mercoledì 5 agosto 2015

CONOSCI LA SCOMMESSA DELL’ ALTA FORMAZIONE IN CALABRIA ?

di Domenico Napoli
    E’ vero, anche la mafia sta andando via dal Sud, come dice Roberto Saviano, in particolare dalla Calabria. Non vi trova più occasioni di “sviluppo” o di investimento, e forse questo in sé e per sé non sarebbe un male, se non nascondesse un retroterra fatto ormai di povertà terribili, di intrecci di potere fini a se stessi, che forse creeranno ancora ricchezze nascoste ed enormi a fronte di una desertificazione umana, sociale ed economica spaventosa. Un contesto comunque abnorme in cui accanto alla necessità impellente di quella formazione professionale poco incentivata o addirittura mai avviata sul serio dagli organi regionali, la scommessa dell’alta formazione diventa forse provocatoria, probabilmente pretenziosa , sicuramente indispensabile…
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   La Calabria facendo centro su Gioia Tauro, grazie alla “porta” internazionale apertasi con il porto, può e deve diventare un “laboratorio” per sperimentare modelli di sviluppo replicabili nelle aree mediterranee in via di sviluppo; diventando da Sud dell’Europa il nord di un’area Mediterranea che cerca una via per l’integrazione culturale ed un sistema socioeconomico che riporti il Mediterraneo ad una rinnovata centralità economica nella scena mondiale.
   L’Unione Europea ha già avviato un piano di cooperazione euro-mediterranea definito di “partneriato globale” con l’obiettivo di sostenere le iniziative di riforma delle strutture socioeconomiche intraprese dai Paesi Terzi Mediterranei volte a raggiungere la stabilità e la sicurezza a lungo termine attraverso azioni di sostegno per la transizione economica ed all’istituzione di una zona di libero scambio, al raggiungimento di un migliore equilibrio socioeconomico, alla cooperazione regionale e transfrontaliera.
   Il proposito è quello di instaurare fra tutti i Paesi contraenti un “patto di stabilità”, con l’obiettivo di base dell’accettazione comune delle principali istituzioni e norme internazionali e di alcuni valori fondamentali come lo stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e delle libertà individuali.
    La stabilità non è un fine in sé ma è la premessa necessaria per accelerare in maniera durevole il ritmo dello sviluppo sociale ed economico. La creazione di uno “spazio di libero scambio euro-mediterraneo” è un’azione che ci auguriamo si concretizzi realmente.
   Un progetto ambizioso, che richiede a tutti i contraenti politiche ispirate ai principi dell’economia di mercato e dell’integrazione, tendenti alla modernizzazione del settore privato e al trasferimento di tecnologia.
   La cooperazione allo sviluppo è uno degli ambiti dove è bassissima la presenza di figure professionali, accompagnata da una più scarsa offerta formativa. Inoltre nel Mezzogiorno non ci sono presso le Università o scuole di formazione che offrono la possibilità di formazione strutturata nel settore. 

   E’ importante che le Università ed i centri partecipati dalle stesse costituiscano un punto strategico del processo permanente di educazione allo sviluppo ed uno strumento di diffusione di cultura della cooperazione internazionale.
   Alla luce di ciò è evidente quanto sia vitale l’istituzione di un Centro di Alta Formazione o meglio di una Scuola di management per la creazione di figure professionali adeguate per il supporto delle attività imprenditoriali che punti fondamentalmente alla creazione di un’offerta formativa che sia frutto di un preciso intento di sviluppo di Risorse Umane legato ai fabbisogni delle imprese ed inoltre un’azione di Ricerca scientifica e Tecnologica che possa avere ricadute dirette sulle imprese e sul tessuto socio-economico.
   In una Regione come la Calabria dove la cultura manageriale non è stata mai attivata se non tramite iniziative mediocri sostenute da forme burocratiche di finanziamento, al riparo da ogni verifica di mercato e da riscontri sulla loro reale efficacia, si deve mettere insieme un sistema complessivamente capace di ascoltare le imprese private ed anche le organizzazioni pubbliche, al fine di razionalizzarne le esperienze, di iniettarvi cultura, di riprodurne e sviluppare le competenze, di irrobustirne le pratiche operative. La formazione manageriale per potere svolgere al meglio la sua funzione, deve essere sostenuta da una significativa attività di ricerca. Non si può continuare ad accreditare come scuole di management il semplice brokeraggio della formazione.
    L’istituzione di una scuola di management inserita in un network di Università, Enti pubblici e privati deve promuovere un’alta qualificazione ed un’offerta formativa commisurata al fabbisogno delle istituzioni pubbliche e private operanti nel bacino di utenza ed offrendo servizi formativi allineati agli standard internazionali in termini di qualità e di tecniche didattiche.
   E’ fondamentale, infatti, realizzare una progettazione in linea con il dettato del POR Calabria e dei Piani Operativi Nazionali al fine di programmare ed utilizzare, con intelligenza e lungimiranza, le risorse finanziarie messe a disposizione dall’Unione Europea al fine di creare un articolato ed innovativo “sistema di servizi” nel settore della Formazione e della Ricerca Scientifica e Tecnologica. 

   La proposta nasce anche in seguito alle risultanze ed alle riflessioni offerte dall’indagine realizzata dall’ISFOL su incarico del Ministero del Lavoro e del Ministero dell’Istruzione e della Ricerca Scientifica dal titolo “ALTA FORMAZIONE E OCCUPABILITA’ – percorsi di transizione al lavoro nel mezzogiorno” nella quale si afferma che “l’accumulazione del capitale umano e della conoscenza scientifica sono un fattore fondamentale della crescita economica di lungo periodo. Lo stock di competenze e conoscenze, infatti rappresenta un ordinario input di produzione da cui dipende il tasso di crescita dell’input ed una fonte primaria di innovazione tecnologica. (…) l’intervento pubblico nel finanziamento della ricerca di base è un modo per limitare i fallimenti del mercato della produzione di uno stock di conoscenza in grado di massimizzare il benessere sociale. Il finanziamento pubblico dell’alta formazione è un altro intervento che va nella medesima direzione. I questo caso in particolare, il principale obiettivo dell’operatore pubblico è quello di accrescere l’offerta di lavoro altamente qualificata che sia in grado, da una parte, di produrre nuova conoscenza scientifica, dall’altra di favorire l’accumulazione di un input produttivo complementare all’applicazione della conoscenza scientifica nei processi economici.
   Una politica pubblica che incentiva l’accumulazione del capitale umano di eccellenza, in effetti, è utile soprattutto in periodo di intenso cambiamento tecnologico, quando il capitale umano della forza lavoro deve aggiustarsi velocemente in modo da controbilanciare l’obsolescenza delle competenze (skill) sviluppate nell’ambito delle vecchie tecnologie attraverso l’aumento dell’offerta di nuove skill, complementari ai nuovi processi produttivi. Inoltre, dal momento che le innovazioni tecnologiche si concentrano in alcuni settori, l’intervento pubblico può incentivare (o stimolare) l’accumulazione di quelle conoscenze scientifiche da parte degli individui che sono particolarmente funzionali alla diffusione del processo innovativo nel sistema economico.
   L’apparato dell’Istruzione e della formazione nel Mezzogiorno d’Italia, nonostante gli ingenti contributi statali e comunitari di cui ha beneficiato e beneficia, risulta in buona misura tuttora caratterizzato da bassa competitività e insufficiente qualità dell’offerta.
   Questo stato di sostanziale debolezza nei confronti di un mercato del lavoro che alla ristrettezza della domanda abbina sempre più l’esigenza di figure professionali con specifiche competenze e specializzazioni, evidenzia la necessità di un intervento congiunto delle strutture d’istruzione e formative (Università, Sistema scolastico, Scuole professionali, Agenzie Formative), degli Enti Locali (Regioni, Amministrazioni Provinciali. ecc.), degli Istituti di Credito, delle Imprese Private, in grado di stimolare il sistema della formazione consentendo un adeguamento dell’offerta formativa commisurata alle esigenze del mercato del lavoro. 

   I cambiamenti degli scenari economici, politici e sociali a livello mondiale degli ultimi anni e lo “scoppio” della crisi rappresentano una svolta anche nel nostro Paese, questo comporta una revisione dell’organizzazione sociale e dei servizi a tutti i livelli.
   E’ dai giovani, dalle loro energie e dai loro talenti, che dobbiamo ripartire. La carenza di specializzazione è un aspetto significativo dell’attuale mercato del lavoro dove il mismatch, il non incontro tra domanda ed offerta, è fra le cause della disoccupazione, in particolare di lungo periodo.
   Per sconfiggere questa forma di disoccupazione, è necessaria da parte delle istituzioni innescare innovative modalità per l’istruzione, la formazione professionale, l’informazione e l’orientamento, tramite un espansiva politica di rinnovamento degli istituti e dei centri formativi e sviluppando dove è possibile sinergie tra l’Università, la scuola, gli Enti Locali e il mondo economico.
   Negli scenari di sviluppo economici attuali lo sviluppo delle risorse umane si collega direttamente al raggiungimento degli obiettivi economici, in quanto sarà decisivo l’incremento e la formazione di specialisti che nello stesso tempo abbiano capacità e visione globale delle problematiche e delle tematiche legate alla produzione di servizi ad alto valore aggiunto.
    Fare formazione per il rafforzamento e lo sviluppo di risorse umane specializzate in settori innovativi del mercato del lavoro futuro è una sfida complessa, che potrà essere vinta solo se su questo obiettivo si svilupperanno larghi consensi e comportamenti omogenei tra una vasta rete di soggetti pubblici e privati nella reciproca autonomia.
   E’ la marcata autoreferenzialità del sistema educativo di istruzione e formazione che incide negativamente sulle prospettive occupazionali dei giovani. E’ questa la principale ragione di un frequente intrappolamento ai margini del mercato del lavoro, con occupazioni e professionalità di bassa qualità, non di rado senza alcuna coerenza tra carriera scolastica e carriera lavorativa.
   E’ importante formare figure professionali adeguate per il supporto delle attività imprenditoriali e sviluppare un progetto globale che punti fondamentalmente alla creazione di un’offerta formativa che sia frutto di un preciso intento, lo sviluppo di Risorse Umane legato ai fabbisogni delle imprese ed inoltre un’azione di Ricerca scientifica e Tecnologica che possa avere ricadute dirette sulle imprese e sul tessuto socio-economico.
    In una Regione come la Calabria dove la cultura imprenditoriale e manageriale non è stata mai attivata se non tramite iniziative mediocri sostenute da forme burocratiche di finanziamento, al riparo da ogni verifica di mercato e da riscontri sulla loro reale efficacia, si vuole mettere insieme un sistema complessivamente capace di ascoltare le imprese private ed anche le organizzazioni pubbliche, al fine di razionalizzarne le esperienze, di iniettarvi cultura, di riprodurne e sviluppare le competenze, di irrobustirne le pratiche operative. La formazione manageriale per potere svolgere al meglio la sua funzione, deve essere sostenuta da una significativa attività di ricerca. Non si può continuare ad accreditare come scuole di sviluppo imprenditoriale e di management il semplice brokeraggio della formazione.
   I Paesi più lungimiranti guardano invece al futuro. Si stanno attrezzando per competere nell’economia della informazione e della conoscenza investendo sulle persone e sui giovani in particolare. Progettano percorsi di istruzione e formazione di qualità, coerenti con le esigenze del sistema produttivo. Preparano i giovani di oggi a operare sui mercati del lavoro di domani. Attirano “cervelli” da ogni parte del mondo inserendoli nelle università, nei centri di ricerca, nelle alte formazioni professionali e nelle imprese. 

    La proposta, non risolutiva naturalmente di tutte le problematiche in essere, è un tentativo di avviare in Calabria una azione mirata di Alta Formazione, in particolare la realizzazione di Master, per la formazione di profili professionali che abbiano un preciso obiettivo occupazionale. E’ però fondamentale che i Master siano definiti nell’organizzazione in maniera strutturata e rispondenti a parametri di qualità riconosciuti a livello internazionale in particolare nella durata e nelle attività di servizio (criteri selettivi dei partecipanti ben definiti, struttura del corso in ore d’aula, di laboratorio, alternanza dei docenti tra accademici e dirigenti operanti in aziende pubbliche e/o private, attività di project work, stage, placement).   
     I settori di interesse nei quali avviare i Master sono:
1. Banca e Finanza;
2. Logistica, movimentazione merci e mobilità sostenibile;
3. Ingegneria dei processi formativi;
4. organizzazione e gestione di grandi eventi;
5. trattamento dei rifiuti e sviluppo sostenibile;
6. cooperazione e sviluppo economico internazionale.