Se ci volgessimo indietro, tra soddisfazioni e rimpianti, non la finiremmo più di spaccare il capello a quattro per analizzare il 2013. Dunque ringraziamo Iddio di quanto ci ha dato e, senza eccessive pretese, volgiamo subito lo sguardo disincantato a quanto occorre, o occorrerebbe, iniziare a fare nel 2014 in questa Piana più che mai stanca di sacrifici, soprusi, infamie e inadempienze di ogni genere, ma più che mai desiderosa di alzare ancora una volta lo sguardo per andare avanti, più che mai capace di ripartire da zero sull’esempio dei padri, che non si stancarono molte volte di ...ricominciare daccapo...
SUL FRONTE CIVILE E CULTURALE: La sacralità delle istituzioni ,spesso ormai ridicolizzata in questi nostri paesi, deve rotrovare una propria dimensione condivisa. E la Scuola, la formazione alla Cittadinanza possono fare molto in questo settore, senza ricorrere a facili deleghe ad improbabili agenzie “esterne” oppure riducendo tutto il lavoro, che dev’essere quotidiano, silenzioso e paziente, a facili ed estemporanee occasioni-monstre, a tasnti convegni ed eventi dispendiosi e inutili, magari davanti a televisioni e a giornali che ne amplificano spesso solo le cornici dorate e vuote. Comuni, Provincia, Regione, Scuola non devono restare sterili involucri del nulla o, peggio, esempi di inadempienza e, in qualche caso, di malaffare. Per i nostri paesi essI rappresentano lo Stato, sono lo Stato. Quell’entità astratta di cui a volte si lamenta l’assenza,ma di cui si disconosce la reale capillarità esistente sul territorio. Per lo meno formalmente...!
SUL FRONTE SOCIALE:
E’ il fronte più caldo ed esplosivo sul quale si agitano ormai mille tensioni, mille paure, mille delusioni, mille mancate occasioni di sviluppo e di riscatto. E’ il fronte che vede ancora una volta e un po’ dovunque persone o gruppi che si contrappongono violentemente, etnie ormai senza identità ( compresa la nostra) che si fronteggiano sordamente anche nei nostri paesi, il dilagante analfabetismo di ritorno, la ripresa massiccia dell’emigrazione, la paura del domani. E’ il fronte sul quale più che mai pesano la disoccupazione, che ha tassi altissimi, e la mancanza di formazione professionale: una piaga che nessun governo regionale calabrese, compreso quello attuale, ha mai colpevolmente tentato di curare...pur spendendo e spandendo tanto denaro pubblico...
SUL FRONTE RELIGIOSO: La proclamazione dell”Anno della Carità”, aperto da qualche settimana sulla Piana, come ho avuto modo di riflettere e sottolineare qualche post fa su questo stesso blog, di per sè non è nulla se non è accompagnata dalla volontà ferma della Chiesa locale ( vale a dire da tutti noi) di essere appunto Chiesa. Come si può uscire dai gusci impermeabili dell’egoismo, della superbia, del settarismo ( anche in campo ecclesiale...), dell’individualismo sfrenato, se non si fa tutti un passo avanti per demolire le barriere alzate in tanti anni di agnosticismo o di clericalismo strisciante anche nella nostra diocesi? Come si possono superare divisioni e limiti, malgrado gli sforzi a livello pastorale e programmatico , se la parrocchia non torna ad essere sul serio segno e culla del mandato di Cristo: “..predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date ”(Mt.10,7-8). E come si fa a credere in questo mandato se ancora in molti ( anche in ambienti ecclesiali) si ride di sufficienza dinanzi a queste parole evangeliche, ritenendole soltanto “ simboliche” o metaforiche?
SUL FRONTE AMBIENTALE E PRODUTTIVO: Ritornerà la Piana ad essere culla e paradiso di agricoltura di pregio e di abbondanza? Ritorneremo a vedere e a far fruttare centinaia di migliaia di ettari di uliveti e di aranceti ormai in rovina per una dissennata e criminale politica che ha depauperato le nostre ricchezze, ma anche – diciamolo – per la carenza di voglia e volontà delle nuove generazioni di “venerare” quella terra che ha sfamato centinaia di generazioni in passato? E vedremo mai rispettato fino in fondo il nostro patrimonio boschivo ( o quel che ne resta) o la nascita di quell’indotto chne avrebbe dovuto evitare la dimensione di cattedrale nel deserto dell’attuale porto di Gioia Tauro?
SUL FRONTE ETICO:
Un fronte, questo, nella Piana di Gioia Tauro, ormai tutto da ricostruire. Fin dalle remote fondamenta! BUON 2014 A TUTTI!
Mai nel secondo dopoguerra la piana di Gioia Tauro, è sembrata
socialmente sfibrata, come in
questo tempo di crollo di entusiasmi e di valori, ma anche di crisi economica: non
solo sembra essersi abbattuto su di noi un disastro finanziario di cui non abbiamo colpe, ma pare
che non si veda e neanche si cerchi una
via d'uscita.
Al di là dell'accusata inefficienza dello
Stato e delle istituzioni locali , per
trovare la strada giusta per fare riemergere questi paesi, ridotti ormai
pressochè a colonia di chi produce altrove, per uscire da questo ormai lungo e deleterio
periodo di grave difficoltà, sono da impedimento un’atavica coltre di paura, un vago sentimento
di inferiorità e certamente l’incapacità o quasi di relazionarsi sul serio con
le realtà produttive e politiche europee.
Sembra quasi che anche la speranza abbia raggiunto, in questi mesi,
il massimo del suo impoverimento,
specialmente dalle nostre parti, dove un’economia di sopravvivenza, cui siamo
da secoli abituati, la saldezza, nonostante tutto, dei legami familiari,
attenuano almeno quel senso di vuoto e
di fragilità che magari si respira
altrove e ci inducono spesso a rifugiarci nelle tradizioni antiche, anche a
livello ecclesiale, in quelli che a torto forse vengono bollati come
devozionismi di maniera.
In
effetti, accanto ai dilemmi economici e sociali, c’è anche la difficoltà
vecchia e nuova di ricostruire e indossare un’identità cristiana vera. "Non chiudiamoci nel nostro
Natale" recitava un serioso manifesto visto sui muri di una città qualche tempo addietro. Come se il problema fosse solo di un giorno o due all’anno e,passate le
feste, ci si potesse dileguare nell’anonimato
spicciolo dei nostri paesi .
Che
cosa maledettamente complicata, la fede cristiana, penseranno in tanti. E che
strana gente hanno incontrato quei pastori, quelle persone semplici in cerca di
Cristo... sembra gente "auto-occupata" in attività e discorsi che non
hanno nessi reali con la vita normale. "Professionisti
dell'entusiasmo" (Come annotava
Pavese nel suo diario: "la più nauseante delle insincerità").
Difficile dar loro torto. D'altronde è la medesima impressione che ha
manifestato, tempo addietro, l’allora cardinale Ratzinger: "E' diffusa oggi qua e là, anche in ambienti
ecclesiastici elevati, l'idea che una persona sia tanto più cristiana quanto
più impegnata in attività ecclesiali. Si spinge ad una specie di terapia
ecclesiastica del darsi da fare. A ciascuno si cerca di assegnare un comitato,
o in ogni caso, almeno un qualche impegno all'interno della Chiesa. In qualche
modo così si pensa, ci deve sempre essere un'attività ecclesiale, si deve
parlare della Chiesa o si deve fare qualcosa per essa o in essa... E' un pò una
perversione dei fattori umani e crea quell'autoccupazione della Chiesa con se
stessa, che non è più disponibile alla testimonianza".
Una volta chi si riaccostava alla Chiesa,
dopo mesi o anni di latitanza, percepiva un messaggio semplice e chiaro.
C'erano i dieci comandamenti da rispettare, e soprattutto un confessionale che
dispensava il perdono anche ai peccatori più incalliti. Per il resto il
battesimo e la partecipazione al precetto festivo abilitavano anche la povera
casalinga con la quinta elementare ad essere membro a pieno titolo della
comunità cristiana. E se un cristiano molto incoerente del V secolo fosse
entrato in una chiesa, sicuramente non sabbe stato bombardato da una lista astratta e complicata
di cose da fare, ben altro accento di speranza avrebbe
percepito nelle parole di Leone Magno: "Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c'è spazio per la tristezza nel giorno in cui
nasce la vita... Nessuno è escluso da questa felicità... Esulti il santo perché
si avvicina al premio; gioisca il peccatore perché gli è offerto il perdono;
riprenda coraggio il pagano perché è chiamato alla vita".
Fu tutto più semplice per i nostri avi che
hanno vissuto di stenti su queste contrade, come tutto fu più semplice anche
per quei poveri pastori della Palestina.
Nessuno chiese loro di essere più buoni.
Di impegnarsi di più. Di ripetere discorsi. Si imbatterono, mentre erano dediti
alla loro normale occupazione, in una presenza straordinaria, ma umanissima:
una ragazza aveva dato alla luce un bambino. C'era solo da andare a vedere.
Tutti quanti... nessuno escluso!
E tutti quanti, nessuno escluso anche
qui, in questa Piana che di notte assume spesso l’aspetto di una landa desolata
e fredda, possiamo affacciarci a quella piccola grotta per scaldarci il cuore ...ma
anche per aprirci la mente e dirci
con maggiore convinzione...
L’avere conosciuto l’amico Alessandro Ocello, non solo come serio professionista che opera nella nostra Galatro, ma come cultore di un’arte musicale che non solo esegue, ma produce la musica, attraverso la creazione degli strumenti musicali, originali e particolari come la ghironda,(Il video riprodotto qui ne dà almeno un piccolo assaggio) mi ha permesso di approfondire la conoscenza di una realtà culturale e musicale “nuova”.
Dalle parole di Alessandro s’intuisce come, alla musica intesa anche come una tra le più alte espressioni dell’arte di realizzare gli strumenti, si può guardare non soltanto come “voraci” consumatori di un prodotto che è immesso sul mercato solo al fine di fare soldi, ma come una parte delle attività umane cui è ancora riconosciuta una possibilità creativa, culturale, artistica.
Nella realizzazione di uno strumento come la ghironda (oggi in pratica sconosciuto a molti) Alessandro ci mette tutta la sua passione per la musica, come un qualcosa che penetra nella storia del nostro ambiente, della nostra terra
Oggi è in atto, in molte delle nostre comunità, non solo calabresi, una scoperta di tutta una tradizione musicale con cui la gente ha espresso nei secoli, ed esprime ancora, la sua fede, la sua cultura, la sua fatica, la sua sofferenza. Voglio pensare, soprattutto, visto il richiamo che Alessandro fa al bel suono ipnotico e misterioso della ghironda, a quei canti e musiche, a tutte quelle espressioni artistiche e musicali che, pur nate in tempi di povertà e di fatica, esprimevano una fiducia e una speranza nel loro futuro, talvolta “contro ogni speranza”.
Questo tipo di musica è nata, innanzitutto dalle esperienze più autenticamente “popolari” dei nostri paesi, il più delle volte non prestando particolare importanza al fatto se l’opera (o lo strumento musicale in sé!) era stata creata dall’abile quanto anonimo musicista artigiano, oppure dal musicista di gran fama.
Dalle parole di Alessandro emerge come l’unica “arte” commovente è quella che dal cuore dell’uomo viene depositata in suoni, trascritti con un linguaggio che l’uomo ha inventato così come la poesia, la pittura, la scultura e altre modalità per lasciare una traccia dei momenti di verità della propria vita. C’è chi lo fa attraverso le parole, c’è chi lo fa attraverso i segni, c’è chi lo fa attraverso la creazione degli strumenti e dei suoni… così come sta facendo Alessandro… che lo sta facendo veramente bene e con bravura, competenza e passione, come lui stesso ci racconta.
Che cosa ti ha spinto alla passione per la realizzazione di questi particolari strumenti musicali?
Diciamo che ho avuto sempre una vena artistica, sono sempre stato bravo a disegnare sin da piccolo, poi crescendo mi sono interessato a tante cose che mi hanno dato tanti stimoli. Da autodidatta ho scoperto la musica e mi sono appassionato alle chitarre. All’inizio le smontavo, le modificavo e le riverniciavo.
La prima volta che mi sono cimentato nella costruzione, mi misi in testa di replicare uno strumento che vidi in una fotografia, sono partito con delle tavole che avevo a casa, proprio per questa mia mania di realizzare qualcosa di estroso e singolare. Diciamo che la spinta è venuta da sé, nel cercare di migliorare le tecniche, nella curiosità di scoprire le cose, nell’inseguire una perfezione irraggiungibile. Ho fatto tutto da autodidatta, così per gioco, mai potevo pensare di riuscire a costruire un giorno una ghironda.
A volere guardare bene i tuoi pezzi sembrano usciti da una bottega d’arte, eppure tu continui a parlare di autodidatta…
Molti mi fanno i complimenti nel vedere gli strumenti, altri mi danno del “geniale”, ma io non la vedo così. Per me il genio non esiste. Io mi sono appassionato di una cosa inusuale, di un qualcosa che tanti non hanno mai visto, se vogliamo di un qualcosa di non facile fattibilità. Spesso sto volentieri anche di notte a disegnare, se sei veramente preso da qualcosa, in quella cosa diventi bravo, gli ostacoli si superano facilmente, non c’è niente di geniale.
Col tempo qualche amico mi ha incoraggiato
a non trascurare questa mia passione che, ripeto, è nata per caso… Ti dico che dal primo pezzo che ho realizzato (una chitarra più di dieci anni addietro), fino al giorno della festa della Montagna di quest’anno, quando sono salito sul palco con i Karadros, quasi nessuno sapeva di questa mia passione. E’ chiaro che mi sono perfezionato con il tempo, quello che vedi oggi non è nato così dalla sera alla mattina, però oggi posso dire di riuscire a realizzare qualcosa di buono, e non so dire adesso se in futuro questa mia passione la coltiverò a livello intenso come lavoro primario…
Per mestiere io faccio il geometra ma, tutto il tempo libero che ho ormai lo dedico a curare ancora di più quest’arte. Prima progetto il pezzo che voglio realizzare, poi prendo gli strumenti e inizio a comporre.
Sei riuscito a realizzare uno strumento molto complicato come la ghironda. Che tipo di musica si può realizzare oggi con uno strumento come questo?
La ghironda è uno strumento sostanzialmente semplice. Non si possono suonare tanti stili di musica in quanto è uno strumento piuttosto limitato, non è come il pianoforte o come la chitarra, dove si
possono cambiare gli accordi o eseguire arpeggi. Qua siamo sempre su un tono fisso. E’ importante dire che per suonare la ghironda non è necessario conoscere bene la musica, e quindi non ha bisogno di studi particolari per riuscire a tirare fuori una bella melodia. A prima vista la ghironda può sembrare un giocattolone fatto a forma di botte e non un vero e proprio strumento musicale; però a tutti gli effetti lo era e lo è tuttora, anche se sconosciuto a tanti. Nel vedere suonare la ghironda, tanta gente, rimane spiazzata, stupita, incuriosisce sin da subito, ci si chiede “ma come fa a suonare”, poi il suono è particolare, è ipnotico e misterioso, all’ascolto viene spontaneo dire: ma che bel suono.
Proviamo a descrivere la ghironda da un punto di vista “tecnico”…
La ghironda è costruita interamente in legno, come altri strumenti di liuteria. A fronte di una facilità nel suonarla vi è una notevolissima difficoltà nella sua realizzazione. C’è bisogno di centinaia di ore
di lavoro e di una pazienza certosina sino alla messa a punto definitiva. Io in particolare ho realizzato una ghironda occitana a forma di liuto, poi esistono varie versioni, cambia la forma ma il contenuto è sempre uguale. All’interno della cassa vi è un asse meccanico che permette di far girare una ruota di legno tramite una manovella posta all’esterno della cassa. Il suono è prodotto dallo sfregamento delle corde sulla ruota che ha la stessa funzione dell’archetto sulle corde del violino. La ruota a differenza dell’archetto, permette di non staccare mai il suono, quindi si ha un continuo ronzio delle corde di “bordone” che tengono un accordo fisso, mentre altre corde cosiddette di “canto” generano la melodia intervenendo su una tastiera posta al di sopra dello strumento che viene azionata con le dita. Essendo la ghironda uno strumento limitato nella tonalità, se lo si suona con altri strumenti, tipo la chitarra, il piano o la fisarmonica, sono quest’ultimi che si devono adeguare a lei e non viceversa.
Come mai un tale delicato e prezioso strumento oggi è quasi sconosciuto?
Oggi è possibile ancora ascoltare il suono della ghironda in alcuni festival europei di musica folk, in particolare in Francia e Ungheria, dove è abbastanza conosciuta. Non avrà avuto la fortuna di altri strumenti famosi, forse perché non è adatta a musiche moderne, però era ed è presente in molte zone europee, anche nel nord Italia.
La ghironda è l’ultimo nato di una famiglia di strumenti a ruota che erano molto in voga già nel X secolo. Discende dall’organistrum che era uno strumento polifonico, faceva melodia e accompagnamento, era autosufficiente quindi “organico”, lo rendeva adatto all’accompagnamento dei canti religiosi. Da questo nacquero le versioni da “strada”, la symponia usata nelle feste popolari, e anni più tardi la ghironda, ovvero l’evoluzione definitiva di questi strumenti, compare nel medioevo e conserva le stesse caratteristiche, ma è più evoluto. La sua figura era associata a quella di mendicanti, girovaghi, gente di cattiva reputazione, per questo motivo probabilmente ne decretò l’emarginazione.
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Nota tecnica di Massimo Distilo
Da addetto ai lavori nel campo musicale, colgo l'occasione di questa bellissima intervista realizzata da Michele Scozzarra per fare i più sinceri complimenti ad Alessandro Ocello per le sue eccellenti realizzazioni nel campo della liuteria. Si tratta di un settore che, dopo anni di decadenza, sta conoscendo dalle nostre parti un notevole fulgore, con un buon numero di giovani che hanno iniziato a dedicarsi con successo a questo tipo di attività, contribuendo con le loro realizzazioni anche all'ottimo momento che sta vivendo la musica etnica in Calabria.
Proprio nei giorni scorsi abbiamo appreso della scomparsa di Vincenzo De Bonis, ultimo discendente di una storica famiglia di liutai calabresi di Bisignano. Il rimpianto per fortuna è attenuato dal sapere che l'arte liutaria in Calabria prosegue e anzi si intensifica. A Galatro eravamo finora abituati a conoscere le produzioni aerofone di Macrì. Gli strumenti cordofoni (ghironda, chitarre battenti e classiche) di Alessandro Ocello credo non abbiano precedenti di rilievo nel nostro paese e bisogna essere orgogliosi della presenza a Galatro di un bravo costruttore.
Altra cosa che volevo aggiungere è che nella musica non esistono strumenti di serie A e di serie B. Tutti gli strumenti in fondo hanno origine popolare, ad idearli e realizzarli sono sempre state la mente e le mani di un artigiano costruttore. Abbiamo anche l'illustre precedente di Leonardo da Vinci che progettò una viola organista che aveva un meccanismo uguale a quello della ghironda. Si trattava di uno strumento a corde molto grande che si suonava direttamente con la tastiera, come un organo. Il progetto di Leonardo è stato realizzato solo molto di recente, a secoli di distanza. Inoltre per la ghironda hanno scritto musiche anche famosissimi compositori come Vivaldi (una trascrizione delle Quattro Stagioni) e lo stesso Mozart (Concerto per due lire con accompagnamento di più strumenti).
Torno a
riflettere in breve e con molte perplessità su questa spinosissima materia , mascherata, come sempre,
dietro paroloni vuoti di contenuto e di significato . Ci torno perchè l'assessore regionale al lavoro, rivelando ai media che le risorse messe a disposizione per gli interventi del Piano di azione e coesione
ammontano a circa 110 milioni di euro, nei giorni scorsi aveva rivolto un appello accorato ai Comuni al fine di
sensibilizzarli al rispetto delle scadenze di presentazione dei progetti.
“Si tratta di fondi – affermava Salerno - che costituiscono un’opportunità
eccezionale per la nostra regione che deve saper sfruttare quest’occasione per
superare le difficoltà e dare le risposte che i calabresi si attendono”. Gia a maggio scorso, durante
un’assemblea plenaria, sconosciuta ai più e disertata da molti, i Comuni furono
invitati a procedere in tempo utile alla redazione del Piano distrettuale degli
interventi e alla compilazione delle relative schede previste dal Pac, ma
evidentemente o molti comuni non avevano capito il da farsi oppure, strada
facendo, se n’erano dimenticati.
E’ il motivo per cui l’assessore
regionale a pochi
giorni dalla scadenza, fissata al 14 dicembre scorso, aveva indirizzato una missiva ai Comuni capifila
degli ambiti intercomunali, nella quale raccomandava
vivamente “di voler provvedere in tal senso dato che, in mancanza, il territorio
di competenza verrà privato di importanti risorse destinate ai servizi per
l’infanzia
e agli anziani con conseguenze gravi sia in termini di opportunità
occupazionali che di penalizzazione dell’utenza. Infatti l’eventuale mancata presentazione del progetto
all’Autorità di gestione sarà valutata come incapacità progettuale da parte dei
Comuni inadempienti e comporterà il blocco dei trasferimenti regionali previsti
nell’ambito della ripartizione del Fondo per la non autosufficienza e delle
ulteriori risorse afferenti alle intese Stato-Regioni per l’attivazione di
servizi in favore dell’infanzia e degli anziani”. Spiegava inoltre l’assessore: ”Le aree che presentano un ritardo di
sviluppo non possono permettersi il lusso di
sprecare una chance di questa rilevanza ma, al contrario, devono dimostrare di
poter avviare, attraverso la forza delle idee e la validità della
programmazione, un cammino virtuoso che apra nuove prospettive”.
Al di là delle enunciazioni
di principio da parte dell’assessore e della Giunta che egli rappresenta, che
avrebbero potuto quantomeno sensibilizzare di più e meglio non solo i sindaci
evidentemente rinunciatari, ma tutta la popolazione, mi domando come mai molti
comuni della Piana, nonostante i mille convegni dedicati da più parti al Piano con l'abituale scorrimento di fiumi di inchiostro e di denaro, abbiano avuto bisogno a pochissimi giorni dalla scadenza dei
termini per la presentazione dei progetti di ulteriori sollecitazioni per
ricordarsene., ma mi domando anche che significato abbia erogare ancora fondi comunitari solo dietro presentazione di
progetti formalmente
ineccepibili, anche se scopiazzati o riciclati o comunque compilati
all’ultimo momento solo per non perdere i fondi, come raccomandava
accoratamente l’assessore.
Non
sarebbe il caso di distribuire i fondi in base alla popolazione residente nelle
varie aree, abolire le cordate con comuni capifila e, soprattutto, pretendere
da ogni comune una ren dicontazione ineccepibile, in itinere e a posteriori, sulla gestione dei fondi stessi?
“Bisogna combattere le icone
parolaie e la coltre di finta legalità che le nasconde”
(Intervento di Angela
Napoli sul “Quotidiano della Calabria” domenica 15.12.2013)
“Da tempo vado denunziando che la
‘ndrangheta ha assunto la veste del perbenismo e dell’antimafia parolaia al
fine di poter continuare a pervadere tutti i gangli vitali delle nostre
comunità.
Fortunatamente il Procuratore Cafiero De Raho,
insieme agli altri Magistrati della Dda di Reggio Calabria, con i vari
provvedimenti giudiziari, stanno svelando cosa si celi effettivamente sotto la
veste del perbenismo e dell’antimafia parolaia.
L’operazione “Insula” condotta dalla Dda di catanzaro che nei giorni
scorsi ha coinvolto, insieme agli uomini della cosca Arena, Carolina Girasole,
ex sindaco del Comune di Isola Capo Rizzuto, e l’odierna operazione “Inganno”,
condotta dalla Dda di Reggio Calabria, che ha coinvolto Sebastiano Giorgi, ex
sindaco del comune di San Luca e Rosy Canale, presidente del Movimento Donne di
San Luca, rivelano come l’antimafia parolaia di fatto serva a creare quella
coltre di “finta legalità” sotto la quale si agisce favorendo un sistema di
malaffare che vede intrecciarsi la cattiva politica, l’economia illegale e la
‘ndrangheta.
Crea sofferenza dover assistere
al crollo di figure che avevano infuso speranza sul contrasto alla criminalità
organizzata; crea sofferenza e dolore vedere così annullato il tributo di
sangue offerto dalle numerose vittime di mafia; crea sbigottimento pensare che
diventa sempre più difficile dare fiducia a coloro che vanno ad amministrare le
nostre comunità chiedendo il tributo dei malavitosi.
Basta con le targhe e le pillole antindrangheta! Basta con i
finanziamenti elargiti per creare sviluppo, ma dirottati per il proprio benessere!
Al bando tutti coloro che inquinano il nostro territorio navigando
nell’illegalità! Diciamo basta a rappresentanti di pubbliche amministrazioni
che partecipano a convegni o rilasciano pubbliche interviste cercando di
sminuire la bontà di alcune norme antimafia, quale lo scioglimento dei consigli
comunali per infiltrazione mafiosa. Teniamo lontani dalla politica tutti coloro
che anche solo con atti amministrativi sono stati coinvolti nella cattiva
gestione della cosa pubblica, favorendo il potere mafioso. Dubitiamo di quelle
associazioni che nascono solo per attingere ai finanziamenti politici.
Serve legalità,trasparenza, responsabilità.”
(AngelaNapoli )
_____________________
Insieme ad alcuni coraggiosi magistrati e a qualche sparuta persona realmente impegnata è una
delle pochissime voci fuori dal coro nel reale impegno anticriminoso quella
di Angela Napoli, già vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia,
della quale si possono condividere o meno le scelte ideologiche e politiche, ma
alla quale va tributato comunque e da tutti l’omaggio alla chiarezza, alla
coerenza della denuncia, alla concretezza nell’agire e nel perseguire i veri
obiettivi per i quali a suo tempo nacque la CPA. Non è tempo solo di “audizioni” più o meno preconfezionate e oziose e nemmeno
di convegni e di parole, ma, come osserva la Napoli, solo di fatti!
Le ennesime ferite dolorosissime inferte di recente al tessuto sociale
oppidese e della Piana ,
sbandierate con grande clamore dai
media, ma stranamente passate in silenzio anche sui social networks, non
trovano, ad esempio, nessuna eco, come
mai l’hanno trovata nel passato, fatti analoghi nel diluvio di eventi, laici e
non, convegni, congressi, tavole rotonde, seminari scolastici, manifestazioni
stucchevoli ( e dispendiose) “per la legalità” dove, salve pochissime eccezioni
, il problema ndrangheta, la vera mentalità mafiosa, la vera violenza strisciante e i suoi danni vistosissimi,
restano sempre sottotraccia per lasciare il posto a trite enunciazioni di principio o a notazioni
di stampo pseudofolkloristico...!
Perchè, ad esempio, il ministro
guardasigilli - per chi non la ricordasse, la signora Cancellieri - di concerto
con l’attuale presidente della CPA, non incomincia a far stilare
e pubblicare da chi di dovere un
rendiconto dettagliato di tutti i fondi ministeriali e/o europei che
nell’ultimo ventennio sono stati versati a pioggia , o quasi, sulla Calabria
, e in particolare sulla Piana, per le cosiddette iniziative di formazione “ alla legalità”?
E
mentre i politici calabresi dei due maggiori partiti sono attanagliati da
atroci dilemmi su quale vecchio o nuovo partito riversarsi o su quale vecchio o
nuovo personaggio votare per le imminenti primarie, mentre le associazioni di
volontariato e le organizzazioni di solidarietà languono, nella Piana si continua a morire. Stavolta non per faide o per fatti delinquenziali e nemmeno sui barconi in balìa di correnti
e di furfanti approfittatori, ma solo per il freddo. O anche per il freddo.
E’
morto ieri mattina sul presto dopo aver trascorso una notte gelida a San
Ferdinando dentro una vecchia automobile, dove si era rifugiato perchè non
aveva trovato posto nella tendopoli
allestita per ospitare gli immigrati che lavorano come stagionali per
la
raccolta degli agrumi. Si chiamava Man
Addia, un trentunenne liberiano, giunto
, come tanti, dalle nostre parti carico di speranze, di fame e di voglia di
riscatto.
L’arido comincato ANSA ha informato
quasi subito che la la Procura della Repubblica ha disposto l’autopsia per accertare le cause
della morte di Man e per accertare se ci siano state responsabilità da parte del servizio sanitario, ma non ci interessa sapere cosa e
quando si accerterà: sicuramente i media
dimenticheranno persino di informarci in merito.
Che il giovane liberiano sia morto di freddo o a
causa di altre patologie pregresse, che l'intervento sanitario sia stato o meno tempestivo sono
fatti accessori. Il fatto fondamentale è che un uomo sofferente e inerme , ancora una volta, non abbia trovato posto nemmeno sotto una tenda stracolma di disperati come lui e sia rimasto una notte all’addiaccio. E se si accerterà che era
portatore di qualche patologia, ciò non servirà a scagionare le coscienze di
nessuno. Anzi sarà un’aggravante!
Vorremmo che chi di dovere, e non a posteriori, controllasse come e
quanto si spende il denaro pubblico nei
vari luoghi di accoglienza di questi infelici, come e quanto ci si spende
per evitare ogni discriminazione e ogni
esclusione, come e quanto si garantisca a tutti , fra le mille e mille spese
immotivate della sanità pubblica, almeno qualche briciola di prevenzione
sanitaria di base o per il trattamento tempestivo
delle situazioni più gravi.
Fra
qualche giorno, ma già da oggi, di Man Addia non si parlerà più: un altro caso
da archiviare in fretta, senza funerali, dentro quattro tavole malamente connesse e a basso
costo,
in un cimitero qualsiasi , con un nome e
un cognome malamente e frettolosamente tracciati, che probabilmente nessuno andrà a cercare o a
leggere... Una vita vissuta ai margini della storia, trenta anni di sofferenza, il cui prezzo sarà ancora una volta inferiore allo zero,
nell’indifferenza di noi tutti.
Domani
i giocatori della squadra di calcio del Koa Bosco di Rosarno, composta da
immigrati di colore, giocheranno con la fascia nera al braccio in segno di
lutto. La decisione è stata presa per ricordare Man Addia, ma l’idea di giocare
col lutto al braccio ha anche lo scopo di denunciare ancora una volta a noi sordi
e a noi ciechi le condizioni estreme in cui
sono costretti a vivere gli immigrati che giungono nella Piana di Gioia Tauro
per lavorare come stagionali o ...per morire di fame e di freddo.
L’ANNO DELLA CARITA’ NELLA PIANA DI GIOIA TAURO (di Bruno Demasi)
Di là da ogni valutazione di
merito e di metodo circa le modalità di
pubblicizzazione e di preparazione adoperate , l’idea di indire un Anno della
Carità nella diocesi di Oppido Mamertina- Palmi
all’indomani della chiusura dell’Anno della Fede è un altro vero atto profetico che va sicuramente ascritto al carisma
pastorale del vescovo, Mons. Francesco Milito.
Avremmo voluto che tutti i sacerdoti, e di
tutte le parrocchie della Diocesi, avessero preparato di più la gente a
quest’evento, che non è e non dovrà mai diventare l’ennesima stucchevole occasione per gli
addetti ai lavori e che sicuramente ha
già in sè gli stigmi di un possibile rinnovamento,
ma ci sarà un anno di tempo per sopperire ad eventuali lacune e dimenticanze, un
anno soprattutto per esercitare sul serio e in tutte le forme possibili la Carità , per dare e ricevere segni di condivisione veri a chiunque e da chiunque.
Ciò che conta è che da oggi la gente della Piana di Gioia Tauro, anche se nulla in
apparenza è cambiato, anche se a livello sociale, economico, culturale e, sotto
vari aspetti, anche ecclesiale le falle e i problemi sono ancora tanti, possa incominciare ad entrare in una logica di
libertà da ogni forma di oppressione ( una delle più alte forme di Carità), e cominciare almeno ad assaporare il
gusto di risorgere dalle morti e dalle
paludi dell’individualismo, del settarismo, del malaffare e dell’interesse
elevati spesso a sistema, per iniziare un percorso di cooperazione, di aiuto e
soprattutto di rispetto per se stessi e
per l’altro.
Dice Paolo di Tarso, a questo
proposito:
"Solo l'amore distingue i figli di Dio dai figli del
diavolo...Quelli che hanno la carità sono nati da Dio, quelli che non l'hanno
non sono nati da Dio. E' questo il grande criterio di discernimento. Se tu
avessi tutto, ma ti mancasse quest'unica cosa, a nulla ti gioverebbe ciò che
hai; se non hai le altre cose, ma possiedi questa, tu hai adempiuto la legge. Chi
infatti ama il prossimo- dice l'apostolo - ha adempiuto la legge; e il
compimento della legge è la carità (Rm 13,8-10).
La carità dunque, quella vera, non
l’elemosina degli spiccioli al mendicante, è terapeutica , come afferma Paolo: se nasce
veramente in noi l'amore per gli altri, allora lentamente scompaiono dal
nostro animo e dalla nostra vita gli atteggiamenti che possono distanziarci e
dividerci . Non oseremo più vantare a dismisura le nostre doti, fino
all'arroganza e al disprezzo. Non faremo pesare la nostra superiorità, di
qualsiasi genere, al punto da creare rivalità. Non ci sentiremo rovinare
l'animo da invidie o animosità, se negli altri si manifesteranno doti diverse
dalle nostre. Non ci approprieremo di ciò che non è nostro e non useremo
violenza, aperta o strisciante, a nessuno. Gioiremo invece per i differenti
talenti dati a ciascuno, come fonte e stimolo continuo per una crescita più
armoniosa e coopereremo con l’ultimo per far migliori noi stessi.
Detesto gli slogans di qualsiasi specie, ma
se provassimo stavolta a definire in poche
pillole la Carità che si potrebbe esercitare nella Piana di Gioia Tauro?
Carità è rispettare gli altri, senza
riserve, cooperare con chi è nel bisogno, costruire relazioni positive per
tutti nel rispetto delle priorità;
Carità è amare e rispettare il
proprio ambiente, le istituzioni in esso presenti, pretendere e controllare che esse funzionino;
Carità è pretendere che
amministratori e governanti lavorino per la gente che rappresentano e per
il territorio al fine di renderlo vivibile per tutti, dimenticando ogni forma di favoritismo laddove esistente;
Carità è rinuncia a ogni forma di
egoismo, di lassismo, di pigrizia, di sciatteria, di idolatria, di
avarizia, di furbizia, di arroganza, di sopraffazione;
Carità è anche per i laici sforzarsi di cooperare
con la gerarchia ecclesiale senza forme di invadenza e/o di protagonismo
fini a se stesse e senza spirito
clericale;
Carità è anche, per la gerarchia
ecclesiale, rinunciare a ogni forma strisciante di discriminazione del gregge ad essa affidato, coraggio di semplificare e uniformare ogni forma di annuncio,
amministrare il più possibile il sacramento della riconciliazione;
Carità è anche amare la Piana, al punto di pretendere con forza che essa sia
rispettata da tutti e dotata di strade, scuole e ospedali degni di essere
definiti tali;
Carità è integrare sul serio le crescenti rappresentanze di
etnie diverse che vivono nei nostri paesi, non regalando loro i pesci più marci , ma
insegnando loro a pescare;
Carità è sfruttare la nostra nobile e fertilissima terra e le sue
risorse, rendendola un giardino per tutti;
Carità è essere disponibili in
qualsiasi momento a rimboccarsi le maniche, a lavorare e a creare lavoro;
Carità, come suggerisce l'amico Filippo Iaria, è dare speranza a chi ormai l'ha persa.
Un progetto mirato per migliorare l’assistenza
sociosanitaria nel Distretto Socio
Sanitario 3 comprendente i comuni di Taurianova, Oppido Mamertina, Molochio, Terranova
Varapodio, Cittanova , Scido, Delianuova, Santa Cristina D'Aspromonte e Cosoleto.
Nell'ambito del “Programma nazionale
dei Servizi” sta per decollare nel “Distretto socio sanitario n.3”, un progetto operativo definito come “
intervento aggiuntivo in termini di rafforzamento di metodo e di merito che
intende svolgere una funzione di promozione di un modello di programmazione e
intervento che progressivamente garantisca agli utenti condizioni paritarie e
al contempo sia di sostegno all' incremento dell'estensione, copertura, qualità
nell'erogazione di servizi di cura”. Al di là delle definizioni più o meno
criptiche, si tratta di creare una
sinergia fra comuni con l’intento di qualificare e di rafforzare l’erogazione
di servizi socioassistenziali in un territorio fortemente deprivato e a rischio.
L’ ufficio di Piano del Distretto Socio
Sanitario n.3,
sulla falsariga del Pns, e in attuazione del Piano di Azione di
Coesione (PAC) 11/5/2012 , da quanto si evince dai comunicati ufficiali e
semiufficiali di questi giorni, con gli auspici della Conferenza dei sindaci,
coordinata da una Commissione
Straordinaria del Comune di Taurianova, comune capofila, sta concludendo
l’attività di programmazione che dovrà
essere presentata nelle sedi istituzionali fra pochi giorni.
Il PAC di riferimento è stato formalizzato
circa un anno e mezzo fa per fornire
un'azione aggiuntiva ai servizi di assistenza e cura alla prima infanzia e agli anziani non-autosufficienti ed è
segmento di un progetto più ampio che
riguarda le quattro regioni dell'area convergenza 2007-2013 (Campania, Puglia,
Calabria e Sicilia), la cui dote ammonta
a 730 milioni di euro (400 per infanzia; 330 per anziani) provenienti dalla
riprogrammazione del fondo di co-finanziamento nazionale a Programmi Operativi
Nazionali e Interregionali 2007-2013.
Il Distretto Socio Sanitario n.3 avrà a
disposizione
risorse per circa 800mila euro che, se ben impiegate, se
utilizzate con parsimonia ed equilibrio, potranno garantire un indubbio
miglioramento dell’assistenza socio sanitaria alle due fasce di popolazione
assolutamente più deboli del comprensorio.
Per i servizi alla prima infanzia
(bambini da 0 a 3 anni), gli obiettivi riguardano infatti l'aumento strutturale dell'offerta di servizi;
l'ampliamento dell'offerta di posti in
asili nido pubblici o convenzionati e in servizi integrativi e innovativi, fino
alla copertura nel 2015 di almeno il 12% della domanda potenziale; l'estensione
della copertura territoriale per soddisfare bisogni e domanda di servizi, il
sostegno alla domanda, alla gestione e accelerazione dell'entrata in funzione
delle nuove strutture per garantire la sostenibilità degli attuali e futuri
livelli di servizio, in previsione di un sistema integrato di offerta pubblica
e privata; il miglioramento della qualità e della gestione dei servizi
socioeducativi.
Anche per gli anziani ultrasessantacinquenni
e non autosufficienti sono previsti interventi mirati, quali: l'aumento della
presa in carico in assistenza domiciliare, assicurando un adeguato livello di
prestazioni socio-assistenziali; l'aumento e qualificazione dell'offerta di
servizi residenziali e semiresidenziali; il miglioramento delle competenze di
manager, operatori professionali e assistenti familiari; la sperimentazione di
protocolli innovativi di presa in carico personalizzata dell'anziano in stato
di necessità.
Ci si augura che il progetto non rimanga
solo fine a se stesso, come tante, troppe volte è accaduto in passato per tanti
settori della Pubblica Amministrazione, ma serva concretamente e realmente a
migliorare sul serio la qualità e la quantità dei servizi previsti. Spetta a
tutti vigilare in tal senso...!