venerdì 28 marzo 2014

LE AGROMAFIE NELLA PIANA DI GIORIA TAURO: LA DENUNCIA DI QUALCHE ASSOCIAZIONE , MA NON DEI POLITICI ...E NEMMENO DELLA GENTE DI CHIESA...


di Bruno Demasi
Un fenomeno vergognoso quello delle agromafie nella Piana, strettamente connesso nella sua complessità con i trusts oscuri che impongono  prezzi agli agrumi ridicoli e prezzi al lavoro (prevalentemente nero) altrettanto scandalosi. Tacciono i pulpiti dei  politici nostrani e regionali, tacciono i pulpiti  di quasi tutte le  organizzazioni sindacali e di tante associazioni, tacciono più che mai i pulpiti di quasi tutte le chiese della Piana anche in quello che dovrebbe essere l"Anno della Carità".  Ne parla però coraggiosamente RADIOVATICANA, evidentemente “contagiata” dalla chiarezza di Papa Francesco, in questo servizio che voglio qui  riprendere integralmente:
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   A quattro anni dalla rivolta dei braccianti a Rosarno, nella Piana di Gioia Tauro la situazione di sfruttamento dei migranti occupati nella raccolta
agrumicola non è cambiata. È quanto denunciato oggi alla Camera dei deputati dall’Associazione Medici per i diritti umani e da “Sos Rosarno”, che chiedono al governo il potenziamento dei fondi per l’accoglienza stagionale
Vivono nelle tendopoli installate dal Ministero dell’interno o nei casolari abbandonati, spesso senza acqua ed elettricità.
    Sono circa 2.000 i braccianti stranieri impiegati in "nero" per la raccolta
degli agrumi nella Piana di Gioia Tauro. Provenienti per lo più dall’Africa subsahariana, lavorano 8 ore al giorno per una paga di 25 euro. Due su tre hanno un permesso di soggiorno e quasi uno su due è rifugiato politico. La stagione agrumicola è ormai alla fine e manca il piano di accoglienza del governo per l’anno prossimo. Dopo la rivolta di Rosarno nel 2010, in Calabria le agromafie continuano a sfruttare i migranti e i piccoli agricoltori. Lamine Bodian, ex bracciante e oggi mediatore culturale dell’associazione “Sos Rosarno” osserva:"Va di male in peggio, non c’è nessun cambiamento dal giorno della rivolta fino a oggi. Però, ci sono alcune persone che stanno cercando un’alternativa per poter uscire da questi disagi. Io faccio parte di un’associazione che si chiama “Sos Rosarno”: lavoratori e braccianti, ma
anche i piccoli agricoltori, stanno cercando una strada giusta, perché anche i piccoli agricoltori possano riuscire a vendere i loro prodotti ad un giusto prezzo, grazie anche alla collaborazione di gruppi di acquisto solidale sparsi in Italia".
     L’Associazione Medici per i diritti umani, che a Gioia Tauro ha un presidio, ha realizzato un’indagine sullo stato sociosanitario di circa 150 braccianti, riscontrando che la maggior parte delle malattie diagnosticate è legata alle pessime condizioni abitative, igienico-sanitarie e alle durissime condizioni di lavoro. Lavoro che sfrutta e sottopaga i migranti e che invece ingrassa il volume d’affari delle agromafie.
Ma quante sono le Rosarno d’Italia? Stefano Masini, responsabile Ambiente, Territorio e Consumi della Coldiretti dichiara:

“ Sono numerose. Il 20% dell’occupazione dell’agricoltura è appunto legato all’impegno dei lavoratori immigrati. Oltre a Gioia Tauro, in Abruzzo gran parte dei pastori impegnati negli allevamenti zootecnici sono macedoni. Lo stesso accade per il Parmigiano Reggiano - prodotto tipico del nostro made in Italy - che è legato all’impegno di lavoratori indiani, uno su tre addetti alle stalle è appunto di nazionalità indiana. Inoltre, negli alpeggi della Val d’Aosta operano circa 300 persone, in prevalenza lavoratori esteri.”
    Il volume d’affari delle agro mafie? Nell’ultimo censimento che Coldiretti
ed Eurispes hanno realizzato, sono 14 miliardi e mezzo gli euro legati ad attività tradizionali - in particolare di estorsione - ma anche a investimenti in nuove attività produttive di reddito e in particolare alla catena alimentare, che oggi rappresenta un importante segmento, in grado anche di riciclare denaro sporco.(Radiovaticana, martedi,25 marzo 2014)