venerdì 10 luglio 2015

LE RISSE DA POLLAIO DI QUARANTANO

di Bruno Demasi
   Non vado a Quarantano da ben oltre 50 anni, anche se specialmente nel periodo di chiusura del ponte sul Marro, sono stato costretto, come tutti, a passarci più volte santiando, direbbe Camilleri, per gli interminabili dieci Km da effettuare in più su una strada incerta e disseminata di buche.
   I ricordi però sono indelebili, specialmente quelli riferiti all’epoca in cui ancora bambino , mai sazio di viaggiare sulla sua austera e ingombrante automobile nera, mi portava con sè zio Giuseppe. Lui insegnava con grande pazienza nella pluriclasse di scuola elementare funzionante in quella borgata, affollata dagli occhi vispi , le guance rosse e i nasi colanti di decine di bambini che abitavano in quelle povere case e vivevano sulle aie, che erano anche  le  strade e le  piazze di quell’universo, in cui razzolavano rumorosamente centinaia di galline che si contendevano il becchime e i vermi nascosti tra i sassi.
    Chissà perché, mi tornano alla memoria a distanza di tanti anni l’ immagine e il suono dei versi ripetitivi e gutturali di quelle galline che all’improvviso esplodeva in un frastuono altissimo e stridente quando sorgevano tra loro contestazioni e liti ferocissime, risolte quasi sempre in modo plateale e violento, e che, malgrado i severi richiami del maestro, faceva schizzare fuori dalla catapecchia che fungeva da aula scolastica tutti gli scolari che si tuffavano senza ritegno in quel groviglio di strida e di piume, aggiungendo le loro urla che volevano essere di pacificazione, ma che in effetti aumentavano orribilmente il caos. 

    Oggi a Quarantano, borgata quasi abbandonata, non esiste più la pluriclasse, non esiste la catapecchia adoperata come scuola, non esistono nemmeno i tanti bambini e le tante persone di allora. Non so le galline… ma è certo che da undici mesi a questa parte le cronache locali e nazionali vi collocano una delle kermesse di cui sono sempre più ghiotte e avide le folle alle varie latitudini: l’incontro affascinante con il Soprannaturale, le sbandierate visioni che attiravano nei mesi scorsi centinaia di pellegrini incuriositi o desiderosi di pregare a naso in su e occhiali da sole, in forme ripetitive e extra ordinarie fuori da ogni vincolo ecclesiale e con forme di improvvisazione già codificate in altri rinomati luoghi di “apparizioni”.
    Su questi fatti recenti di Quarantano l’opinione pubblica si è divisa: da un lato gli increduli a oltranza; dall’altro coloro i quali si buttano sempre a capofitto e con calde lacrime di commozione in situazioni colorate di straordinario e illuminate dal sole postprandiale ; al centro gli increduli e ignavi calcolatori i quali difendono il diritto della gente di riunirsi a pregare a naso in su e occhiali da sole, sia pure al di fuori di quelli che vengono considerati schemi ecclesiali, e il diritto  di chissachi – perche no? - a imbastire gradualmente , proprio sulle antiche aie in cui razzolavano e litigavano le galline, una nuova mecca di periferia per il cosiddetto turismo religioso minimale, il cui giro di affari in tutto il mondo eguaglia i budget di più multinazionali messe insieme. 

    Di questi fatti abbiamo parlato in punta di penna anche su questo blog nei mesi scorsi (per rivedere i link puoi cliccare qui: 'A MADONNA PARRETTERA E 'A VEGGENTI TERESINA e qui  LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A POCHI PASSI DALL’U...) e sembrava proprio che non fosse più il caso di tornare a scriverne anche perché gli eventi di Quarantano, sia pure nell’imbarazzatissimo silenzio delle due "Chiesa locali" (Reggio e Oppido) completamente assenti sull'argomento, sembravano comunque volgere a una ripetitività stanca e sempre meno frequentata dalla gente.
   Ma proprio nel momento in cui l’attenzione dei media sembrava crollare in verticale sulle aie di Quarantano, nei giorni scorsi è balzata prepotentemente alla ribalta l’esternazione contrita e addoloratissima di quella che tutti consideravano uno dei due pilastri portanti dell’intera vicenda, quasi l’alter ego della veggente ufficiale di Quarantano, comunque la più agguerrita e convinta partigiana delle apparizioni.
    In una intervista rilasciata a un’emittente locale e pubblicata due giorni fa la signora o signorina Caterina Ficara , dopo aver condiviso per quasi un anno con estrema convizione tutta la scena occupata dalla veggente e in posizione di primissimo piano anche nei salotti televisivi, così si doleva contrita e pentita per aver confuso lanterne con lucciole e raggi con miraggi e per aver scaraventato platealmente per terra le proprie ginocchia all’unisono con quelle della veggente in tanti appuntamenti pomeridiani sull’aia di Quarantano:

“In merito ai fenomeni e presunti prodigi che da quasi un anno a questa parte interessano Quarantano, sento il dovere di esprimervi le mie perplessità in proposito, in quanto ritengo di aver fatto un errore di valutazione su tutta la vicenda, un errore che oggi mi porta a fare un passo indietro circa i suddetti fatti e la posizione da me assunta sino ad oggi riguardo agli stessi. Sebbene in totale buona fede e nel pieno convincimento di servire Dio, credo di aver interpretato in maniera errata gli eventi in questione ed involontariamente aver prospettato questa mia sbagliata interpretazione della realtà anche a coloro i quali con tanto affetto mi hanno seguito in questo percorso. Non so se a Quarantano appaia o meno la Madonna, so per certo che da oggi in poi tornerò a pregarla e a cercarla solo nella serenità della mia casa e nella pace della Chiesa...”

    A queste dichiarazioni della neocollaboratrice di ortodossia e di giustizia ecclesiale , faceva subito commoventissima e stridula eco, con una grande varietà e quantità di considerazioni, la veggente ufficiale, la “ mistica Teresina Scopelliti” in una lunga intervista rilasciata a “Mamertina web” che alcuni amici hanno condiviso sulla mia bacheca fb e che qui a fianco riporto interamente per quanti vorranno continuare a deliziarsi nell’approfondimento...

    Inutile nascondere che , malgrado la mia pigrizia sull’argomento, entrambe le interviste hanno in qualche modo attirato il mio interesse. E non so nemmeno perché a questo punto – sarà l’afa estiva – oltre al ricordo delle aie di Quarantano, mi torna prepotente in mente anche il titolo di un bel racconto giallo di Agatha Christie:“Curtain”, SIPARIO!