mercoledì 5 ottobre 2022

GLI EBREI A OPPIDUM E NELLA VALLE DELLE SALINE IN EPOCA TARDOMEDIEVALE E MODERNA ( di Bruno Demasi)

 
Una memoria grata nella festa dello Yom Kippur 2022

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   Dalla sera di martedi, 4 ottobre alla sera di mercoledi, 5 ottobre cade quest'anno la più grande festività ebraica che ci riporta alla memoria il secolare sacrificio di tanti Ebrei anche dalle nostre parti, la loro lotta incessante per il progresso e la pace anche su queste tormentate contrade sempre contese aspramente da qualcuno.
 E' il  giorno considerato come il più sacro e solenne del calendario ebraico, giorno totalmente dedicato alla preghiera e alla penitenza e vuole l’ebreo consapevole dei propri peccati, chiedere perdono al Signore. E’ il giorno in cui secondo la tradizione Dio suggella il suo giudizio verso il singolo.
   E' anche il giorno  in cui le memorie sepolte riaffiorano urgenti e impetuose e ci fanno riandare a ritroso nei secoli per scoprire le tracce nascoste di una civiltà, quella ebraica a Oppido e in Calabria, mai sufficientemente considerata.
 

    Popolo estremamente pacifico, quello ebraico , arrivò infatti da queste parti non con la forza di eserciti agguerriti, così come avevano fatto i Longobardi, i Franchi, i Bizantini, gli Arabi, i Normanni e più tardi anche altri, e le sue vicende sono state tramandate in forma molto episodica e pochissimo adeguata a documentare con continuità e in modo congruo la complessità delle relazioni di questo popolo con i Calabresi in generale e con gli abitanti dell’ attuale Piana di Gioia Tauro, in particolare.
       Troppo spesso, infatti, i loro contributi culturali e sociali sono stati taciuti dagli storiografi coevi e, di conseguenza, ignorati dai più. Però sono presenti nella nostra tradizione popolare, ricordati, perché da sempre, in era cristiana, vengono associati al Golgota e all’odiosa usura o al pregiudizio dell’Ebreo condannato ad errare. Se è vero che la Diaspora ha inizio nel 132 d.C., dopo la totale e sanguinosissima sottomissione romana della Palestina , è anche vero che le prime piccole comunità ebraiche giungono anche nella Piana attuale solo sotto il dominio di Enrico VI e, successivamente di Federico II. Scrive in proposito Oreste Dito: “...stanziamenti ebraici erano a Nicastro, Monteleone, Tropea, Nicotera, Seminara, nelle due piane di S Eufemia e di Palmi. Nella zona montuosa dell’estremo lembo di Calabria, sono ricordati centri giudaici ad Arena, a Galatro vicino al Mètramo, e a Tritanti, frazione del comune di Maropati.” (- O. DITO, La storia calabrese e la dimora degli Ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI, 1979, p. 5.).
 
     Con l’espressione “Piana di Palmi” O. Dito va a indicare sommariamente un contesto geografico ed antropologico di grande spessore culturale e mercantile, nel quale pullulano le comunità ebraiche e i loro traffici. Da N verso S, con l’ausilio degli studi condotti dalla professoressa Roberta Tonnarelli dell’Università di Bologna, possiamo individuare almeno i seguenti insediamenti ebraici certi : Nicotera, Rosarno, Laureana, Galatro, Maropati e Tritanti, Melicucco, Cinquefrondi, Polistena, Gioia Tauro, San Giorgio Morgeto, Cittanova, Seminara, Santa Eufemia d’Aspromonte e Oppido che per la sua posizione strategica sulla Piana in epoca tardobizantina favorisce una posizione economicamente dominante anche per la comunità giudaica in esso ferreamente radicata.

  Si giocano su questo territorio che amministrativamente ha ancora come epicentro Oppudm (l'antica Hagia Agathè) mille storie di uomini e donne che gestiscono banchi di prestito, lavorano la seta e tinteggiano i tessuti, specie con l'indaco. Un popolo che ha dovuto far fronte ai primi problemi con gli Angioini, alla diffidenza della Chiesa, all'accusa di deicidio, ma che ha lasciato inevitabilmente tracce eloquenti della propria permanenza da queste parti.

Federico II, nel Parlamento generale di Messina, nel 1221 aveva esteso al proprio regno le disposizioni adottate nel quarto Concilio lateranense, nel corso del quale erano state stabilite le assise “contra judeos, ut in differenzia vestium et gestorum a christianis discernantur”. Tali disposizioni, volute da Innocenzo III, stabilivano il diretto intervento della Chiesa di Roma contro gli Ebrei e prescrivevano che essi portassero un segno di riconoscimento che per gli uomini era analogo a quello imposto ai giocatori d’azzardo.
Carlo I D’Angiò diede inizio a quella politica inarrestabile di decadenza del Regno, il quale interruppe il processo di sviluppo, che si era realizzato sotto il governo degli Svevi. I baroni ebbero mano libera e anche la vecchia Tourma delle Saline, la Piana, che aveva vissuto sotto l’amministrazione bizantina un’epoca decisamente felice e prospera, vessata dai baroni e da un clero, che godeva di moltissimi privilegi, andò incontro a un periodo di assoluta anarchia. “A tanto giunsero i costumi degli ecclesiastici sotto gli Angioini che furono necessari alcuni provvedimenti veramente caratteristici e che ritraggono l’ambiente morale in cui vivevano le chiese calabresi »”.( Ibidem, p 139 ) .

    Furono situazioni che determinarono sicuramente un esodo generale delle popolazioni che fuggivano sia la prepotenza baronale che l’arroganza del clero, ma gli Ebrei, che non si erano immischiati nelle varie contese, continuarono a curare i loro affari, anche perché restava di loro esclusiva pertinenza l’attività finanziaria, la quale giovava da una parte ai sovrani impegnati in estenuanti quanto inutili guerre e dall’altra ai vescovi, che sugli affari dei miscredenti riscuotevano le tasse.

E' anche significativo che nel XVI secolo mentre fuori dalla Calabria e dalla Piana le numerose Giudecche furono tramutate in ghetti, con l’obbligo per chi li abitava di non allontanarvisi, specialmente di sera o di notte, dalle nostre parti di ghetti non ne vennero creati, sebbene anche in questi paesi, nei loro quartieri (Iudeche o Mellah) gli Ebrei si reggevano con ordinamenti propri e secondo le proprie tradizioni. Costituivano, dunque, una comunità a parte, regolata da leggi differenti da quelle osservate dai Cristiani, quali, per esempio, l’osservanza dello Shabbah e la celebrazione della Pasqua. Per gli atti di culto avevano la loro sinagoga, piccolissima o grande che fosse, e per l’istruzione la propria scuola, che, spesso, coincideva con la sinagoga stessa. E comunque l’attività degli Ebrei si svolgeva soprattutto in campo economico e commerciale ed era proprio per l’impulso dato all’economia che essi non erano solo tollerati, ma anche favoriti .


    Gli Angioini non furono teneri verso gli Ebrei, ma non si può neanche dire che furono dei persecutori; si adoperarono per la loro conversione alla fede cattolica, favorendo in ogni modo chi operava questa scelta.
  
   Nel Parlamento tenuto a S. Martino, la città posta proprio ai bordi dell'antica Tourma delle Saline, il 30 maggio 1283, si decretò che agli Ebrei non fossero imposti dei gravami oltre a quelli esistenti e addirittura con l’editto del 1 maggio 1294 si concedevano particolari facilitazioni a chi di loro si fosse convertito alla fede cristiana, dando luogo a una serie infinita di conversioni coatte dei “Marrani”.
     A decretare la fine di un’epoca tutto sommato prospera per queste contrade, intervenne la cacciata degli Ebrei dal Regno, nel 1510, quando alla sostanziale tolleranza della Chiesa nei loro confronti, si oppose l’atteggiamento violento e rozzo dei sovrani spagnoli che, scacciando gli Ebrei dal Regno, non solo commisero un atto di feroce xenofobia, ma assestarono un colpo fatale all’economia dell’Italia meridionale, in generale, e della Piana di Gioia Tauro , in particolare.
Testimonianze onomastiche ebraiche nella Piana


   
Nomi legati al culto: Arone (spesso volgarizzato in Barone) è molto diffuso, e, oltre che dal nome Aronne, potrebbe derivare da Aron haKodesh Cuzzupoli (greco poulos = figlio), Cuzzilla; secondo alcuni, alla stessa categoria potrebbero appartenere cognomi come Piccolo . Appartenenza a famiglia sacerdotale potrebbero denotare cognomi come Previti, Lopresti, Del Prete, Lo Previti, Lo Prete. 
   Un ruolo molto importante avevano nelle comunità ebraiche i Dayanim (giudici), e da questi potrebbe derivare tutta una serie di cognomi: sebbene Morabito sia un cognome arabo, fu portato anche da ebrei, probabilmente studiosi e sapienti venuti da paesi arabi (marabutti). Alla sinagoga, chiamata moschea, musceta, meschita, ecc., potrebbe alludere il cognome Muscetta, Moschetta, Moschella. Allo shabbat rinviano molti cognomi, diffusi nella Piana : Sabato, Sabatino. Nomi augurali sono: B[u]ono (Tov), B[u]onanno (Shana tova), Fortugno/(B[u]ona) Fortuna/(Bona)Ventura (Mazal [tov]), Calì (dal greco = Buoni, Belli, ampiamente testimoniato come cognome di ebrei calabresi), Calò (tuttora cognome ebraico in tutta Italia, forse dal greco Kalònymos = Shem tov, buon nome).
Una categoria particolare di nomi è quella dei neofiti: Cristiano, Cristiani, (Di/De) Gesù, (Di/De) Cristo. Va ricordato anche il cognome Vitale/i, appartenente al grande cabbalista Chaim Vital Calabrese: questo cognome deriva proprio dall’ebraico chaim, che significa vita.