lunedì 31 marzo 2025

Rocco Liberti e le sue « "MÈMOIRES" MAMERTINE 2» (di Bruno Demasi)


 Sono riuniti in questa seconda preziosa raccolta, disponibile fra qualche giorno anche su Amazon , alcuni medaglioni a tutto tondo che continuano a immortalare in modo assai significativo tanta parte della vita mamertina sullo scorcio del secolo scorso e degli inizi di quello attuale. E’ il seguito insperato all’omonimo I volume, a sua volta molto ricco di ricordi di prima mano e di report inediti del passato di un centro aspromontano, Oppido Mamertina,  che, pur lontano dai crocevia viari e commerciali della Piana di Gioia Tauro, aveva saputo ritagliarsi un ruolo di primissimo piano all’interno della provincia reggina con la sua vita civile, culturale e artistica di ampio respiro , ma soprattutto con le sue istituzioni civili, religiose e sanitarie di avanguardia, culminate all’inizio del nuovo secolo anche in una fioritura imprevedibile di istituzioni scolastiche ambìte dall’intero Territorio.  E’ l’ennesimo dono del prof. Rocco Liberti non solo al suo paese, ma all’intero contesto geografico che da questo paese è stato da sempre connotato, almeno a partire dal post terremoto del 1783, quando Oppido, unico grande centro della Provincia o forse dell’intera Regione, seppe rinascere splendidamente dalle proprie ceneri in una collocazione completamente nuova, tale da renderlo esemplare nella sua conformazione urbanistica, ma anche civile e culturale radicalmente rinnovate sebbene saldamente ancorate a un passato ricchissimo di storia. 

    Un dono di cui il primo a sorprendersi è lo stesso Autore, come avverte nella “nota” in apertura del volume, quasi incredulo di aver avuto ancora tanto da ricordare e da scrivere scavando direttamente nella propria memoria dopo le migliaia di pagine da lui dedicate alla storia calabra attingendo scrupolosamente agli esiti di lunghe e meticolose indagini documentarie e sul campo perseguite per molti decenni e tutt’ora in corso. Sicuramente un omaggio di memoria a quel paese di cui si sente tenacemente figlio e al cui glorioso stemma civico torna a dedicare anche in questo volume un piccolo, ma commovente e significativo spazio; e non poteva essere altrimenti.
     La selezione di scritti parte idealmente da un excursus ( Alla ricoperta di Oppido Vecchia) sulle ricerche relative alle città antiche di cui è erede, per molti versi ancora inconsapevolmente, l’Oppido Mamertina attuale e del fervore di studi che contraddistinse i decenni a cavallo tra il vecchio e il nuovo secolo, poi inspiegabilmente interrotti per lasciare spesso il posto alle narrazioni becere di esperti improvvisati… Segue idealmente, in ordine temporale, una pagina che potrebbe essere definita “familiare” se non fosse uno spaccato di vita incredibilmente vivo e significativo della società locale tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento: Il caffè di don Rocco Liberti , nonno dell’Autore. E non manca uno spaccato coloratissimo ( O’ tempu di’ canonici ‘i lignu ) della vita mamertina negli anni che lato modo potrebbero riguardare il primo lungo dopoguerra caratterizzato da stenti e da povertà generali, ma anche da uno spirito di rinascita inusuale, che si ritrova anche nel pezzo intitolato Vita smarrita di paese in cui rivivono molti personaggi popolari ricordati fino a ieri da tanti o addirittura citati quasi proverbialmente come emblemi di modi di essere sui generis.

  
    Gli anni e le situazioni più specifiche concernenti il periodo fascista vengono rivisti in controluce nel capitolo Antagonismo Chiesa – Fascio, ricchissimo di notizie inedite riguardanti anche l’azione pastorale decisa e priva di reticenze del vescovo Galati, ma soprattutto nella commossa rievocazione dei fatti riguardanti Il martirio di un giovane cattolico oppidese, Francesco Mittica, una storia nella storia sulla quale certamente occorrerebbe ancora fermarsi a riflettere, ammirati dal fatto che un contesto sociale tanto modesto e problematico sia riuscito ad esprimere senza nessuna forzatura una figura carismatica cattolica di tanto rilievo. Una figura, si direbbe, quasi gigantesca se messa a confronto con tante improbabili stature di politici e politicanti del secondo dopoguerra mamertino , tratteggiate da Rocco Liberti con l’abituale misura espressiva, ma anche con quella sottile ironia che ti fa ancora intravedere a distanza di oltre mezzo secolo non solo l’inadeguatezza, ma anche la vis comica di certi personaggi portati alla politica paesana da ben altre aspirazioni che non quelle di ricostruire la società devastata dalla guerra. Un’ironia che diventa più palese, e a tratti tagliente, nel capitolo intitolato Il bello (?) della democrazia, dove tante beghe paesane, che connotarono  aspramente ed enfatizzarono quegli anni, vengono rivisitate e riportate alla loro reale e spesso banale dimensione storica.

    E’ però  nel  brano  concernente La vita sociale che l’Autore trova il modo di restituirci in maniera molto viva il fervore di speranze e di entusiasmi che nei versanti non dominati tout court dalla vita politica si respirava in questi paesi anche nel secondo dopoguerra con la fioritura di bar, circoli, luoghi e istituzioni di incontro e di partecipazione sociale, ma anche con l’avvento della televisione e la lettura dei giornali : un clima poi incredibilmente spento dal flusso migratorio che dissanguò di forze lavoro e di intelligenze un contesto cittadino che anche sul versante artistico, culturale e sportivo dava figure di primissimo piano, e non solo alla Calabria.. Tra le tante l’Autore ricorda qui con dovizia di particolari Un geniale artista oppidese, Domenico Mazzullo (1897 – 1989); Don Filippetto Grillo; Lo sportivissimo prof. Sebastiano Maisano.

    Conclude questa imperdibile raccolta la breve e commossa comunicazione tenuta dallo stesso Autore in occasione del festeggiamento del suo novantesimo compleanno sul finire del 2023 col titolo molto significativo: Di archivio in archivio. Un’allusione chiarissima a un metodo di studi storici che ha pervaso e pervade tutt'oggi tanta  sua ricerca appassionata, meticolosa, inappuntabile che ha prodotto frutti abbondantissimi ai quali, ci si augura, le future generazioni potranno fare solido e sicuro riferimento.

Bruno Demasi