lunedì 19 maggio 2025

QUEI “ DEMONI DELLA SANTA FEDE ” SEMPRE PRONTI A RINASCERE (di Bruno Demasi)

UN’ OPERA NARRATIVA (E PEDAGOGICA)

 IRRINUNCIABILE DI VINCENZO VILLELLA

   “Siete venuti meno ai vostri doveri – disse il cardinale - sia verso il nostro amatissimo  Sovrano sia verso la Santa Romana Chiesa. Abbracciando la odiosa filosofia dei lumi  e la satanica  rivoluzione, avete tradito la Patria e la Religione…”
   Il priore lo interruppe:
   “… Noi siamo legati e vogliamo essere fedeli tanto alle leggi della religione quanto  a quelle di uno stato democratico e non tirannico…”
    Il cardinale  lo interruppe a sua volta bruscamente e, con l’indice puntato minacciosamente quasi sulla fronte del priore, gridò:
   “La Costituzione di Francia che voi avete abbracciato è negatrice della religione…oltre che uomini di Chiesa siete sudditi di un sovrano…”
    Il priore:
   “ Voi dite, eminenza, che il giuramento che abbiamo fatto alla Chiesa con il sacramento dell’ordine ci obbliga  anche  alla fedeltà al sovrano. Io vi dico che la religione non può essere ridotta a semplice serva di interessi temporali e che, pertanto, la Chiesa deve essere libera da ogni condizionamento del potere e non puntello dell’ordine costituito.Deve educare con la testimonianza alla prima beatitudine del Vangelo che è la povertà…” 

    Magistralmente concepito e descritto  dall'Autore, quello sopra riportato è un  alterco davvero drammatico, al pari di tutta la demoniaca crociata, quella dei Sanfedisti, voluta e capeggiata in modo spregiudicato proprio alla fine del Settecento dal calabrese Fabrizio Ruffo. Era un avventuriero che in modo altrettanto  altrettanto spregiudicato era riuscito ad ottenere la berretta cardinalizia e, millantando un servizio alla Chiesa, si era  invece posto al servizio della feroce restaurazione borbonica contro i barlumi di democrazia giunti attraverso la Repubblica Napoletana instaurata dai Francesi. Ma è una pagina della nostra storia, anzi della Storia , che, pur emblematica e da ponderare attentamente, esula ormai da tempo dai libri di storia che si aprono  sempre più a stento sui banchi delle nostre scuola. 

    Vincenzo Villella  rende dunque un servizio non solo alla Storia, ma anche alla Democrazia e alla stessa Religione con questo incredibile romanzo (“I demoni della Santa Fede - Diario di un monaco giacobino del 1799” , Grafichè editore) che definire “storico” è riduttivo sebbene prenda chiaramente le distanze da tutti quei filoni editoriali di storia romanzata che oggi imperversano a vari livelli. E’ infatti un lavoro narrativo assolutamente inusuale e avvincente nell’impostazione che “racconta” la storia dal di dentro con una delineazione incalzante e suggestiva di luoghi, personaggi e fatti realmente accaduti durante la vergognosa epopea del Ruffo. Un'epopea  che avrebbe voluto essere antirivoluzionaria, ma si rivelò soltanto un calcolo vergognoso soprattutto per la Chiesa del tempo, sanguinosamente asservita agli interessi della Corte. Un rischio tutt’altro che remoto anche oggi nelle logiche di potere locali, ma anche nazionali e internazionali, che sempre più spesso , anche se  in modo per fortuna non più cruento,  assurgono agli onori delle cronache politiche. 

    C’è in questa prosa misurata e suggestiva   una folla di volti , di nomi e di eventi realmente esistiti o accaduti che si incalzano dando vita a tante storie concentriche enormemente ricche di pathos come da tantissimo tempo non era dato vedere nella nostra produzione narrativa oggi più che mai persa dietro pubblicazioni di improbabili saghe familiari che sembrano aver quasi preso il posto dei peggiori feuilleton ottocenteschi di cui erano ghiotti , e nella loro accezione moderna continuano ad essere, orde di lettrici e di lettori appassionati solo di intrecci e di interessi familiari e dinastici quasi sempre inverosimili e caricati di simbolismi economici e imprenditoriali vuoti di ogni significato.

  Raramente mi è capitato di leggere un libro con tanto coinvolgimento emotivo . Peraltro l’artificio usato dall’Autore di creare nei passaggi-chiave un io narrante attraverso le parole del monaco Francesco Butera di Conflenti ( il “notaio zoppo”), giacobino, massone, e convinto  illuminista restituisce pagina per pagina una immediatezza insolita alla narrazione che si dipana in maniera ordinata e chiara anche in tutti i numerosi intrecci, mai inventati dall’Autore, ma registrati con lo scrupolo dello storico di professione.

    Non per nulla I demoni della Santa Fede rimette in gioco in modo virtuoso le sperimentate e raffinate  competenze storiche di Vincenzo Villella insieme alla sua straordinaria capacità di analisi e di sintesi nel dipanare con maestria  tutti i nodi dei fatti e presentarli al lettore nella loro veste più veritiera e avvincente. Un esempio purtroppo ormai raro di come sia possibile raccontare la verità storica presentandola con chiarezza  in tutti i suoi eventi  anche minimali, ma non  in modo  asettico e nemmeno impersonale.