venerdì 20 giugno 2014

“LA NDRANGHETA RAPPRESENTA UN’ALTRA RELIGIONE, UN’ALTRA FEDE, INCOMPATIBILE COL POPOLO DI DIO…”

di Bruno Demasi
       Non arriva nella Piana di Gioia Tauro Papa Francesco, ma arriva ugualmente nel cuore dell’inferno...
"in quella Calabria - come scrive oggi Enrico Fierro sul Fatto Quotidiano - del coraggio e
dell’ignavia, dove la Chiesa si mostra con due facce: quella oscura e ambigua… e quella aperta e sorridente della carità e dell’impegno quotidiano, faticoso e rischioso contro la ‘ndrangheta. Papa Francesco non ha scelto Reggio con la sua Cattedrale, né le Chiese maestose di altri centri della regione, ma Cassano allo Ionio, la diocesi più piccola del territorio, 47 parrocchie e 60 sacerdoti. Ha scelto di affondare le mani nel terrore e nella bestialità che qui si manifestarono la mattina del 20 gennaio. Una Fiat Punto bruciata e tre corpi carbonizzati, un uomo, la sua donna e Cocò, un bambino di tre anni. Vittima innocente di un regolamento di conti, di una faida, di una lotta di potere per il controllo del territorio…”

     Cocò sarà il simbolo, il punto dal quale il Papa “raccoglitore
di lacrime”, come lo definisce il mio amico gesuita don Giovanni Ladiana, vuole ripartire insieme alla Chiesa calabrese.

      “Una rivoluzione – continua E. Fierro - in una terra dove la ‘ndrangheta, fin dalle sue origini, ha puntato tutto sulla simbologia religiosa per costruire il suo potere. Scelsero la cattedrale di Reggio Calabria le donne dei boss che si erano combattuti nelle guerre di mafia a colpi di bazooka e avevano lasciato a terra 600 morti per lanciare messaggi di pace. Era il 21 giugno del 1987, la cattedrale era zeppa di fedeli muti, la vedova del re della ‘ndrangheta calabrese, si appellò alla pacificazione dall’altare maggiore. “Per le famiglie provate dall’odio e dalle ingiustizia, preghiamo”. Anche monsignor Aurelio Sorrentino pregò davanti alle mogli dei boss, ma nessuno pronunciò mai la parola ‘ndrangheta”.
    Già, perché in queste occasioni si parla soltanto di “odio” e di “violenza”, si ovatta tutto e tutto si prosciuga, anche il sangue degli innocenti, ma non si chiamano con nome e cognome i veri mali della nostra terra: collusioni, corruzioni, centri di potere, omicidi, rapine, racket, voto di scambio, ndrangheta…
      Giovanni Ladiana, ex muratore, ex bracciante agricolo, sacerdote gesuita, ha trasformato le poche stanze della sua comunità religiosa alla chiesa degli Ottimati a Reggio Calabria, proprio di fronte al tribunale, alla corte d’appello, in ambulatori medici dove si assiste gratuitamente chi non ha nulla. Egli ripete spesso ad alta voce:“Ai preti collusi pongo una domanda netta: in quale Gesù credete?”.
      Don Giacomo Panizza, bresciano con un passato da operaio nelle acciaierie, un sacerdote coraggio che ho avuto modo di conoscere nelle scuole in cui ho lavorato, dove centinaia di adolescenti e di giovani hanno avuto spesso modo di ascoltarlo, crede nel Cristo della carità, quella carità di cui tanto si parla, ma che poco , veramente poco si pratica, per questo i boss di Lamezia Terme non gli danno tregua. Nelle case confiscate ai clan locali ha organizzato centri di assistenza per portatori di handicap con “Progetto Sud” . Hanno sparato alla sua porta, gli hanno messo bombe, hanno danneggiato le auto della sua associazione.“I boss non hanno gradito l’utilizzo delle case confiscate, ma non è un problema di soldi, diciamo che non volevano perdere la faccia con gente debole che sta in carrozzina, che ha bisogno di tutto e che ora sta lì. La ‘ndrangheta ci toglie la libertà. I primi cristiani sono stati uccisi perché si rifiutavano di dire che Cesare era Dio, oggi si tratta di ripetere questo rifiuto in modo moderno, costruendo anche qui in Calabria la libertà dalla mafia”.
  “A quanti scelgono di appartenere a una organizzazione criminale – scrivono il magistrato Nicola Gratteri e Antonio Nicaso nel loro libro 'Acqua santissima' – bisogna dire che la mafia, la ‘ndrangheta, la camorra, rappresentano un’altra religione, un’altra fede, incompatibile col popolo di Dio”. 
      Lo si dica anche dai pulpiti e lo si urli anche dai tetti perché anche questo è Vangelo, anche questo significa stare dalla parte degli innocenti e dei perseguitati, come invita a fare con chiarezza anche Papa Francesco! E nella latitanza di molti poteri costituiti, nella liquefazione delle commissioni antimafia , dei politici  e dei  personaggi del potere che, se non collusi,  badano solo a celebrare se stessi in ogni occasione possibile, anche religiosa, non sarebbe  certamente poco!