domenica 17 gennaio 2021

VI FU DAVVERO UN OSCURO OLOCAUSTO DI MERIDIONALI 80 ANNI PRIMA DI AUSCHWITZ ?

                                   di Bruno Demasi                                

   Ancora pochi anni fa, prima che ignoti vandali la frantumassero, sull’ingresso del forte rupestre di Fenestrelle in Val Chisone ( che la Provincia di Torino ha proclamato appena diciassette anni fa suo monumento-simbolo , ma che da tanti meridionali è considerato un antesignano di Auschwitz dove migliaia di reduci meridionali dell’esercito borbonico, se non sterminati, sarebbero stati lasciati morire di fame e di freddo), campeggiava questa lapide:


 “ Tra il 1860 e il 1861 vennero segregati nella fortezza di Fenestrelle migliaia di soldati dell’esercito delle Due Sicilie che si erano rifiutati di rinnegare il re e l’antica patria. Pochi tornarono a casa, i più morirono di fame e di stenti. I pochi che sanno si inchinano”. 

   Per moltissimi anni  nessuno si era curato di quella lapide, ma in una mostra documentaria  tenuta a Torino e dedicata ai 150 anni dell’Unità venne esposto, tra gli altri, un documento inatteso. Si trattava del presunto resoconto di un processo tenuto in fretta e furia, solo dopo pochi mesi dalla spedizione di Garibaldi al Sud, dal Tribunale militare di Torino contro moltissimi soldati di origine meridionale ristretti “in punizione” al forte.

    Su questa oscura pagina che sarerbbe stata  dimenticata dalla storia ufficiale e dalla quale è bene  eliminare subito ogni assunto di parte, si è accesa una delle solite diatribe tra Francesco Mario Agnoli (Apologia di uno storico dilettante - 31/10/2012) e Alessandro Barbero ( "I prigionieri dei Savoia..." 2014, Laterza). Il secondo ha iniziato a smentire, ma con pochi dati alla mano, che Fenestrelle sia stata per i soldati meridionali l’Auschwitz di 155 anni fa. E Agnoli, pur suffragando la propria ricerca con una congerie di informazioni, non è riuscito ad andare neanche lui molto oltre nella ricostruzione esatta di questa  vicenda sulla quale sono state volutamente fornite cifre iperboliche e informazioni ambigue ora per  avvalorare la storia ,ora per smentirne l’esistenza e snaturarne la veridicità.
    Nel saggio “ I Savoia e il massacro del Sud" di Antonio Ciano ( edito nel 2011 da A-M-E), ad esempio, si parla addirittura di un milione di morti "acc'si" in seguito all’annessione del Regno delle Due Sicile e Pino Aprile, il massimo teorico di questo massacro, non ha perso occasione per parlarne e scriverne, senza però produrre prove e testimonianze sia pure vaghe.


    Al di là di ogni altro elemento di discussione, mi piace affidarmi in questo caso a una rivista dalla serietà indiscussa, come La Civiltà Cattolica (Serie IV, Vol. XI, 1861, pag. 618) che ha osservato apertamente, senza essere stata mai smentita da nessuno,"Se si traesse il novero dei fucilati, dei morti nelle zuffe, dè carcerati dal Piemonte, per soggiogare il Regno di Napoli, senza fallo si troverebbe assai maggiore di quello dei voti del plebiscito, strappati con la punta del pugnale e colle minacce del moschetto...".

    La stessa Civiltà Cattolica a pag. 503 osserva: "A reggere la cosa pubblica e rifare il Regno fu posto, come si sa, il sig. Silvio Spaventa, del quale si può ben dire che regna e governa… è degno successore di Don Liborio Romano e procede con mezzi molto diversi. Don Liborio avea sciolti i galeotti a centinaia e commessa loro la custodia dell'ordine pubblico; e la sicurezza cittadina, guarentita dai Camorristi, trionfava a quel modo che tutti sanno. Lo Spaventa ebbe ribrezzo di tale infamia, diede la caccia ai galeotti liberati ... Ma per farsi perdonare queste severità, procurò di offerire ogni quindicina di giorni, una bella ecatombe di realisti borbonici in sacrifizio della rivoluzione fremente”
  
A ben osservare, neanche la Civiltà Cattolica però adduce prove documentali di sicura fede e, al di là di una visione di parte secondo cui l'aggressore massonico fu comunque il Piemonte sia contro il Regno delle Due Sicilie sia contro lo Stato Pontificio, rimaner anch'essa sui " si dice" e su una descrizione a tratti folcloristica.
 

  Di certo il Sud non ebbe molto da guadagnare dalla propaganda risorgimentale, oppresso com'era da decenni da una politica familistica e paternalistica, come quella dei Borbone, che aveva costretto le contrade delle Calabrie e delle Sicile alla fame molto prima dell'arrivo di Garibaldi...