venerdì 10 maggio 2024

“ CALABRIA LA PRIMA ITALIA” E GLI STUDI SCONOSCIUTI DI GERTRUDE SLAUGHTER (di Bruno Demasi)

  
  Nel 1939 vedeva la luce negli U.S.A. un corposo e brillante  studio sulle vicende storiche della Calabria  sicuramente ancora oggi poco conosciuto sebbene rivoluzionario e fortemente innovativo nel taglio storiografico, a partire dal titolo: Calabria the first Italy., CALABRIA, LA PRIMA ITALIA. Autrice Gertrude Slaughter ( 1870- 1963) docente di grande spessore dell’Università del Wisconsin, arrivata in Italia insieme al marito al termine della I guerra mondiale per sostenere il nostro Paese a fianco della Croce Rossa Italiana come volontari dell’American Red Cross. Da quel momento in poi, a varie riprese, la Slaughter tornò in Italia, e più specificamente in Calabria, per i suoi scavi storici, oggetti di acute sintesi che diedero corpo al libro, il cui assunto principale, dimostrato a più riprese con solidissime argomentazioni critiche e documentali, era esplicitamente  indicato dalla stessa autrice  nell‘ Introduzione  dove asseriva che nella Calabria antica si espressero “…forme di pensiero e di cultura di questa “prima Italia” (che) modificarono l’antica Roma e si estesero all’Europa per divenire parte della nostra tradizione. Cambiamenti vitali portarono ad un capovolgimento del destino e la provincia più prospera e colta culturalmente divenne la più povera e la più ignorante. La Calabria è un “fenomeno” della Storia - continua la Slaughter -... Iniziai gradualmente a comprendere che la Calabria fosse uno dei centri più importanti le cui forze hanno reso moderno il nostro mondo e giunsi infine alla conclusione che fosse anche uno dei luoghi meno compresi".

  Il prezioso studio rimase per noi italiani quasi nell’assoluto oblìo fino al 2006, quando Domenico Lanciano, giornalista e scrittore di Badolato(CZ) non ebbe modo di conoscerlo e di apprezzarne entusiasticamente la teoria di fondo e  i principali contenuti, iniziando una vera e propria opera di divulgazione, e non solo a livello regionale, con tutta una serie di importanti e benemerite manifestazioni culturali che lasciarono il segno. C’era stato però qualcuno a cui lo studio della Slaughter non era affatto sfuggito , Arnaldo Momigliano, lo storico torinese autorità indiscussa in materia di storia antica, che però su questo libro scrisse una bruttissima recensione ( sia per i contenuti che per la forma) ripescata e pubblicata on line postuma e in inglese il 24 settembre 2012 dalla Cambridge University Press . In essa lo studioso , pur concludendo che l’Autrice “… ama la severa bellezza della terra calabrese e la vita dei suoi abitanti e che è un peccato dover litigare per un lavoro d'amore…”, non si esime dal salire in cattedra per correggere alcune sviste assolutamente marginali da lui rinvenute nell’opera, del tipo :” In questo libro sono confluiti alcuni lampi dell’humanitas di Umberto Zanotti Bianco – e anche alcune sue fotografie. Ma il suo nome è costantemente scritto erroneamente “Blanco”, e il resto è in linea…” oppure per bollare con un giudizio molto lapidario di inadeguatezza metodologica l’impressionante ricchezza di notizie trattate dalla Slaughter: “Non esiste – scriveva  lo storico - una prospettiva istorica, né una narrazione ordinata: gli oggetti raccolti casualmente sono raggruppati per città. Le otto pagine su Reggio contengono molte meno informazioni del mio elementare articolo sull'Enciclopedia Italiana…”.Peccato! Momigliano per la sua autorevolezza, se fosse stato solo un po’ più equo e sereno , avrebbe potutto arrecare allo studio della Slaughter una preziosa forma di pubblicità per portarlo all’attenzione del grande pubblico e specialmente di noi Calabresi!

  Finalmente oggi disponiamo della prima traduzione italiana completa di quest’opera di Gertrude Slaughter , eseguita con eleganza  da Sara Cervadoro, pubblicata da un coraggioso editore di Tropea, Giuseppe Meligrana con il titolo “Calabria la prima Italia” e forse l’auspicio che almeno tutti i Calabresi possano conoscerla , espresso a varie riprese e con passione  non comune da Domenico Lanciano, sarà relativamente più facile da realizzare. Si tratta infatti di un’opera che non solo ricostruisce scientificamente la nascita del nome Italia, ma esprime le ragioni storiche vere per le quali l’attuale Calabria è stata la madre della civiltà occidentale addirittura prima della Magna Grecia.

    Il libro, malgrado le accuse pretestuose di Momigliano, ha una sua sintassi argomentativa assolutamente lineare e chiara che ruota intorno ad alcune suddivisioni specifiche della grande e complessa  storia calabrese: il periodo greco-romano; il periodo bizantino; il periodo normanno; il periodo angioino-aragonese; il “regime spagnolo”. Come osserva Vincenzo Villella, insuperato studioso dell’ebraismo di Calabria,  “la prima affermazione che la scrittrice fa è di una attualità incredibile: il pensiero e la cultura della Calabria-prima Italia modificarono l’antica Roma e si estesero in Europa per divenire parte della nostra tradizione. Ma poi cambiamenti vitali portarono ad un capovolgimento del destino e la Calabria da più prospera e più colta culturalmente divenne la più povera e la più ignorante… In questo senso la Calabria si è rivelata un fenomeno della storia, uno dei centri le cui forze culturali hanno reso il mondo più moderno, ma anche uno dei luoghi meno compresi…”

    Forse la migliore risposta alle critiche del Momigliano la fornisce ancora Villella quando afferma con sicurezza: “ Il compito che la Slaugther nel corso dei suoi soggiorni in Calabria si propose fu proprio quello di rintracciare la fonte originaria di quelle antiche forze ormai perdute per ricostruirne la storia ancora non scritta. Questo suo interesse per il passato glorioso della Calabria fu costantemente stimolato dall’incontro e dalla conoscenza con la gente nei paesi decimati dalla malaria e nelle visite ai piccoli musei di allora dove erano custoditi i resti antichi dei giorni più gloriosi nella speranza dei loro appassionati curatori di riportare un giorno la cultura calabrese all’originaria dignità del passato… Colpisce il fatto che, per meglio sottolineare l’importanza che la Slaughter attribuisce ai remoti abitanti della Calabria (protagonisti della storia dell’antica Magna Grecia), la scrittrice dimostri una padronanza di documentazioni storiche, filosofiche, letterarie e artistiche che la portano a citare con precisione frasi e versi di scrittori, poeti e filosofi (da Pitagora a Zeusi, da Milone a Ibico, da Campanella a Mattia Preti).”

   Un plauso all’editore Meligrana per questa impresa che restuisce dignità e porta alla conoscenza del grande pubblico, e non solo degli studiosi, un’opera fondamentale. Il messaggio di attualità che dopo più di 80 anni dalla sua pubblicazione negli U.S.A. questo libro trasmette  ai Calabresi è opportunamente riportato in quarta di copertina: “L’odierna Calabria può essere appieno compresa solamente da coloro che sono vicini alla sua terra ed alla sua popolazione. Ma perfino costoro devono avere una lunga visuale di tempo e di spazio. […] Devono comprendere appieno il loro retaggio storico-sociale […], andare oltre i confini di quella ‘frontiera rimasta indietro’ e rintracciarla nelle forze che formano il mondo moderno. […] Troveranno una linea di quella ereditarietà […], scopriranno altre linee convergenti negli scienziati moderni, nei mistici moderni, nei filosofi e molte altre ancora, attraverso cui ‘le forze creative’ dei nostri tempi sconcertanti troveranno espressione. Per il bene e per il male, secondo l’uso che ne faremo, noi condivideremo quel patrimonio ereditario”.
Bruno Demasi