lunedì 6 luglio 2015

" ARCANA MEMORIA" : dalla Grecia all’intero Mediterraneo, all'Europa…

di Domenico Rosaci
  Proprio in questi giorni riaffiora, più  che mai forte , l’eredità della cultura greca, culla della prima grande democrazia nella storia dei popoli. Ciò che oggi stanno vivendo e facendo i Greci riempie di commozione perché riporta a quei capisaldi della cultura della libertà che secoli e secoli di barbarie, purtroppo non finiti affatto, avevano offuscato e stanno tentando di soffocare.
  Valori come quelli della democrazia, della libertà, della vita, valori irrinunciabili che la storia odierna ripropone con forza come argine allo strapotere della finanza fine a se stessa, che opprime i popoli e toglie ogni respiro persino alla fantasia, si coniugavano un tempo con la dimensione del mito, che era pedagogia dell’esistenza e per l’esistenza dei popoli.
   E’ proprio la dimensione del mito, quella chiarissima, ma misteriosa traccia sotterranea che ci attraversa dal nascere delle civiltà mediterranee e, attraverso la grande esperienza magnogreca sulle nostre terre, giunge fino ad oggi, quando la storiografia moderna dopo aver dato un calcio all’esperienza crociana, pensa con sufficienza di aver capito , descritto e interpretato tutto.
   Domenico Rosaci nello studio sull'esoterismo che in questi giorni vede la luce per i tipi delle edizioni Falzea di Reggio Calabria col titolo appunto “ARCANA MEMORIA” ci dimostra che non è affatto vero: la storia, la nostra stessa storia ha ancora molto dai imparare da secoli di conoscenza e di gnosi (nel senso buono del termine) che hanno permeato le civiltà del passato, sono state ieri alla base di tutta la speculazione filosofica e si sono coagulate saldamente nei pilastri dell’etica, della conoscenza e in parte anche delle religioni , grazie ai quali oggi sopravviviamo nonostante la nuova barbarie sia sempre incombente…
    E’ un punto di visuale avvincente e imprescindibile quello che ci viene  offerto da questo libro. E lo è a maggior ragione oggi quando i sistemi valoriali condivisi, che proprio dal mito e dalla speculazione antichi hanno avuto vita, sembrano spazzati via volgarmente da due nuovi psudoprincipi che violentano la civiltà e tentano di riportarci allo stato belluino: il potere fine a se stesso e la competizione legalizzata, senza esclusione di colpi, per ottenerlo.
   Dunque una prova saggistica e insieme letteraria che, nell’attuale congerie paurosa di migliaia di pubblicazioni senza senso, caratterizza questa stupenda ricerca di Domenico Rosaci, di cui, oltre alle numerosissime pubblicazioni di carattere scientifico, ricordiamo i due romanzi pubblicati dallo stesso editore “IL SENTIERO DEI FOLLI” e “ LA ZINGARA DI METZ”, che pur nella diversità tipologica costituiscono con “ARACANA MEMORIA” una trilogia di scoperta delle trame più misteriose e sottili, in gran parte dimenticate o mai comprese, che erano e sono alla base di una conoscenza storica veramente degna di insegnarci ancora tanto e di stupirci come bambini assetati…
    Qui di seguito un incipit del saggio che prende proprio le mosse dalla visita casuale a uno dei luoghi più suggestivi della nostra terra…(Bruno Demasi).
________________________
   Trovandomi a passare per la città di Vibo Valentia, posta su una collina da cui si domina l'incantevole golfo di Sant'Eufemia, col suo tratto di costa che fronteggia lo scenario delle isole Eolie, mi è difficile non pensare al canto d'Omero, e a quell'Odisseo di cui si narra che un giorno giunse qui, nella mitica terra dei Feaci, per ammirare la bellezza di Nausicaa dalle bianche braccia e l'ospitalità della corte di Alcinoo.
   Qui, nei pressi dello stretto istmo che separa il mar Tirreno dallo Ionio, si trovava il confine settentrionale della terra che i Greci chiamavano Italia. La terra di Italo, mitologico re del popolo degli Enotri, i coltivatori della Vite.
    Proprio qui, in quella che un tempo, con ogni probabilità, era l'antica acropoli della città greca di Hipponion, sorge un bel castello medievale, la cui costruzione è associata ai nomi di Ruggero il Normanno e Federico II di Svevia, e che oggi accoglie un importante Museo Archeologico. Andandolo a visitare, dopo essermi aggirato tra le antiche mura di pietra che ospitano affascinanti testimonianze di quella straordinaria civiltà che fu la Magna Grecia, mi ritrovo ad un certo momento in una sala incantata.
   Dietro il vetro di una teca, c'è una piccola e sottilissima lamina d'oro, che reca sedici righe di minuta scrittura in lingua greca antica. Mentre osservo, il testo viene letto da una voce registrata, che si diffonde nella stanza:
    A Mnemosyne è sacro questo dettato: (per l'iniziato) quando sia sul punto di morire. Andrai alle case ben costrutte di Ade: v'è sulla destra una fonte accanto ad essa si erge un bianco cipresso; lì discendono le anime dei morti per avere rifrigerio. A questa fonte non accostarti neppure ma più avanti troverai la fredda acqua che scorre dal lago di Mnemosyne: vi stanno innanzi custodi ed essi ti chiederanno, in sicuro discernimento, che mai cerchi attraverso la tenebra dell'Ade caliginoso. Dì: "(Son) figlio della Greve e del Cielo stellato di sete son arso e vengo meno... ma datemi presto da bere la fredda acqua che viene dal Lago di Mnemosyne". Ed essi son misericordiosi per volere del sovrano degli Inferi e ti daranno da bere (l'acqua) del Lago di Mnemosyne; e tu quando avrai bevuto percorrerai la sacra via su cui anche gli altri iniziati e seguaci di Dioniso procedono gloriosi. 

    La laminetta era stata un tempo al collo di una donna sepolta in una tomba risalente al V secolo Avanti Cristo. Il messaggio che vi è inciso sopra evoca l'arrivo della defunta presso l'Ade, il regno dell'Oltretomba dei Greci. Qui, ella dovrà rivolgersi ai custodi del luogo, evocando la sua volontà di bere alla fonte intitolata a Mnemosyne, la divinità che impersona la Memoria. Dicendo queste parole, la morta affermerà la sua conoscenza di una Sapienza antica, a cui è stata iniziata, e che le permetterà di procedere lungo una via felice. La via di Dioniso. 

   Quale misteriosa Sapienza viene qui sottintesa? Chi è Dioniso, che possiede il potere di donare il più desiderato di tutti i beni, la salvezza dal più spaventoso dei mali?
    Nientemeno che un antidoto alla morte.
   Ascoltando la voce, comprendo che in quel momento si sta ancora una volta perpetuando la conservazione del più profondo e definitivo mistero dell'esistenza umana. Un mistero racchiuso nella Memoria, unica realtà possibile e sostanziale. Unica plausibile definizione di esistenza. Una memoria "arcana", cioè nascosta, occultata a chi non vi sia stato iniziato. Perché?