martedì 13 giugno 2023

IL GRANO BENEDETTO E LA MIETITURA A PELLEGRINA DI BAGNARA ( di Carmelo Scordo)

      Cittadinanza Attiva Pellegrina ha riscoperto e fatto riscoprire già per due anni di seguito – e ci si augura lo faccia anche quest’anno - i sapori , i profumi e la bellezza del lavoro che ci salveranno dalla morte peggiore che serpeggia da anni nel Sud, e in particolare in Calabria, l’oblìo totale del nostro passato e delle nostre risorse.
     Le balze e i piani di Pellegrina e di Bagnara, sferzati dalla tramontana e benedetti dalla brezza di un mare antico, sono un po’ il paradigma di tutto il territorio calabrese, del suo abbandono, della sua commovente bellezza, dell’ingegnosità e della fatica che per secoli ne hanno fatto terra ricca di uve, di frutti e di grani pregiati. Sono le “terre della montagna e del mare”, quelle stesse che non a caso oggi sono benedette dalla presenza silenziosa e soave di quella “Cittadella dell’Immacolata” che è fiorita quasi da sola, quasi per miracolo, su una delle più belle costiere del mondo.
     Ed è un miracolo antico che si rinnova anche la mietitura dell’oro della terra maturato tra i sassi ancora inzuppati dal sudore e dal sangue di centinaia di generazioni che sarebbero irrimediabilmente perdute se non rivivessero quasi per incanto in racconti struggenti come questo di Minuzzo (Carmelo) Scordo, a cui va anche la mia gratitudine (Bruno Demasi) 

____________

    Parole, usi costumi, lavori, gesti , utensili che ormai non si usano più e non si vedono più, che fanno parte di un tempo passato, ma che ci appartengono ancora e non possono morire , perché morendo sparirebbe una parte di noi, forse la parte migliore.

   Dire gregna o cuzzurapanu non è la stessa cosa che dire fascio di grano o falce, e poi cosa sono 'a  martellina ( manovella che stava nella parte posteriore del carro e che azionava i freni,) u paniculu, u catirapozzulu,, che stavano ad indicare il granturco ed il tutolo comunemente il torsolo che rimane dopo aver tolto i semi , termini prima di uso quotidiano, scomparsi nel nuovo dialetto ormai italianizzato?

    Essi hanno il potere di avvicinarci di più, di farci diventare un tutt'uno con un mondo scomparso e nello stesso tempo a trasportarci in una atmosfera surreale, tale da farci sentire odori ,fragranze e profumi.

Oramai 'u ranu esti maturu, ca pari ca nci spunta la farina,
Mentri si mbisca cu bampi ' i russu paparina

      Ormai il grano è tanto  maturo che sembra gli spunti la farina, mentre si mischia con  le pennellate di rosso dei papaveri...

      Chi potrà mai dimenticare dopo averci corso dentro appezzamenti di terra tutti coltivati a grano che ondeggia spinto da un refolo di vento?.....

'Na boria 'i ventu lu faciva undiari, tantu c' a mmia mi pari  siri a' mari,
Oh! Chi Bellizzi oh chi bellu viriri, 'stu mari 'i spicchi 'i ranu da metiri...

   Un refolo di vento lo faceva ondeggiare, tanto che a me sembrava essere a mare,  Oh! che bellezza , oh! che bel vedere, questo mare di spighe di grano da mietere....


    Un mare di grano che ondeggiava nei piani di Pomarelli, e di Contrada Vermeni, il quale allora costituiva la vera ricchezza delle famiglie e dal quale, lavorato con le mani sapienti della nostra donne,doveva venire fuori quel pane profumato, quel pane di Pellegrina ancora oggi tanto decantato che doveva servire a sfamare le tantissime famiglie numerose di allora.

    La mietitura del grano era un appuntamento a cui nessuno poteva mancare , c'era bisogno di braccia di tante braccia, le quali armate di un semplice cuzzurapano, tagliavano le fila del biondo grano ormai colore dell'oro che stendevano a terra a piccoli mazzetti" manati" due tre manati per parte le quali messe insieme legati con altri fili di grano dovevano formare i fasci di grano lecosiddette  gregne che poi venivano trasportate nelle masserie per costruire i  frudhi  grandi covoni a volte alti più delle case.

    C'era bisogno del lavoro di tutti. persino dei bambini  per il trasporto in contenitori più piccoli, bumbule e cortaredhi ( prodotte in loco) dell’acqua consumata a litri dai lavoratori e dalle lavoratrici che sotto il sole cocente cantando erano intenti a mietere .

   Si, nonostante la fatica , il sudore, le voci dei canti delle donne si rincorrevano nei piani di Marandhedha, Don Santu' finu a Livatefhi, e se chiudo gli occhi mi pare di sentirli così come mi pare di vedere il bagliore di quei raggi di sole che si riflettevano sulle lame delle arpe, falci dalle lame lunghe e taglienti che i contadini ogni tanto si fermavano ad ad affilare e che accompagnavano quel duro lavoro.     Chissà, forse si cantava per allontanare la fatica,e renderla più lieve più accettabile, chissà… Certo è che si cantava:

'A lenza randi culurata d'oru
Sbrenduria sutta o’ suli chi llumina 'u chianoru,...
È ‘m paravisu ma a nudhu nci pari stranu,
Mancu a dhi giuvanedhi chi metinu lu ranu,
Sturnellandu e rrirendu
Si riposano sulu pe' mbiviri,
Tantu chi li cedhuzzi si fermanu a sentiti,
U quatru è troppi bellu e armoniusu
Mpastatu com'è di oduri e di culuri,
È locu fattu apposta per fari nasciri l'amuri .

Il campo più grande colorato d'oro,
Splende sotto il sole che illumina il pianoro,
È un paradiso ma a nessuno sembra strano,
Nemmeno a quei giovanetti che mietono il grano.
Cantando stornelli, ridendo, si riposano  per bere
Tanto che gli uccellini si fermano per sentire
Sembra un dipinto, È troppo bello impastato com'è di odori e di colore,
È un luogo fatto apposta per fare nascere l'amore.

     Sono soltanto  alcune delle sensazioni che hanno suscitato in me i momenti vissuti con la seconda giornata della mietitura voluta  anche l'anno scorso da Cittadinanza Attiva Pellegrina..

    Per fortuna si comincia a guardare oltre il mare, si comincia a capire il tesoro nascosto dei nostri piani. Abbiamo ancora tanto da fare e tanto da scoprire del nostro territorio che deve crescere insieme in armonia.     Mare e Collina, odore di mare odore di terra, prodotti e profumi marini e montani. Non tutti possono vantare territori come il nostro, solo che devono essere apprezzati, rivalutati e farli crescere . Insieme|!

Carmelo Scordo