sabato 6 aprile 2019

INIZIATO IL PROCESSO DI CANONIZZAZIONE DI NATUZZA EVOLO

                                                                                                     di Bruno Demasi


   Parte oggi ufficialmente , con la messa solenne celebrata dal vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea   il processo di canonizzazione di Natuzza Evolo, la mistica calabrese troppo a lungo misconosciuta, tanto a lungo amata dalla gente senza alcuna riserva mentale. Un'icona di noi, della nostra terra, della nostra fede a volte ingenua  e rozza, ma sempre sincera e testarda.

  La grande spianata della "Villa della Gioia" di Paravati, come questa povera grande donna ha voluto si chiamasse questo esteso lenzuolo di terra buona  immerso tra la santità degli ulivi, oggi freme e palpita all'unisono di diecimila cuori esultanti.

   Scrive Luigi Maria Lombardi Satriani, antropologo e docente universitario di estrazione marxiana: “Se si pensa cos’è la malavita in Calabria, se si pensa a quel che accade nella Piana di Gioia Tauro, allo spreco incredibile di fondi pubblici, non solo in Calabria, ma in tutta Italia e si paragonano tutte queste cose con le iniziative che sono nate e stanno crescendo a Paravati intorno a Natuzza, credo non si possa fare a meno di sentire da una parte un olezzo di fogna e dall’altra il profumo della santità”. 

    Un tassello in più, non certamente l'unico, per far crollare in me l’ultima riserva mentale , l’ultimo scoglio perbenista che mi separava fino a qualche tempo fa  testardamente da quanto Natuzza ha fatto nascere in Paravati, in Calabria, nel mondo e soprattutto nella mia mente e nel mio cuore intriso di razionalismo, nei miei occhi appannati da una malintesa forma di prevenzione verso l’ingenuo , esemplare e immenso Magnificat che questa  donna  poverissima ha costruito e sta ancora costruendo per noi e per il mondo intero con una semplicità sconcertante e densa di un  amore sconfinatp per tutti.

   Quanto è accaduto, quanto costruito negli ultimi anni di vita di Natuzza e nei cinque anni dopo la morte di questa creatura straordinaria, avvenuta il I novembre 2009, aveva  ed ha dell’inverosimile: uno squarcio potente di conoscenza sul Cielo, ma anche  le basi di un’enorme santuario che nella forma esterna sembrava voler chiedere un po' di grandiosità alla spianata di quella Basilica romana che è delimitata dall’abbraccio del colonnato del Bernini; e poi la grande casa di accoglienza per anziani e malati, il grande auditorium, una spianata scandita dai grandi bassorilievi attestanti le tappe della Storia della Salvezza, un contesto insieme grandioso ed ingenuo, pulito, quasi un contraltare nel cuore styesso della Calabria a quella Calabria sommersa da disordini , violenze , soprusi e immondizie di ogni genere

   Esattamente cinque anni dopo la morte , il  I novembre del 2014, l’inizio della fase diocesana del processo di beatificazione, che i fedeli , a migliaia, a centinaia di migliaia, sembravano già avere aperto motu proprio il giorno dei funerali, come ho scritto su questo piccolo diario il 10 ottobre di quell'anno. 

   E la continuazione fervida, incessante dei lavori per quella “Villa della Gioia” che a dispetto della vaga leziosaggine del nome, era stata suggerita dalla Madonna. E non ci volevamo credere perché
la mente e il cuore di noi razionalisti a oltranza, di noi Calabresi pronti sempre a emozionarci e a vivere di passionalità davanti alla barbarie in cui è precipitata ancora una volta questa terra, non ce la sentivamo di accodarci a quello stuolo infinito di gente semplice, di famiglie, di mamme che seguivano e seguono Natuzza osannando e perpetuando una fede semplice fatta di segni veri, quella Bibbia dei Poveri che sola ci rimane come strumento di riscatto e di ritorno a una civiltà perduta.

  Natuzza è ella stessa  Bibbia per i Poveri, lo è la sua tomba bagnata quotidianamente da mille lacrime, lo sono le due statue della Madonna e del Cristo,  che accolgono a braccia entrambi spalancate chiunque sia in cerca di ristoro e le cui fattezze ella stessa ha indicato millimetro per millimetro agli artisti che le hanno scolpite, lo è la sterminata spianata circondata da edifici che ella ha voluto, lo è la Chiesa che dall’esterno ti sembrava convenzionale e di stile composito, ma che ti si apre in ogni centimetro quadrato come illuminata da un quinto evangelio senza spazio e senza tempo in cui non v’è nulla di superfluo, di lezioso, di non indissolubilmente legato alla vita di questa straordinaria madre di carne che ci ha additato e ci addita senza sosta la Madre Celeste. Una chiesa che ti affascina e ti conquista, persino nella sua attesa luminosa e sorridente di quella consacrazione che ormai  attendiamo come un imprimatur di una storia senza confini e senza barriere.

   La fase nuova e più importante del processo di beatificazione si apre allo scadere di appena quattro anni dall’inizio della fase diocesana, preceduta da un tempo controverso durante il quale il pastore della Chiesa locale, con alcuni provvedimenti accolti con obbedienza dalla Fondazione voluta dalla stessa Natuzza, ha proclamato con intelligenza  nei fatti e negli atti l’appartenenza di Natuzza alla Chiesa Universale. Un'appartenenza indubbia, anche se vissuta e germogliata una realtà locale, quella di Paravati e quella della Fondazione "Cuore Immacolato di Maria" che tuttavia ha tanto operato in modo quasi miracoloso per la costruzione di quanto oggi si vede e si tocca e si avverte spiritualmente a Paravati. 

      Natuzza donna della Chiesa! Senza alcun dubbio!
    Natuzza ormai  riconosciuta dalla Congregazione per le cause dei Santi meritevole della fase centrale del processo di beatificazione per la quale questa terra malgrado tutto  benedetta è prodiga di preghiere e di acclamazioni incessanti.