martedì 27 agosto 2024

CAMINI: MIRACOLO VERO DI INCLUSIONE E DI SVILUPPO (di Ornella Pegoraro Ambasciatrice Erasmus+ EDA Calabria)


   Forse più che altrove a Camini, un paese semiabbandonato nella falda estrema ionica della provincia di Reggio Calabria, da cinque anni a questa parte si materializza ogni giorno un vero miracolo di inclusione , di ripopolamento e di sviluppo, senza clamori e flash pubblicitari, senza trionfalismi di sorta, ma col lavoro serio e duro di tanti volontari italiani e di tanti immigrati che vi hanno trovato una casa e una ragione valida di vita. Qui i soldi hanno davvero valore: anche i pochi euro, risparmiati da tutto ciò che potrebbe essere superflua esibizione di quanto  fatto quotidianamente, diventano un valore aggiunto moltiplicato veramente per mille come cibo materiale e spirituale per alimentare non la vanità di pochi, ma la dignità di tantissima gente! Grazie a Ornella Pegoraro per questa preziosa testimonianza  che questo blog si onora di ospitare!
(Bruno Demasi)

 
  Camini è un piccolo borgo calabrese, situato sulla costa Jonica nella zona della Locride, in provincia di Reggio Calabria, un tempo in fase di spopolamento e a rischio di estinzione, ma ora in fase di netta ripresa sociale ed economica grazie al programma di accoglienza e integrazione dei cittadini di paesi terzi attuato dall’Associazione sociale EUROCOOP Servizi Società di Cooperativa Sociale , diretta dal Presidente Rosario Zurzolo. L’Associazione sociale, infatti, nel Luglio 2011, con l’arrivo di un primo gruppo di ragazzi provenienti dalla Costa d’Avorio, coinvolti in attività tradizionali quali il recupero di ulivi abbandonati , ha fondato il centro operativo “Jungi Mundu”(in dialetto locale “Unisci il mondo”), proprio a significare che il piccolo borgo rappresenta un modello di accoglienza e di integrazione di rifugiati.
 
 L’obiettivo, pienamente raggiunto, è quello di favorire l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, offrendo servizi di accoglienza ai migranti, garantendo l’indipendenza e l’integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati, oltre che promuovere il turismo solidale.La Cooperativa sta attuando con successo un Progetto, vero e proprio cuore dell’Accoglienza, denominato SAI (ex SIPROIMI ed ex SPRAR), che può ospitare fino a un massimo di 118 beneficiari provenienti attualmente dalla Siria, ma anche da Eritrea, Marocco, Gambia, Nigeria, Mali, Senegal, Pakistan, Sudan, Sud Sudan, Sierra Leone, Tunisia e Libia.

    Gli stessi sono pienamente integrati nel tessuto socio-economico di Camini, un rifugio sicuro per i nuovi residenti che risultano impegnati in botteghe artigiane e diversi laboratori multiculturali: laboratorio di ceramica, arte creativa, liuteria, sartoria, restauro conservativo, del legno, forno di comunità, agroalimentare ristorazione e tanto altro.Pertanto si è creata una sorta di economia circolare costituita grazie ai visitatori che, con il loro contributo per visite turistiche, pranzi, workshop e corsi , sostengono tale realtà virtuosa, rendendo possibile questo percorso inclusivo nel borgo multietnico di Camini, in cui i rifugiati vivono in un clima di condivisione, rispetto, serenità e speranza Ed è proprio nel corso di una mia visita al borgo, che ho avuto modo di conoscere e intervistare Arezo Rashidi, , nostra guida tra i laboratori del borgo, giovane rifugiata in fuga in dall’Afghanistan, arrivata a Camini nel 2022

Intervista a Arezo Rashidi, 19 anni, giovane rifugiata in fuga in dall’Afghanistan


D. Arezo, vuoi raccontare come sei arrivata qui a Camini?

R. Sono scappata dall’Afghanistan con la mia famiglia composta da 9 persone (i miei genitori, io, quattro sorelle e 2 fratelli),attraverso un corridoio umanitario attivato dall’Ambasciata Italiana a Kabul. Grazie al progetto CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria), siamo arrivati in Sardegna nel 2021, soggiornando 8 mesi in hotel, ma lì non ho potuto frequentare la scuola, pur essendo obbligatoria. Dopo siamo stati inviati a Camini, nel 2022 senza possibilità di scelta.

D. Qual è stata la tua prima impressione qui a Camini?

R. Avevo tante aspettative riguardo il mio soggiorno in Italia; ma attraverso le mie ricerche su Google, ho visto più montagne e alberi che case. A questo punto mi sono chiesta: “Ma questa è l’Italia? Dove stiamo andando?” Poi siamo stati informati che ,non accettando la sede di Camini, saremmo rimasti tutti in Sardegna, vale a dire senza possibilità sia mia che dei mie fratelli di andare a scuola, per cui non abbiamo avuto altra scelta che accettare.

D. Come ti trovi a Camini?

R. Molto bene. All’inizio non c’è stata la possibilità di andare a scuola, quindi pensavo di trovarmi nella stessa situazione della Sardegna. A Maggio 2022 ci hanno assegnato una casa, sono stata ammessa al terzo anno del Liceo di Scienze Umane a Locri e , posso affermare, che sia io che i miei fratelli abbiamo finalmente trovato la libertà, la libertà di andare a scuola.

D. Sei soddisfatta della tua vita scolastica?

Si, molto. Dopo aver seguito un corso di Italiano A2 a Camini, attualmente frequento il quarto anno del Liceo di Scienze Umane a Locri, che raggiungo giornalmente viaggiando un’ora e mezza in pullman. Inizialmente non sono stata ammessa da alcune scuole ma poi, grazie al supporto di una docente di Italiano, il Liceo di Scienze Umane mi ha accettato subito dal terzo anno. Mi trovo benissimo nella classe in cui sono stata inserita, mi sento pienamente integrata, essendo stata accolta con affetto sia dai docenti che dai compagni che mi aiutano e mi supportano, così come i miei amici a Camini. Anche i miei fratelli finalmente possono andare a scuola: una sorella e un fratello frequentano rispettivamente la terza e seconda media a Riace Marina , un’altra sorella il primo anno del Liceo di Scienze Umane a Locri, altre due sorelline la terza elementare a Camini, infine un fratellino frequenta la scuola dell’infanzia.

D. Cosa fai nel tuo tempo libero?

Non ho molto tempo libero, essendo occupata in quanto lavoro come interprete, collaborando con il tribunale di Locri, nonché come volontaria presso la Cooperativa Eurocoop. Inoltre ho frequentato anche la scuola guida, conseguendo anche la patente. Qui a Camini sono veramente felice, è una seconda casa che ha accettato con affetto me e tutta la mia famiglia.

D. Potresti parlare brevemente della tua vita a Kabul?

R. Là purtroppo le ragazze hanno perso la loro libertà: le scuole sono chiuse da 3 anni, vale a dire dall’entrata dei Talebani. Le ragazze possono studiare appena 6 anni , anziché 12, cioè solo scuole elementari e fino alla prima media, senza conseguire alcun diploma. Per quanto riguarda il tempo libero, esse non hanno alcuna libertà di movimento, possono uscire solo se accompagnate da una figura maschile, persistendo il rischio di essere rubate e/o uccise.

D. Ti ritieni fortunata a essere qua a Camini? Pensi che altri potrebbero avere la tua stessa possibilità?


R. Si, mi ritengo molto fortunata perché non c’è più questa possibilità per altri . Per me e la mia famiglia è stato realizzabile perché abbiamo potuto inserirci nel corridoio umanitario grazie a mia madre che lavorava all’ Ambasciata Italiana a Kabul.

D. Che lavoro fanno i tuoi genitori a Camini ora?


R. Mia madre, dopo aver svolto un tirocinio di laboratorio di tessitura per 6 mesi, sta attualmente frequentando un corso di Italiano A1; anche mio padre sta frequentando un corso di Italiano A1 e ha lavorato nel restauro delle case a Camini.

D. Che prospettive hai per il tuo futuro in Italia?

R. Vorrei proseguire i miei studi dopo il Diploma di Maturità , per poi di iscrivermi alla facoltà di Medicina e Chirurgia, ma ancora non ho deciso in quale settore specializzarmi.

  Arezo, ti ringrazio molto per l’intervista, auguro a te e alla tua famiglia una vita serena in Italia, con l’auspicio che tu possa realizzare i tuoi sogni di una radiosa carriera professionale nel settore sanitario. La tua testimonianza è stata veramente molto significativa per comprendere lo status delle donne all’interno della società afghana, con importanti spunti di riflessione sulle violazioni sistematiche dei diritti umani più basilari in Afghanistan, soprattutto per noi spettatori dei Paesi “privilegiati”.

Ornella Pegoraro