, vero dono di Dio, che ogni giorno vado rileggendo e meditando.
Quante volte gli ho sentito ripetere agli Animatori vocazionali l'espressione di Paolo VI: "I giovani, in particolare, hanno bisogno di testimoni più che di maestri!" E lui lo era. Tutta la sua vita è stata una testimonianza della fiducia di Dio nell'uomo e impegno di rivelazione della "verità nella carità"! Io l'ho conosciuto nel Luglio del 1971, quando era Parroco a Godrano, era venuto in qualità di Assistente Spirituale in una Colonia Arcivescovile dove io svolgevo il compito di Vice-direttrice. C'è stata subito tra noi una profonda sintonia: durante tutto il mese abbiamo collaborato per incontri di preghiera con il personale e con i bambini della Colonia. Nel mese successivo, egli ha invitato me e una mia Consorella a partecipare alla Settimana sul tema della "PACE" organizzata a Godrano con il Movimento "Presenza del Vangelo", guidato dalla Prof.ssa Lia Cerrito, sua collega nello stesso Istituto scolastico. Con il Movimento "Presenza del Vangelo" P.Puglisi ha collaborato attivamente, attingendo e spezzando assieme, in vari cenacoli, il pane della Parola.
Un'altra importante attività sacerdotale è stata quella che egli ha svolto per diversi anni presso la Casa "Madonna dell'Accoglienza, sorta nel 1973 in seno alle attività promozionali dell'O.P.C.E.R. e seguita con affettuosa attenzione dal Card.Pappalardo. Questa Casa ospita, in un clima di "rispetto e di accoglienza fraterna" giovani gestanti o già madri con i loro figlioletti (persone provate da pesanti e a volte tragiche situazioni personali e familiari) per aiutare a recuperare fiducia e possibilità per una nuova vita. Proprio in questa Casa, e sino il giorno precedente la sua uccisione, P.Puglisi ha svolto, con particolare, amoroso impegno, la sua missione d'illuminazione e di sostegno spirituale, fatto soprattutto di 'ascolto' e di 'comprensione misericordiosa', riuscendo ad ottenere frutti insperati in creature apparentemente distrutte.(Commoventi sono le testimonianze delle Ospiti della Casa). La conferma del significato attribuito dallo stesso P.Puglisi a questa sua missione sacerdotale l'ho avuta direttamente da lui, quando chiamato a reggere la Parrocchia di Brancaccio si disponeva a limitare necessariamente le sue molteplici occupazioni: "Lascerò tutti gli impegni, mi disse, ma quello no". Attraverso questa ed altre esperienze di educatore di coscienze giovanili, in P.Puglisi si andava facendo sempre più profonda la convinzione che la lotta ad ogni forma di devianza e ai tanti dolorosi fenomeni sociali ad essi connessi, richiede da parte della Chiesa non solo indispensabili riflessioni teologiche e morali ma anche modalità di presenza che incarnino il messaggio evangelico in servizi di promozione umana e sociale.
Eccomi, adesso, al suo impegno di pastore nella Parrocchia di Brancaccio: duee anni circa di intenso apostolato, affrontato nell'ottica della "beatitudine dei poveri in spirito" che confidando totalmente in Dio-Padre pongono, senza riserve, la vita a servizio della missione ricevuta. A Brancaccio, questo presbitero, dall'aspetto così "disarmato", ma con lo sguardo penetrante dell'apostolo, proteso alla liberazione della sua gente, avverte subito la necessità e l'urgenza di adoperarsi con tutte le forze per 'coniugare' l'azione di evangelizzazione con una vasta opera di promozione a favore dei giovani e delle fasce più deboli ed emarginate. " Come cristiani e come cittadini - ebbe a dire, in occasione di un incontro pastorale- continueremo a chiedere alle Autorità quanto è dovuto a questo quartiere, ma, nell'attesa, è inutile limitarsi a lamenti; è necessario rimboccarsi le maniche per dare vita ad iniziative di promozione umana che accendano qualche luce in mezzo a tante tenebre". In breve tempo, pertanto, nasceva il Centro di Accoglienza "Padre Nostro", gestito dalle Suore Sorelle dei Poveri di S.Caterina da Siena. Già nel titolo il Centro dichiara la sua finalità: educare al riconoscimento della dignità dell'uomo che, elevato per grazia alla condizione di "figlio di Dio" è chiamato alla libertà da ogni forma di schiavitù morale e di violenza sociale. Per questo Centro P.Puglisi chiese la mia collaborazione, avvalendosi così dell'apporto di Assistenti Sociali e di Allieve della allora Scuola Universitaria di Servizio Sociale "S. Silvia" per la rilevazione dei problemi del quartiere e per la programmazione dei Servizi Sociali diretti ad avviare, anche con l'aiuto dei Volontari, processi di socializzazione primaria. Cominciavano così a Brancaccio i primi passi di un processo di consapevolezza etica e civile alla luce del messaggio evangelico.
Il 15 Settembre è eseguito il verdetto di morte. Ma il sangue dei martiri è fermento di vita.
Alla luce del chicco di grano che da frutto solo se muore, la morte del "testimone" ha aperto "un cammino di speranza". Da questo seme sono nati tanti germogli di vita nuova. Dal suo "dare la vita, sulla scia del Buon Pastore, perché altri abbiano vita" sono sorte moltissime iniziative, culturali, formative, sociali volti ad affermare i valori della legalità, l'educazione al sociale e alla vita democratica, il rispetto del lavoro onesto e il giusto guadagno nel rispetto della dignità di ogni uomo.
Questo mi pare rispondente alla prospettiva pedagogica di P. Puglisi che spesso ripeteva:
" la nostra azione non può trasformare l'ambiente. E' solo un segno. Noi vogliamo rimboccarci le maniche per dimostrare che si può fare qualcosa. Se ognuno di noi fa qualcosa, allora si può fare molto".Nell'archivio diocesano relativo a P. Puglisi numerosi raccoglitori documentano tale vitale fioritura.Si tratta di:
- testi, tesi di laurea; convegni; dibattiti; musical; opere teatrali; film; trasmissioni televisive e documentari;
- scuole; case famiglie; oratori; centri d'accoglienza; campi sportivi, piazze, vie che portano il suo nome e, non solo, in Sicilia;
- monumenti e visite nei luoghi ove ha vissuto, ha operato, è stato ucciso; ecc.
Sono segni di una vita che non è stata spezzata senza dare il suo frutto; di una testimonianza che irradia di luce il cammino di tanti all'interno e all'esterno della Comunità ecclesiale. Questa, a mio parere, è luce di speranza e indicazione di un cammino nella verità dell'Amore per le nostre Chiese.
Termino, offrendo la mia voce alla parola che P. Puglisi pronunciò in un suo intervento al Convegno di "Presenza del Vangelo" nell'Agosto del 1991 il cui tema era: "Testimoni della Speranza". In quella occasione egli così diceva:" Noi cristiani siamo testimoni della speranza e il testimone per eccellenza è Gesù. L'Apocalisse afferma che Gesù è il testimone fedele, l'Amen e Amen significa appunto sì, Amen è colui che aderisce, che dice che è così. E Gesù ci ha mostrato il Padre. Lui stesso, infatti, dice: " Chi vede me vede il Padre" e i discepoli di Gesù sono testimoni perché annunciano anche loro quello che hanno visto e udito. Certo questa testimonianza - continua P. Puglisi - è una testimonianza che dà gioia perché mette in comunione, ma che va anche incontro a difficoltà tanto che può diventare martirio; quindi, dalla testimonianza al martirio il passo è breve. Per il discepolo è proprio quello il segno più vero che la sua testimonianza è una testimonianza valida. Il discepolo è testimone, soprattutto della Resurrezione di Cristo risorto e presente, Cristo che ormai non muore ed è all'interno della comunità cristiana, e attraverso la comunità cristiana, attraverso il suo Corpo è presente nella storia dell'umanità. Il testimone sa che il suo annuncio risponde alle attese più intime e vere dell'umanità intera e dell'uomo singolo. L'uomo comune sperimenta che il vivere è sperare, il presente è mediazione tra il già e il non ancora, tra il passato e il futuro e chiaramente ognuno di noi costruisce il proprio futuro sulla base del proprio passato".
P. Puglisi è stato un discepolo che ha visto e udito, ha incontrato e seguito il Maestro morto e risorto e per questo con la sua vita ha saputo essere testimone del Risorto, testimone e membro della Chiesa fondata da Gesù. Di questo sono testimone.
Grazie.