venerdì 7 febbraio 2014

L’AFRICA ACCENDE LA LUCE NELLA PIANA... for a new life!


di Bruno Demasi
 

    Negli  innumerevoli centri e parchi commerciali che ormai sovrabbondano in una Piana sempre più prostrata economicamente e i cui 170.000 residenti sono soltanto  una cifra convenzionale sempre più erosa  da forme di emigrazione silenziose e preoccupanti,  le luci che sfavillano ogni sera sono ormai inversamente proporzionali al numero degli acquirenti che si recano  con qualcosa in mano alle casse dei vari esercizi commerciali.
     Sono migliaia, milioni di luci, di leds, ma non riescono affatto a riscaldare più di tanto questo gelido inverno della Piana, specialmente  nella tendopoli,ormai sempre più baraccopoli, di San Ferdinando, nei pressi della quale appena poche settimane fa è morto per il freddo un giovane liberiano. E la situazione è tutt’ora in via di peggioramento, specialmente
da quando i riflettori si sono spostati  dal problema degli immigrati a quello ugualmente drammatico del transito della nave dei veleni nel  vicino porto. I medici di Emergency che operano nella zona  pochi giorni fa hanno segnalato alla Asp di Reggio Calabria  alcuni  casi di scabbia e un focolaio di tubercolosi, per i quali l’unico intervento effettuato è stato a carico del comune di San Ferdinando, il cui sindaco Domenico Madafferi  ha fatto disinfettare più volte le tende, ma non le baracche sorte come funghi nelle quali gli operatori medici si rifiutano di entrare.
     In questo inferno  di freddo senza fine va avanti anche  l’inchiesta della procura di Palmi. Dopo vari sopralluoghi nella tendopoli e l’acquisizione di documenti, il procuratore Giuseppe Creazzo sarebbe intenzionato a incontrare il nuovo prefetto per cercare di smuovere qualcosa, perché la situazione potrebbe precipitare. E se precipitasse, se il sindaco firmasse l’ordinanza di sgombero, dove andrebbero gli immigrati che non trovano posto nella tendopoli? A fare la fine degli oltre duemila “invisibili”, che, come hanno rivelato  ancora una volta molti giornali poche settimane fa,  sarebbero sparsi nelle campagne del rosarnese?

   In questo inferno di buio pochi giorni fa  però si è accesa una luce piccolissima, ma tanto potente da  riscaldare più dei mille e mille leds che illuminano a giorno  i vicini  centri e parchi commerciali... E’ la  luce che si accende nella "la chiesetta dei cristiani", nata su iniziativa di don Roberto Meduri, parroco di S. Antonio al Bosco di Rosarno, coadiuvato dagli stessi immigrati sia cattolici che di altre confessioni cristiane. Una piccola chiesa  nella tendopoli che si illumina, grazie a una batteria, ogni domenica sera per la messa e durante la settimana per momenti di preghiera. C’è un tavolino come altare, alcune panche, una croce di metallo offerta da un artigiano di Rosarno e perfino una piccola campana.. E infatti alcuni momenti di preghiera sono interconfessionali. Prima tutto al buio, come il resto della vita degli immigrati, ora con la luce fornita dalla batteria.
   Un bel segnale di speranza tutto sommato, come la piccola moschea nata in un’altra baracca a poche decine di metri o, come osserva un giornalista di Avvenire,  la baraccopoli sorta in modo ordinato con le baracche tutte in fila quasi fosse un villaggio, con strette vie e piazzette dove gli immigrati mangiano. Ma dietro l’ultima fila di baracche cumuli di rifiuti che nessuno raccoglie (ogni tanto vengono bruciati) e un rigagnolo di acqua sporca, dove scorrazzano cani randagi e qualche pecora. E già perché poco più avanti c’è una sorta di bazar con le baracche spaccio alimentare, le baracche ristoro dove si cucinano e si vendono polli e carne di pecora. Tutto insieme, con ordine ma evidentemente con scarsissima igiene (l’unica acqua calda è quella prodotta su fuoco a lega e venduta a 50 centesimi a secchio).
   Eppure  la vita va avanti: poco lavoro ma tante speranze come ha scritto un immigrato su una maglietta stesa tra le baracche: «For a new life», per una nuova vita. E la domenica mattina, al termine della messa , don Roberto invita spesso gli immigrati a intonare un loro canto in lingua "twi" e i bambini rosarnesi a ripetere il ritornello: «Maria madre di Gesù aiutaci». 
   Ma esiste ancora un ministro di nome Kyenge?