di Maria Lombardo
Erano gli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento che vedevano un incredibile sviluppo imprenditoriale al Sud, ma anche la voglia, con i suoi sontuosi Expo ante litteram, di dire al mondo che la civiltà del passato, malgrado tutto, voleva rifiorire sulle stesse terre che oggi la spolitica del presente ha ridotto ad immondezzai a favore di quel Nord dove gli Expo attuali sono soprattutto fiere di clientele e macchinose giostre per succhiare soldi pubblici (Bruno Demasi).
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Chi si ricorda dei Florio, del fatto che erano originari dalla provincia di Reggio Calabria e che
in Sicilia, dove si erano trasferiti, avevano dato vita non solo a
imprese per quei tempi insuperate, ma addirittura a due grandi
esposizioni che ebbero come teatro Palermo ? Fu proprio in questa città
che questi grandi imprenditori ante litteram diedero il via al primo
“Salone Espositivo Nazionale” nel 1888.
Tutto aveva avuto inizio da un' idea lanciata da Ignazio Sanfilippo il 13 maggio 1888 proprio su un trafiletto del Giornale di Sicilia. Subito Ignazio Florio e Francesco Crispi, prendono al volo l'idea, stanziano un sostanzioso budget per avviarla ed i lavori in tempo reale vennero affidati al grande Ernesto Basile proprio nel vivo dei fasti architettonici con cui questo grande dotava la splendida capitale siciliana di esempi insuperabili di Liberty.
Il clima di crescita e di ottimismo che aveva caratterizzato i primi due decenni post-unitari era destinato comunque a scemare verso la fine del 1800. Afferma Rosario Lentini in un suo interessantissimo saggio dal titolo: ”Mercanti, imprenditori e artisti a Palermo nella II metà dell'800” sul tema dell'Esposizione Nazionale che si svolse a Palermo nel 1891-1892: “Nonostante l'enfasi e la retorica che accompagnarono l'evento la borghesia locale non poteva celebrare alcun trionfo nei settori più avanzati dell'industria nazionale perchè il confronto con le aziende settentrionali rimarcava il divario crescente tra le due aree del Paese”. E ancora: “se il primo ventennio di storia unitaria aveva fatto registrare un andamento di progressiva crescita, sia in campo artistico che economico, dall'inizio degli anni '90 si assiste al rallentamento delle principali attività industriali e commerciali, mentre in controtendenza al declino dell'apparato produttivo si accentuava la capacità degli intellettuali e degli artisti e degli uomini di scienza di sviluppare iniziative e intrecciare solidi legami con gli ambienti culturali europei”(...) “anche casa Florio, dopo la morte del senatore Ignazio nel 1891, mostrava I limiti delle proprie scelte strategiche”.
Effettivamente a fine esposizione venne tutto abbattuto. L'area prescelta coincideva con il "Firriato di Villafranca", un vasto agrumeto sul lato occidentale della via Libertà, un quadrilatero che si estendeva dalla strada dei Lolli – l'attuale via Dante – fino al piano delle Croci, delimitato a nord dall'attuale via La Farina e a ovest da via Villafranca. Era quella l'embrione di un quartiere residenziale in stile liberty, un vero affare. Così il principe di Radaly ottenne dal comune a fine Esposizione il permesso di lottizzarla. E ciò spiega come mai, a differenza di altre Esposizioni europee, a Palermo non sia rimasta alcuna traccia di quanto costruito negli otto mesi febbrili che precedettero l'inaugurazione. Un vero peccato poiché per molto tempo questa storia è rimasta rinchiusa sui polverosi scaffali della storia.
Erano ben dodici i padiglioni in stile arabo-normanno, che da via Libertà si poteva accedere per visitare. Nel padiglione centrale si poteva ammirare il salone delle feste sovrastato da una grande cupola; per salire sul belvedere, a 55 metri d'altezza, Basile aveva previsto l'installazione di due ascensori idraulici con cabine in legno e vetro, capienza 20 persone, costruiti dalla milanese ditta Stigler. Su via Dante sorgevanono i padiglioni delle industrie meccaniche e chimiche; su via Libertà stavano le industrie tessili, metallurgiche, agricole e alimentari, oltre a mobili, ceramiche e vetrerie. In tutto settemila espositori.
Era il trionfo di Palermo! Perchè dimenticare questa pagina storia?
Indubbiamente i prodotti Florio inondavano i vari settori, dai vini alle macchine per le zolfare uscite dalla Fonderia Oretea, e per l'occasione venne anche presentato il nuovo cognac. Il Ministero dei lavori pubblici proponeva addirittura il progetto di un ponte in acciaio sullo Stretto ideato dall'ingegnere Angelo Giambastiani. Una rassegna speciale per l'elettricità contava 73 espositori: 35 nazionali e gli altri esteri. I visitatori accorsi in massa potevano assistere a mostre con "Sicilia monumentale", che riproduceva in scala i principali monumenti isolani; il Pitrè faceva conoscere l'etnografia dell'isola e si esponevano anche vari documenti in un tripudio che va ricordato.
Su tutti dominava il padiglione delle Belle Arti, che con 720 dipinti e 301 sculture raccoglieva il meglio della produzione di quegli anni. Tra gli artisti presenti c’era Francesco Lo Iacono, che esponeva tre studi dal vero e tre dipinti: uno di essi,” L'estate”, venne comprato da re Umberto I e dalla regina Margherita arrivati a Palermo per l'inaugurazione.
Ad allietare la città e i suoi ospiti vennero allestite gare di tiro a segno, fuochi d'artificio a profusione, concerti tzigani, balli in maschera, tornei di scherma, gare fra bande musicali, corse di cavalli, ascensioni in mongolfiera con esibizioni al trapezio proprio sopra l'area dell'Esposizione. Lo spettacolo più sorprendente fu la Corrida de Toros, in un anfiteatro allestito dove è oggi Villa Bonanno, con tori, toreri e anche cavalli arrivati direttamente da Barcellona.
Nel 1902 nei pressi del Giardino Inglese verrà invece organizzata l”Esposizione Agricola Siciliana”: attraverso un costante utilizzo dell'illuminazione elettrica si diede vita a un'importante avvio di opere per sfruttare questo tipo di energia. Questa esposizione settorial durò dal 26 maggio 1902 al marzo 1903 ed ospitò anche manifestazioni sportive. Era stata inaugurata dai Sovrani Vittorio Emanuele III ed Elena di Savoia, giunti da Napoli alle ore 9 del mattino del 26 maggio a bordo dello yacht reale “ Trinacria" comandato dal capitano di vascello Ricotti e alle ore 14 dello stesso giorno venne aperta al pubblico. I padiglioni, visto il successo dell'Esposizione del 1881, furono affidati a Valenti e Basile, figlio di Ernesto. Un’ ppendice dell'esposizione fu voluta a Marsala dove si parlò solo di vini. I Reali visitarono l'Esposizione in forma privata ed il 28 maggio assistettero al parco della Favorita al Torneo storico che rievocava l’arrivo in Sicilia di S.E. don Giovanni d’Austria dopo la vittoria di Lepanto del 1572 . La coppia regale lasciò la città il 30 maggio alle ore 15 scortata dalla squadra navale inglese, dopo avere assistito ad un’imponente parata navale alla quale avevano partecipato le squadre italiane ed inglesi e dopo avere presenziato ad una serata di gala al Teatro Massimo di Palermo. Al ritorno a Roma il Re insignì il Sindaco di Palermo della Croce di grande Ufficiale ed elargì la Commenda al Cavaliere Alessandro Ardizzone, presidente dell’Esposizione e all’Onorevole Pietro Lanza di Scalea, presidente onorario della stessa. E’ da ricordare che in quella occasione venne organizzata anche una mostra di cartoline illustrate che riscosse grande successo.