di Bruno Demasi
L'antinomia richiamata dal titolo purtroppo è ancora radicata nell’imprintig
di tanta gente della nostra terra: non ci possono essere
vie di mezzo nell’appartenenza alle forze del crimine (ormai sempre più
legalizzato…) o a chi veramente le rifiuta e combatte. E centinaia di
persone ieri ad Altomonte , nell’ambito del festival teatrale
“Euromediterraneo”, hanno assistito al dramma teatrale “O cu nui o cu iddi“,.. Lo spettacolo , scritto da Malitalia, curato e diretto da Enrico Fierro e Laura Aprati, per la prima volta rappresentato in Calabria dopo circa 4 mesi dalla prima svoltasi nel teatro “Italia” di via Bari a Roma nel maggio scorso .
E’ La tragica storia della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola nella magnifica interpretazione di Sylvia De Fanti che ha riempito di commozione il parterre rimasto silenziosissimo per tutta la durata della rappresentazione, durante la quale sono stati trasmessi anche alcuni stralci delle intercettazioni originali già ascoltate nei vari processi e immagini inedite, per poi scattare all’unisono in piedi ed applaudire a lungo la scena, la storia e la memoria.
Maria Concetta Cacciola, rosarnese, è stata testimone di giustizia morta a 31 anni a fine agosto del 2011 per aver ingurgitato acido muriatico, dopo un drammatico percorso di collaborazione con i magistrati calabresi in virtù del quale sono stati scoperchiati intrecci e affari delle cosche rosarnesi. Un nome che ci ripropone la storia di una donna e di una madre che non si è voluta piegate alle pressioni terribili della famiglia che – a quanto si sa - la voleva indurre a ritrattare tutto. Un nome che assai presto è stato rimosso dalla memoria della Piana di Gioia Tauro troppo occupata ad organizzare altro genere di rievocazioni e di intrecci…
Voglio postare almeno un brevissimo ricordo di Maria Concetta, a tre anni della tragica scomparsa, con le parole usate qualche tempo fa da un giornale on line locale, nella speranza remota che questo spettacolo sia portato coraggiosamente anche sulle piazze della Piana, e non per farci divertire o rilassare in queste sere di fine estate , ma per farci pensare sul serio, almeno pensare:
E’ La tragica storia della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola nella magnifica interpretazione di Sylvia De Fanti che ha riempito di commozione il parterre rimasto silenziosissimo per tutta la durata della rappresentazione, durante la quale sono stati trasmessi anche alcuni stralci delle intercettazioni originali già ascoltate nei vari processi e immagini inedite, per poi scattare all’unisono in piedi ed applaudire a lungo la scena, la storia e la memoria.
Maria Concetta Cacciola, rosarnese, è stata testimone di giustizia morta a 31 anni a fine agosto del 2011 per aver ingurgitato acido muriatico, dopo un drammatico percorso di collaborazione con i magistrati calabresi in virtù del quale sono stati scoperchiati intrecci e affari delle cosche rosarnesi. Un nome che ci ripropone la storia di una donna e di una madre che non si è voluta piegate alle pressioni terribili della famiglia che – a quanto si sa - la voleva indurre a ritrattare tutto. Un nome che assai presto è stato rimosso dalla memoria della Piana di Gioia Tauro troppo occupata ad organizzare altro genere di rievocazioni e di intrecci…
Voglio postare almeno un brevissimo ricordo di Maria Concetta, a tre anni della tragica scomparsa, con le parole usate qualche tempo fa da un giornale on line locale, nella speranza remota che questo spettacolo sia portato coraggiosamente anche sulle piazze della Piana, e non per farci divertire o rilassare in queste sere di fine estate , ma per farci pensare sul serio, almeno pensare:
“Da donna del clan a simbolo dell’antimafia nazionale. Maria Concetta Cacciola era nata a Rosarno, feudo di due delle cosche di ‘ndrangheta più potenti dell’intera regione: i Pesce e i Bellocco. E proprio ai Bellocco, secondo quanto raccontato anche dalla stessa ex testimone di giustizia, fa capo la famiglia Cacciola. Il padre di Maria Concetta, Michele Cacciola, è parente di Gregorio Cacciola, uno dei pezzi da novanta dell’omonimo clan. Nell’estate di due anni fa, con un pretesto, si presenta alla caserma dei carabinieri di Rosarno. Vuole collaborare con la giustizia, vuole che i suoi figli crescano in modo diverso da lei. La sua storia è incredibile. Maria Concetta nasce e cresce in un ambiente intriso di cultura mafiosa: sposa a 13 anni, madre a 14. Una vita da “vedova bianca“, suo marito Salvatore Figliuzzi e’ in carcere da diversi anni perche’ condannato per associazione mafiosa. Viene trasferita in una località protetta, lei non riesce a non chiamare i suoi 3 figli. I familiari la
rintracciano e lei ritorna a Rosarno. Aveva ripreso in contatti con le forze dell’ordine per riandare via e riprendere la collaborazione con la Dda di Reggio Calabria. Ciò non avverra’: il 20 agosto 2011 il suo corpo senza vita viene trovato nella casa paterna. Maria Concetta è morta bevendo dell’acido muriatico. Dopo qualche mese la Dda di Reggio Calabria e la procura di Palmi chiudono le indagini su quello strano suicidio: suo padre Michele, suo fratello Giuseppe e sua madre Rosalba Lazzaro vengono arrestati accusati di induzione al suicidio e violenza. Oggi le richieste di pene della procura di Palmi: 21 anni di galera per i 3 imputati” (Da Stretto Web. Com, 10.7.2013).