mercoledì 11 marzo 2020

LO STRAORDINARIO COMMENTARIO DI RASHI AL PENTATEUCO A REGGIO CALABRIA

   di Domenica Sorrenti  

    Non sempre Reggio di Calabria in passato è stata coacervo di venditori del nulla e di banditori del niente se pensiamo che già nel 1475 vi fu pubblicato e stampato persino uno dei primi libri in ebraico . Si trattava di un commento al Pentateuco scritto da uno studioso conosciuto col nome di Rashi, nato in Francia nel 1040, formato nelle accademie ebraiche tedesche, studioso di grande valore e presto leader religioso della comunità ebraica francese più importante.
    Viene da chiedersi perché un commentario meritò questo grande onore che diede , tra l’altro, molto lustro alla città dove fu editato. Esra Shereshevsky afferma che il commentario di Rashi “divenne un testo fondamentale nelle case degli ebrei e nelle scuole rabbiniche. Nessun’altra opera della letteratura ebraica ha mai goduto di tanta stima . . . Si conoscono oltre 200 supercommentari che si rifanno in modo diretto al commento di Rashi al Pentateuco”. — Rashi—The Man and His World.
    Benché molti non se ne rendano conto, il commento di Rashi alle Scritture Ebraiche ha influito per secoli sulla traduzione della Bibbia. Ma chi era Rashi e come giunse ad avere tanta influenza?
   Domenica Sorrenti, cultrice appassionata di storia e cultura ebraica, ce ne dà affettuosa informazione (Bruno Demasi)

    Giovedì 27 Febbraio 2020, nella sala “Garcilaso de La Vega” situata all’ultimo piano del Castello Aragonese della Città Metropolitana, si è svolto un importante convegno dal tema: Reggio Calabria ed il Commentario al Pentateuco di Rashi”; contemporaneamente, al piano terra, è stata allestita la mostra permanente “Una speciale tipografia reggina”.
    I lavori sono stati moderati dalla giornalista Anna Foti, appassionata di Cultura Ebraica, alla presenza di un folto numero di persone, richiamate dallo spessore culturale dell’evento. La giornalista, nella sua introduzione, ha considerato l’evento un importante segno di apprezzamento e di pace con un popolo presente sul territorio da molti secoli, che ha abitato nell’antico quartiere ebraico, la Giudecca, e si è distinto per il contributo dato alla prosperità dei luoghi grazie alle arti, ai mestieri e alla professione medica, prima della loro dipartita forzata avvenuta con l’editto di Napoli del 1510.
Appena venticinque anni dopo l’invenzione della stampa a caratteri mobili ad opera del tedesco Johannes Gutenberg, gli ebrei reggini, a motivo della fervida attività esistente in quei luoghi, riuscirono a trasferire nella città un’attività di stampa.
    L’editore tipografo Abraham ben Garton, nel mese di febbraio del 1475, poté stampare il “Commentarius al Pentatheucum” scritto da Rabbi Shlomo Yitzaqi, rabbino francese, meglio conosciuto con l’acronimo Rashi, רש"י, uno dei più famosi commentatori della Torah, libro sacro degli Ebrei che comprende i primi cinque libri della Bibbia dei Cristiani. Dei trecento esemplari allora stampati si ha contezza di uno solo, conservato in Italia, presso la Biblioteca Palatina di Parma, volume composto da 116 fogli, con caratteri rabbinici di forma occidentale.

     Il Commentario di Rashi (Troyes, 22 febbraio 1040 – Troyes, 3 luglio 1105) ha il grande pregio di essere il fulcro dello studio ebraico contemporaneo e serve come base per lo studio dei tantissimi super commentari scritti successivamente da grandi nomi della letteratura rabbinica.
Esistono due copie anastatiche del Commentario, una conservata a Gerusalemme e l’altra conservata finora nella Biblioteca “P. De Nava”, a Reggio Calabria, mentre rimane viva la speranza di riuscire a recuperare il volume conservato a Parma per il suo giusto posizionamento nella città dove è stato stampato e da cui è partito.
    Il convegno, patrocinato dal Comune di Reggio Calabria, dalla Regione Calabria, dall’U.C.E.I. e dalla Comunità Ebraica di Napoli è stato realizzato grazie ai fondi F.U.C. per volontà dell’assessore alla Valorizzazione del Patrimonio Culturale, Irene Calabrò, e concretizzato in meno di due mesi grazie alla fattiva collaborazione del Direttore Generale, Giuseppe Putortì.
    Quest’ultimo, nel ricordare le antichissime radici ebraiche della città che, si narra, fu fondata da Aschenez, pronipote di Noè, ha evidenziato la volontà di puntare sul recupero di quel pezzo di storia legato alla tipografia reggina per il successivo grande valore assunto dalla stampa del Commentario con l’intento di far crescere queste radici, condividendo il patrimonio culturale come uno scrigno aperto a tutti. 

     Ha portato i saluti per le Comunità Ebraiche, Ivana Pezzoli, in rappresentanza del marito Roque Pugliese, referente per la Calabria, ed ha ringraziato il Sindaco e l’Amministrazione Comunale per la scelta di portare l’attenzione collettiva sull’opera di Rashi, il quale ha saputo cristallizzare il proprio pensiero in un testo fruibile a tutti.
    Nel ricordare che il convegno ricade, secondo il calendario ebraico, il 7 del mese di Adar del 5780, data in cui ricorre l’anniversario della nascita di Mosè, ha affermato che il mese di Adar è un tempo di gioia per la celebrazione della festività di Purìm che ricorda la regina Ester, una delle donne più importanti della Bibbia in quanto riuscì a salvare il suo popolo dalla strage organizzata da Amman, intenzionato a far sterminare tutti gli Ebrei che si trovavano in Susa e nelle province di Persia e di Media, sotto la guida del re Assuero.
    La soprintendente Archivistica della Calabria, Ada Arillotta, ha puntualizzato che l’Archivio Storico del Comune e la Biblioteca non solo conservano e tutelano ma sono anche deputati a valorizzare il grande patrimonio che custodiscono ed ha ricordato che la copia anastatica venne preparata nell’anno 2006, grazie all’iniziativa di uno studioso e alla sensibilità del sindaco pro tempore.
Ha portato i saluti dell’Amministrazione il sindaco Giuseppe Falcomatà, ha ringraziato, in modo particolare, l’assessore Calabrò, il dirigente Putortì e quanti hanno profuso il loro impegno nella realizzazione del progetto culturale, impegnandosi nel recupero di parti e pezzi di storia della città meno conosciuti, continuando un percorso di apprezzamento iniziato da diverso tempo, teso ad irrobustire e consolidare l’antica amicizia con il popolo ebraico. “Ciò che è successo può ripresentarsi - ha ammonito - serve un percorso culturale di conoscenza, un percorso educativo, serve che la mostra sia aperta, sia fruibile e frequentata soprattutto dai più giovani affinché comprendano cosa siamo stati, ciò che dobbiamo essere e cosa dobbiamo impedire”. 

    Ospite d’onore Debora Penchassi, responsabile culturale della Sinagoga di Lincoln Square che si trova a New York, invitata per l’occasione a portare il proprio contributo, si è soffermata sul lavoro fatto da Abraham ben Garton che ha stigmatizzato un nuovo tipo di scrittura per le pagine della Bibbia, ed ha permesso che giungesse a tutta la diaspora ebraica un gioiello di altissimo valore; lo si commemora dopo 550 anni, con una giornata storica, nel ricordo di questo unico libro salvato dal rogo. “L’ultimo capitolo della storia degli Ebrei Calabresi non è ancora stato scritto – ha dichiarato con un messaggio di speranza l’illustre ospite americana – vi porgo i più sentiti ringraziamenti per aver ricordato che la comunità ebraica ha portato un notevole contributo alla cultura italiana. Poiché la storia non è stata dimenticata io sento fratellanza ed amicizia con il popolo calabrese e, parafrasando una frase di Jhon F. Kennedy quando a Berlino Ovest, il 26 giugno del 1963, concluse il suo discorso davanti una folla immensa “Ich bin ein Berliner”, io sono berlinese, la dottoressa Pinchassi ha affermato: - Io sono Calabrese!
    Daniele Castrizio, docente di Numismatica presso l’università di Messina, ha ricordato che Reggio Calabria, Vibo Valentia e Bova erano i maggiori centri con una considerevole presenza ebraica, centri di scambi internazionali. Ha rammentato l’eccellente produzione di seta ed il vino dolce bianco che già allora portava il sigillo kasher posto dai rabbini e che oggi possiamo ritrovare nel passito di Bianco, tesi confermata dopo il ritrovamento degli stessi palmenti in Israele e in Siria.
Ha concluso la serata l’intervento dello storico Francesco Arillotta, membro della Deputazione di Storia Patria della Calabria, con il racconto di come sia stato possibile procedere alla copia anastatica o, meglio fotografica, del Commentario al Pentateuco, il più antico libro con data certa.

Quante cose ancora dovremmo sapere della nostra storia, quanto serve oggi la cultura per pacificare le menti ed i cuori, quanto ancora bisognerà lottare perché si capisca che c’è, esiste una sola razza umana e che l’impegno di ogni individuo deve essere quello di migliorare l’esistente, per una maggiore qualità della vita, per star bene con sé stessi e con i propri simili.
    Gli Ebrei hanno vissuto in pace e sono stati cacciati dai nostri territori senza motivo, a noi di farli ritornare…