di Bruno Demasi

Negli
innumerevoli centri e parchi commerciali
che ormai sovrabbondano in una Piana sempre più prostrata economicamente e i cui
170.000 residenti sono soltanto una
cifra convenzionale sempre più erosa da forme di emigrazione silenziose e preoccupanti,
le luci che sfavillano ogni sera sono
ormai inversamente proporzionali al numero degli acquirenti che si recano con qualcosa in mano alle casse dei vari
esercizi commerciali.
Sono
migliaia, milioni di luci, di leds, ma non riescono affatto a riscaldare più di
tanto questo gelido inverno della Piana, specialmente nella tendopoli,ormai sempre più baraccopoli,
di San Ferdinando, nei pressi della quale appena poche settimane fa è morto per
il freddo un giovane liberiano. E la situazione è tutt’ora in via di
peggioramento, specialmente
da quando i riflettori si sono spostati dal problema degli immigrati a quello
ugualmente drammatico del transito della nave dei veleni nel vicino porto. I medici di Emergency che
operano nella zona pochi giorni fa hanno
segnalato alla Asp di Reggio Calabria
alcuni casi di scabbia e un
focolaio di tubercolosi, per i quali l’unico intervento effettuato è stato a
carico del comune di San Ferdinando, il cui sindaco Domenico Madafferi ha fatto disinfettare più volte le tende, ma
non le baracche sorte come funghi nelle quali gli operatori medici si rifiutano
di entrare.
In
questo inferno di freddo senza fine va
avanti anche l’inchiesta della procura
di Palmi. Dopo vari sopralluoghi nella tendopoli e l’acquisizione di documenti,
il procuratore Giuseppe Creazzo sarebbe intenzionato a incontrare il nuovo
prefetto per cercare di smuovere qualcosa, perché la situazione potrebbe
precipitare. E se precipitasse, se il sindaco firmasse l’ordinanza di sgombero,
dove andrebbero gli immigrati che non trovano posto nella tendopoli? A fare la
fine degli oltre duemila “invisibili”, che, come hanno rivelato ancora una volta molti giornali poche
settimane fa, sarebbero sparsi nelle
campagne del rosarnese?
In
questo inferno di buio pochi giorni fa però si è accesa una luce piccolissima, ma
tanto potente da riscaldare più dei
mille e mille leds che illuminano a giorno
i vicini centri e parchi commerciali...
E’ la luce che si accende
nella "la chiesetta dei cristiani", nata su iniziativa di don Roberto
Meduri, parroco di S. Antonio al Bosco di Rosarno, coadiuvato dagli stessi
immigrati sia cattolici che di altre confessioni cristiane. Una piccola chiesa nella tendopoli che si illumina, grazie a una
batteria, ogni domenica sera per la messa e durante la settimana per momenti di
preghiera. C’è un tavolino come altare, alcune panche, una croce di metallo
offerta da un artigiano di Rosarno e perfino una piccola campana.. E infatti
alcuni momenti di preghiera sono interconfessionali. Prima tutto al buio, come
il resto della vita degli immigrati, ora con la luce fornita dalla batteria.

Eppure la vita va avanti: poco
lavoro ma tante speranze come ha scritto un immigrato su una maglietta stesa
tra le baracche: «For a new life», per una nuova vita. E la domenica mattina, al
termine della messa , don Roberto invita spesso gli immigrati a intonare un
loro canto in lingua "twi" e i bambini rosarnesi a ripetere il
ritornello: «Maria madre di Gesù aiutaci».
Ma esiste ancora un ministro di nome Kyenge?
Ma esiste ancora un ministro di nome Kyenge?