
Domanda estremamente pericolosa e di difficilissimo responso...Al massimo si può cercare di individuare nelle pieghe, molto polverose, della legislazione e della normativa vigente quale potrà essere ragionevolmente la sorte dei 33 comuni della Piana di Gioia Tauro nei prossimi anni. Cerco dunque di procedere con ordine e – mi auguro - con la pazienza certosina che la materia richiede....
C’è un articolo della Costituzione, la cui “riforma” stranamente non ha scatenato le (giuste) ire di nessuno ed è stato modificato alla chetichella. Si tratta dell’art.114 che inizialmente recitava “La Repubblica si riparte in Regioni, Provincie e Comuni”, mentre ora, per effetto della “legge costituzionale” 18 ottobre 2001, n. 3 , così si esprime : “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principî fissati dalla Costituzione...”
Prevista dalla legge 142/90 e successivamente regolamentata dal Testo Unico 267/2000 all’art. 23, la “Città metropolitana” è nata dalla necessità, negli anni 90, di risolvere problemi di fenomeni di aggregazione urbana presenti di fatto sul territorio nazionale e quelli relativi alla conurbazione sul piano istituzionale di realtà periferiche con realtà locali più definite e centrali in “aree metropolitane” e in una logica non meglio definibile di “accentramento” o di “decentramento”. La legge 3 agosto 1999, n. 265 che modificava in parte la legge 142/90 all’art. 16 introduceva però l’iter procedurale delle proposte degli enti locali interessati e gli adempimenti della regione. Le aree metropolitane definite dalla legge erano comunque 9 nelle regioni a statuto ordinario e 5 nelle regioni a statuto speciale.
C’è un articolo della Costituzione, la cui “riforma” stranamente non ha scatenato le (giuste) ire di nessuno ed è stato modificato alla chetichella. Si tratta dell’art.114 che inizialmente recitava “La Repubblica si riparte in Regioni, Provincie e Comuni”, mentre ora, per effetto della “legge costituzionale” 18 ottobre 2001, n. 3 , così si esprime : “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principî fissati dalla Costituzione...”
Prevista dalla legge 142/90 e successivamente regolamentata dal Testo Unico 267/2000 all’art. 23, la “Città metropolitana” è nata dalla necessità, negli anni 90, di risolvere problemi di fenomeni di aggregazione urbana presenti di fatto sul territorio nazionale e quelli relativi alla conurbazione sul piano istituzionale di realtà periferiche con realtà locali più definite e centrali in “aree metropolitane” e in una logica non meglio definibile di “accentramento” o di “decentramento”. La legge 3 agosto 1999, n. 265 che modificava in parte la legge 142/90 all’art. 16 introduceva però l’iter procedurale delle proposte degli enti locali interessati e gli adempimenti della regione. Le aree metropolitane definite dalla legge erano comunque 9 nelle regioni a statuto ordinario e 5 nelle regioni a statuto speciale.
Nelle aree metropolitane quindi, in base al nuovo ordinamento, si costituiscono “città metropolitane” fornite di un proprio statuto, propri organi e competenze. Poiché l’art. 114 della Costituzione, ante riforma, al titolo V, dichiarava espressamente che “La Repubblica si riparte in Regioni, Province e Comuni” non ammettendo la creazione di altri enti territoriali, il legislatore ha dovuto far coincidere la “Città Metropolitana” con la “Provincia”, ente di piena rilevanza costituzionale, e , di rimando, l’“area metropolitana” è stata fatta coincidere col territorio provinciale. Tale Provincia può essere quella preesistente di cui il comune maggiore era capoluogo, come può essere ampliata con l’inclusione di altri comuni o ridotta per l’uscita di comuni che costituiscono così nuove province o si aggregano ad altre preesistenti.
Reggio Calabria come “Area Metropolitana” è stata
Reggio Calabria come “Area Metropolitana” è stata
prevista dal “ Progetto di legge 142/2006 “ della Regione Calabria con la prospettiva di una integrazione con la Provincia di Messina e sarebbe compresa tra i Comuni di Bagnara Calabra e Melito di Porto Salvo. Sempre Reggio Calabria è stata invece riconosciuta “Città Metropolitana” con la Legge 5 maggio 2009, n. 42 .
Salve novità legate alla soppressione di tutte le province, con l’istituzione della Città Metropolitana la Provincia di Reggio Calabria è soppressa a decorrere dal novantesimo giorno successivo al rinnovo degli organi del Comune di Reggio Calabria e a completamento della procedura di commissariamento ai sensi dell’art. 143 del Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, tra cui il decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni .
La Giunta Regionale calabrese il 15 aprile 2009 ha varato un provvedimento che istituisce le “polarità urbane di riferimento”:1) Reggio Calabria ( da Melito P.S. a Bagnara) 2) Locride 3) Piana di Gioia Tauro.
Le tre polarità urbane , 96 Comuni, legati dalla prospettiva di uno sviluppo organico (economico, sociale, culturale etc) dovrebbero costantemente mantenere un dialogo per una programmazione di crescita globale: L’area metropolitana infatti non dovrebbe scalfire l’autonomia comunale, ma costituire una opportunità di coesione territoriale .
Salve novità legate alla soppressione di tutte le province, con l’istituzione della Città Metropolitana la Provincia di Reggio Calabria è soppressa a decorrere dal novantesimo giorno successivo al rinnovo degli organi del Comune di Reggio Calabria e a completamento della procedura di commissariamento ai sensi dell’art. 143 del Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, tra cui il decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni .
La Giunta Regionale calabrese il 15 aprile 2009 ha varato un provvedimento che istituisce le “polarità urbane di riferimento”:1) Reggio Calabria ( da Melito P.S. a Bagnara) 2) Locride 3) Piana di Gioia Tauro.
Le tre polarità urbane , 96 Comuni, legati dalla prospettiva di uno sviluppo organico (economico, sociale, culturale etc) dovrebbero costantemente mantenere un dialogo per una programmazione di crescita globale: L’area metropolitana infatti non dovrebbe scalfire l’autonomia comunale, ma costituire una opportunità di coesione territoriale .
Creare una inversione di tendenza a novanta gradi nella “Piana di Gioia Tauro” : riprogrammazione della sanità, viabilità, conurbazione, rapporti con l’area industriale ed integrazione dell’area portuale nel contesto del territorio, agricoltura, ambiente; prevenire e bloccare la spoliazione del territorio da uffici ed attività esistenti (camera di commercio, attività portuali , reparti ospedalieri…..) dovrebbero essere i cardini su cui far poggiare questa nuova realtà amministrativa di cui la Piana andrebbe a far parte, ma allo stato dei fatti mi sembrano solo enunciazioni di principio e non sembrano tenere conto in alcun modo della realtà vera del nostro Territorio che appare soprattutto oggi dilaniato da mille problemi di sopravvivenza sia sul piano civico e istituzionale sia sul piano economico e sociale..