giovedì 13 agosto 2015

STRENNA DI MEZZO AGOSTO

di Tonino Polistena
     Se il “Circolo dei Signori” era -  e in qualche posto ancora è -  una bandiera benevolmente tollerata dai più in tutti i paesi e i paesini dell’Italia, in Calabria e in Sicilia esso assumeva quasi sempre il ruolo di posto ufficioso dei  blasoni del comando ed esprimeva in qualche modo la classe dirigente del luogo.
    I nomi dei circoli vagavano con molta fantasia  tra le reminiscenze mitologiche e le confusioni impastate di fumo che si agitavano il più delle volte nelle teste dei “signori” e “signorini” che vi trascorrevano la maggior parte delle loro scialbe giornate in attesa di quella laurea i cui studi venivano approfonditi in migliaia di partite di briscola, tressette, poker e carambola e più che dal sudore venivano bagnati dal rosolio, dal cognac e dal vino che scorrevano  a fiumi dentro questi paradisi delle mondanità paesane inaccessibili ai contadini, che se ne fregavano, e agli artigiani, che morivano di invidia per emulare chi ci viveva dentro.
    Mi è tornata in mente in questi giorni questa dimensione dei nostri paesi, oggi ormai soppiantata da altri “circoli” e da altri blasoni, ben più pericolosi,  mentre mi dilettavo a scaliare tra i libri della mia modesta biblioteca, alla ricerca di qualche testo da rileggere col un duplice scopo di ripararmi dalla calura e dare una rinfrescata alla memoria perduta.
    Ed è così che dall’interno di un vecchio libro è scivolata, quasi a mo’ di mappa del tesoro come nei migliori romanzi fantastici, una breve composizione, una strenna la definisce l’autore, datata I gennaio 1911, a firma dell’Ing. Giacomo Tedeschi ( fratello del più famoso Geppo?) e indirizzata agli amici del “ Circolo Massimo “ facilmente individuabile nel “ Circolo dei Signori “ attivo fino a qualche lustro fa e con sede in piazza Umberto I in quel di Oppido Mamertina, ma virtualmente rivolta a tutti i membri degli innumerevoli circoli analoghi sparsi per i paesi, le cittadine e le città dell’intera Calabria.

Al Circolo Massimo alias “ Vaso di Pandora “
Strenna da ridere, agli amici...

Pigra accozzaglia di uomini da nulla
sebbene di laureati vi sia parte,
povera signoria, che si trastulla 
a far sciocchezze e impoverirsi a carte.
Gente cui di sapere mai non frulla 
pel capo, che sia Dio, natura ed arte,
gente degenerata, orda citrulla,
 se di essa cinque o sei metti in disparte.
Mio Dio, con questa orrenda fioritura,
 che può aspettarsi mai la terza Mella ?
Qual è il retaggio dell’età futura?
Miseria ed ignoranza ecco la stella
 che seguirà la sorte, ohimè ben dura,
di Oppido cara, sventurata e bella.

                                                                                           Giacomo Tedeschi

    Ricordo di averla ricevuta negli anni 80 quando ancora ero a Oppido e mai pensavo di emigrare, ma sinceramente mi sfugge chi si tolse lo sfizio di passarmela. Certo già allora mi colpì la lunga vista del Tedeschi, una vera e propria preveggenza, ma sorrisi e basta anche perché in quegli anni non era ancora evidente, almeno ai miei occhi, la decadenza ed il degrado sociale che avrebbero di li a poco, colpito le comunità rurali e non solo del Sud, della Calabria e in particolar mode della nostra cittadina. 
    Erano gli anni della spensieratezza, della ribellione, dello spirito combattivo, di una gioventù che aveva voglia di cambiare il mondo. Fenomeno di costume tipico nei ventenni di ogni epoca e che in quegli anni ci portava ad un frenetico attivismo in ogni campo: la politica, la musica, il teatro, lo sport, la radio e tanto altro. 
    Avevamo negli occhi e nella mente un futuro pieno di prospettive e sicurezze e quindi era difficile, se non impossibile, prendere sul serio questa predizione nefasta, fatta poi ai primi del Novecento, convinto come ero che il divenire sarebbe stato nostro e che gli eventi previsti da Giacomo Tedeschi altro non erano che il frutto della fantasia o più verosimilmente, dei postumi dei bagordi di fine anno. 
   Rileggere oggi questi versi, sostituendo idealmente ai pochi laureati cialtroni di cento anni fa i molti cialtroni, laureati e non, di oggi che pretendono di reggere le redini della società al Sud, ti mette i brividi, ti fa rizzare il pelo e ti inchioda con le spalle al muro…