La breve esistenza della nostra
conterranea Rosella Staltari, che Papa Francesco nei giorni scorsi ha
dichiarato venerabile nella stessa occasione in cui ha annunciato al mondo la prossima
beatificazione del giudice Rosario Livatino, ha come poli estremi la devastante alluvione calabrese del
1951, quando Rosella è nata, e la miseria delle strade di Palermo dove è
improvvisamente morta nel 1974 ad appena 23 anni di età vissuti
intensamente al servizio dei poveri.
Aveva visto la luce il 3 maggio
del 1951 ad Antonimina, una delle
zone più povere della provincia di Reggio Calabria, nel cuore di quella
Locride che oggi appare all’avanguardia della ricerca sociale e politica nella tormentata provincia di Reggio Calabria, ma che 70 anni fa faceva i conti
con una situazione sociale ed economica che Umberto Zanotti Bianco
appena pochissimi anni prima aveva definito terribile.
Era la terza figlia di Rosario e Maria Reale. La
precarietà economica della famiglia, si era
aggravata a causa della grande alluvione che aveva colpito la Locride e tutto il territorio reggino
( 18 ottobre 1951 ), ma soprattutto per la morte improvvisa della
mamma che lasciò un segno indelebile nella povera vita familiare.
A due anni e sette mesi,
Rosella, per volontà del padre e col supporto dell’E.N.A.O.L.I., viene
accolta all’Istituto Scannapieco di Locri e si impegna nello studio fino a
conseguire la licenza di Avviamento Professionale. Viene successivamente inviata
a Reggio Calabria presso l’Istituto Mater Gratiae della Congregazione delle
Figlie di Maria SS.ma Corredentrice per continuare gli studi.
Come racconta il vescovo mons. Giancarlo Bregantini in una sua
radiosa pagina su questa bella figura calabrese, l’amore paziente ed
esemplare di Padre Vittorio Dante Forno , fondatore dell’Associazione
religiosa e poi della Congregazione, la maternità spirituale della
Superiora Generale Sr. Maria Salemi e la condivisa gioia delle Sorelle,
generano nel cuore di Rosella, già aperto alla Voce dello Sposo, il
desiderio di speciale Consacrazione al Signore e, dopo lunga e
sofferta ricerca interiore, il 2 luglio 1973 con la Professione religiosa
insieme ad altre compagne di cammino, Rosella si consacra per sempre al Signore.
La vita di Rosella, dopo la sua
definitiva consacrazione, si apre alla luce solare della ricerca incessante
della bellezza del Signore e dell’umile ed appassionato amore servizievole
ai fratelli soprattutto i più bisognosi di cure e di sollievo: ed è di
parola fino alla fine dei suoi giorni.
Pagine del suo Diario,
commuovono per il carattere elevatissimo della sua esperienza alla scuola
del Signore: sono pagine mistiche, di altissimo lirismo estetico, che
parlano della interiore nostalgia di Cielo dello spirito di Rosella a
nessuno rivelato pienamente.
Ne è prova l’epilogo della sua
esistenza dopo il trasferimento a Palermo per motivi obbedienziali. Palermo
è la tappa decisiva e matura della scelta di Rosella: non solo viene e
nominata educatrice di un gruppo di bambine, ma all’interno della sua
comunità la sua presenza si pone come testimonianza autentica di
radicalismo evangelico. In una pagina dei suoi scritti, Rosella, in un
dialogo d’amore con Gesù, così confida: “ Gesù mio, il tuo nome è scritto
nel mio cuore ed è Lui che mi riscalda e mi avvampa d’amore. Voglio
perdermi, o Gesù, nel tuo mare d’amore: ma il mare per quanto sia profondo,
ha il suo fondo e così la sua fine. Ma il tuo amore no, perché non ha
nessun fondo e più si entra e più amore c’è ”. ( 30 ottobre
1969). La sua estasi d’amore si consuma in una mattinata fredda del 4
gennaio 1974 a Palermo reggendo tra le mani una statuina della Madonna,
vera Madre dopo la perdita della sua mamma terrena, ed il Crocifisso della
sua Professione pendente dal collo: nel viso impressa una struggente
bellezza. Così muoiono i Santi!
La storia di Rosella si innesta
meravigliosamente con la storia della diocesi di Locri-Gerace. Mons. Bregantini stesso, davanti alla
realtà delle virtù e della fama di santità della Serva di Dio, chiese ed
ottenne il parere – giunto
favorevole – dell’Arcivescovo di Palermo Card. Salvatore De Giorgi avendo
il consenso unanime dagli Organismi Diocesani, della Conferenza Episcopale
Calabra ed il Nulla Osta alla Causa da parte della Santa Sede in vista
dell’introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di
Rosella nella Diocesi che le ha dato il dono della vita fisica. Ed il
24 settembre 2003, nella Chiesa Cattedrale di Locri, davanti al Postulatore
Padre Luca de Rosa, al Vescovo di Piazza Armerina, alle Consorelle, ai due
Fratelli di Rosella, a rappresentanti del Clero e di Fedeli delle Diocesi
di Locri-Gerace e di Reggio Calabria-Bova, Autorità Civili e Militari, ha
avuto luogo l’insediamento del Tribunale Ecclesiastico Diocesano per
l’inizio dell’inchiesta canonica della Beatificazione della Serva di Dio
Rosella Stàltari nel corso della quale il vescovo Bregantini, propose
Rosella come testimone della storia contemporanea della Chiesa e come dono
di Dio piovuto dal Cielo soprattutto per la sofferta terra di
Calabria.
“In ogni terreno – afferma Mons.
Bregantini - si può fiorire: il segreto sta solo nell’abbracciare la vita
non come fatalità e destino, ma come amoroso progetto d’amore del Padre per
ognuno di noi perché davvero ogni dolore ( l’esperienza di Rosella in
questo è un autentica lezione di vita sempre attuale) è come una ferita
d’amore la cui fessura è tutta luce e vita e dalla quale passano le freccie
della grazia. Questo è il messaggio di Rosella Stàltari, nata
nel fango dell’alluvione che disperde e rinata nella purezza dell’amore di
Cristo che mai potrà separarci da nulla. ( cfr. Rm 8)”. Un messaggio
rivolto principalmente ai giovani e a chi cerca significati di alto
spessore per la vita e nella vita.
“Che il Cielo si apra sulla
nostra povertà – continua Mons. Bregantini - e ci riempia di luce: quella
luce che fa nascere la pace, fa fiorire i nostri deserti trasformandoli in
oasi di predilezione, fa crescere tutti nell’ascolto della Voce del Padre
perché davvero alla scuola di Gesù impariamo quella lezione che rivela
sempre ai piccoli il mistero del suo amore misericordioso.”
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