lunedì 22 febbraio 2021

COME NON E' CAMBIATA LA PIANA DI GIOIA A 40 ANNI DALL'UCCISIONE DI ROSSELLA CASINI ( di Bruno Demasi)


di Bruno Demasi
 
   Il 22 febbraio 2021 ricorrono esattamente quarant'anni dalla scomparsa e sicuramente anche dalla drammatica e selvaggia uccisione di Rossella Casini in quel teatro degli orrori che si chiama innocentemente " Piana di Gioia Tauro".
      Pochissimi giornali hanno dato il giusto risalto alla notizia e forse nessuno degli abitanti  della Piana  si sta interrogando  su cosa sia cambiato dalle nostre parti in questo quarantennio orribile. Un periodo di tempo lunghissimo in cui , anziché andare avanti, questo territorio ha segnato un regresso pesantissimo a livello sociale e civile, persino nella frantumazione delle strade, degli ospedali e delle scuole, per le quali nessuno si indigna, lasciate nel tempo ad ogni sorta di arbitrio disorganizzativo , facendo così sparire quasi nel nulla ogni baluardo di legalità vero al di là delle mille manifestazioni di cui ci si fregia ingenuamente ancora da queste parti, al di là delle mille forme di barbarie cui assistiamo giorno per giorno. Purtroppo anche al di là dei tanti libri sparati in edicola da case editrici compiacenti, nei quali vari  nostri autori locali raccontano la mentalità ndranghetistica in modo errato, spesso giustificandola o additandola come ultimo baluardo contro lo Stato nemico...Quegli stessi intellettuali che sparano a zero contro Nicola Gratteri e quanti, come lui, cercano sul serio di incidere bubboni atavaci e maleodoranti oggi travestiti da colletti bianchi e tricolori...
  Il 2 giugno 2019 in occasione del 73° anniversario della proclamazione della Repubblica, è stata conferita una medaglia d’oro al merito civile alla memoria a Rossella Casini, la giovane ragazza fiorentina che se 40 anni fa  non fosse stata rapita, forse violentata, fatta a pezzi e gettata nella tonnara di Palmi, oggi avrebbe 65 anni.    

    Impossibile immaginare quale espressione avrebbe oggi guardando la sua unica foto recuperata nel libretto universitario di 40 anni fa. Un viso fresco, bellissimo e triste da Madonna rinascimentale, ha scritto qualcuno. 
   Le scarne cronache dell’epoca aiutano a ricostruire brevemente questo dramma immane che solo la parola di Eschilo probabilmente avrebbe potuto tracciare e additare ai posteri perchè   Rossella , studentessa fiorentina di 25 anni, fidanzata con un ragazzo della Piana di Gioia Tauro , è stata pioniera nella sfida alla ‘ndrangheta, da sola, tra omertà e silenzio.
     Figlia unica, viveva a Santa Croce sull'Arno  insieme al padre, un operaio in pensione della Fiat e alla madre casalinga. Si era iscritta alla facoltà di Psicologia nella sua città , ed è lì che nel 1978 conobbe Francesco , studente fuori sede di Economia.

     I due si fidanzano ufficialmente, le famiglie si conobbero e Rossella trascorreva  molto tempo in questa terra. Una storia d’amore che giunge ad un brusco epilogo, quando il 4 luglio 1979, due sicari uccidono con 2 colpi di pistola il padre di Francesco. Un omicidio incomprensibile per la giovane fiorentina che non può capire e neanche sospettare il movente. Poche settimane dopo subisce un grave attentato anche Francesco stesso che viene colpito da un proiettile alla tempia, ma si salva miracolosamente. 
    Nella confusione totale, Rossella lo convince a trascorrere la convalescenza a Firenze. Ed è li che pretende delle risposte dalle quali il ragazzo non può più scappare. Emerge così che la famiglia di Francesco è affiliata alla ‘ndrangheta, coinvolta più che in una faida in una vera e propria guerra tra due famiglie  che farà 54 morti. 

     Disorientata nel ritrovarsi dentro una situazione così lontana dal suo modo di vivere e di pensare , Rossella convince il fidanzato a chiedere protezione allo Stato denunciando gli assassini del padre. Lei stessa si fa interrogare, cercando di raccontare tutto quello che è stata in grado di estorcere a Francesco. Dopo l’interrogatorio fiume di Rossella al magistrato Francesco Fleury, che permette di effettuare qualche arresto, le indagini per competenza territoriale si spostano a Reggio Calabria. Francesco, ancora ricoverato in ospedale, viene convinto alla ritrattazione della sua deposizione che però gli costa comunque il carcere. Rossella invece viene “convocata” dalla famiglia di Francesco a Reggio e costretta a firmare una dichiarazione redatta dalla famiglia e dall’avvocato nella quale la giovane donna  nega quello che ha riferito ai magistrati.
  La sera del 22 febbraio 1981, Rossella chiama il padre per avvertirlo che sta rientrando in Toscana, ma non arriverà mai a casa. La ragazza viene inghiottita nel nulla, in un vortice di paura e omertà. La famiglia di Francesco non può sopportare l’affronto fatto dalla ragazza e lavare il disonore spetta a loro - come  riferiscono ampiamente le cronache giudiziarie  dell'epoca -.
 

   Due sicari rapiscono, fanno a pezzi e gettano nel mare che lambisce la Piana la giovane.
   Una tragedia che costa la vita alla madre della ragazza , morta di crepacuore qualche anno dopo la sua scomparsa . Il papà invece  non si dà pace, cercando insistentemente la figlia. Fino a quando, il 22 luglio 1994, legge sul giornale: “Rossella ragazza antimafia tutta da sola da Firenze volle affrontare Cosa Nostra. Allora la fecero a pezzi”.
    Solo dopo 13 anni, il silenzio sulla sparizione di Rossella venne interrotto dalle rivelazioni di tre collaboratori di giustizia e fu ricostruito questo atroce omicidio, per il quale significativamente, ma nel silenzio colpevole di tutte istituzioni della Piana, è stata assegnata la medaglia alla memoria. Un’occasione per tutte le scuole di questa terra di fermarsi spesso con i propri allievi in momenti forti di riflessione, ma  senza gli  sperperi di denaro e senza i lustrini in cui siamo maestri.