L’ANNO DELLA CARITA’ NELLA PIANA DI GIOIA TAURO
(di Bruno Demasi)
(di Bruno Demasi)
Di là da ogni valutazione di
merito e di metodo circa le modalità di
pubblicizzazione e di preparazione adoperate , l’idea di indire un Anno della
Carità nella diocesi di Oppido Mamertina- Palmi
all’indomani della chiusura dell’Anno della Fede è un altro vero atto profetico che va sicuramente ascritto al carisma
pastorale del vescovo, Mons. Francesco Milito.
Avremmo voluto che tutti i sacerdoti, e di
tutte le parrocchie della Diocesi, avessero preparato di più la gente a
quest’evento, che non è e non dovrà mai diventare l’ennesima stucchevole occasione per gli
addetti ai lavori e che sicuramente ha
già in sè gli stigmi di un possibile rinnovamento,
ma ci sarà un anno di tempo per sopperire ad eventuali lacune e dimenticanze, un
anno soprattutto per esercitare sul serio e in tutte le forme possibili la Carità , per dare e ricevere segni di condivisione veri a chiunque e da chiunque.
Ciò che conta è che da oggi la gente della Piana di Gioia Tauro, anche se nulla in
apparenza è cambiato, anche se a livello sociale, economico, culturale e, sotto
vari aspetti, anche ecclesiale le falle e i problemi sono ancora tanti, possa incominciare ad entrare in una logica di
libertà da ogni forma di oppressione ( una delle più alte forme di Carità), e cominciare almeno ad assaporare il
gusto di risorgere dalle morti e dalle
paludi dell’individualismo, del settarismo, del malaffare e dell’interesse
elevati spesso a sistema, per iniziare un percorso di cooperazione, di aiuto e
soprattutto di rispetto per se stessi e
per l’altro.
Dice Paolo di Tarso, a questo
proposito:
"Solo l'amore distingue i figli di Dio dai figli del
diavolo...Quelli che hanno la carità sono nati da Dio, quelli che non l'hanno
non sono nati da Dio. E' questo il grande criterio di discernimento. Se tu
avessi tutto, ma ti mancasse quest'unica cosa, a nulla ti gioverebbe ciò che
hai; se non hai le altre cose, ma possiedi questa, tu hai adempiuto la legge. Chi
infatti ama il prossimo- dice l'apostolo - ha adempiuto la legge; e il
compimento della legge è la carità (Rm 13,8-10).
Detesto gli slogans di qualsiasi specie, ma
se provassimo stavolta a definire in poche
pillole la Carità che si potrebbe esercitare nella Piana di Gioia Tauro?
- Carità è rispettare gli altri, senza riserve, cooperare con chi è nel bisogno, costruire relazioni positive per tutti nel rispetto delle priorità;
- Carità è amare e rispettare il proprio ambiente, le istituzioni in esso presenti, pretendere e controllare che esse funzionino;
- Carità è pretendere che amministratori e governanti lavorino per la gente che rappresentano e per il territorio al fine di renderlo vivibile per tutti, dimenticando ogni forma di favoritismo laddove esistente;
- Carità è rinuncia a ogni forma di egoismo, di lassismo, di pigrizia, di sciatteria, di idolatria, di avarizia, di furbizia, di arroganza, di sopraffazione;
- Carità è anche per i laici sforzarsi di cooperare con la gerarchia ecclesiale senza forme di invadenza e/o di protagonismo fini a se stesse e senza spirito clericale;
- Carità è anche, per la gerarchia ecclesiale, rinunciare a ogni forma strisciante di discriminazione del gregge ad essa affidato, coraggio di semplificare e uniformare ogni forma di annuncio, amministrare il più possibile il sacramento della riconciliazione;
- Carità è anche amare la Piana, al punto di pretendere con forza che essa sia rispettata da tutti e dotata di strade, scuole e ospedali degni di essere definiti tali;
- Carità è integrare sul serio le crescenti rappresentanze di etnie diverse che vivono nei nostri paesi, non regalando loro i pesci più marci , ma insegnando loro a pescare;
- Carità è sfruttare la nostra nobile e fertilissima terra e le sue risorse, rendendola un giardino per tutti;
- Carità è essere disponibili in qualsiasi momento a rimboccarsi le maniche, a lavorare e a creare lavoro;
- Carità, come suggerisce l'amico Filippo Iaria, è dare speranza a chi ormai l'ha persa.
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