UN’ OPERA NARRATIVA (E PEDAGOGICA)
IRRINUNCIABILE DI VINCENZO VILLELLA
“Siete venuti meno ai vostri doveri – disse il cardinale - sia verso il nostro amatissimo Sovrano sia verso la Santa Romana Chiesa. Abbracciando la odiosa filosofia dei lumi e la satanica rivoluzione, avete tradito la Patria e la Religione…”
Il priore lo interruppe:
“… Noi siamo legati e vogliamo essere fedeli tanto alle leggi della religione quanto a quelle di uno stato democratico e non tirannico…”
Il cardinale lo interruppe a sua volta bruscamente e, con l’indice puntato minacciosamente quasi sulla fronte del priore, gridò:
“La Costituzione di Francia che voi avete abbracciato è negatrice della religione…oltre che uomini di Chiesa siete sudditi di un sovrano…”
Il priore:
“ Voi dite, eminenza, che il giuramento che abbiamo fatto alla Chiesa con il sacramento dell’ordine ci obbliga anche alla fedeltà al sovrano. Io vi dico che la religione non può essere ridotta a semplice serva di interessi temporali e che, pertanto, la Chiesa deve essere libera da ogni condizionamento del potere e non puntello dell’ordine costituito.Deve educare con la testimonianza alla prima beatitudine del Vangelo che è la povertà…”
Vincenzo Villella rende dunque un servizio non solo alla Storia, ma anche alla Democrazia e alla stessa Religione con questo incredibile romanzo (“I demoni della Santa Fede - Diario di un monaco giacobino del 1799” , Grafichè editore) che definire “storico” è riduttivo sebbene prenda chiaramente le distanze da tutti quei filoni editoriali di storia romanzata che oggi imperversano a vari livelli. E’ infatti un lavoro narrativo assolutamente inusuale e avvincente nell’impostazione che “racconta” la storia dal di dentro con una delineazione incalzante e suggestiva di luoghi, personaggi e fatti realmente accaduti durante la vergognosa epopea del Ruffo. Un'epopea che avrebbe voluto essere antirivoluzionaria, ma si rivelò soltanto un calcolo vergognoso soprattutto per la Chiesa del tempo, sanguinosamente asservita agli interessi della Corte. Un rischio tutt’altro che remoto anche oggi nelle logiche di potere locali, ma anche nazionali e internazionali, che sempre più spesso , anche se in modo per fortuna non più cruento, assurgono agli onori delle cronache politiche.
Raramente mi è capitato di leggere un libro con tanto coinvolgimento emotivo . Peraltro l’artificio usato dall’Autore di creare nei passaggi-chiave un io narrante attraverso le parole del monaco Francesco Butera di Conflenti ( il “notaio zoppo”), giacobino, massone, e convinto illuminista restituisce pagina per pagina una immediatezza insolita alla narrazione che si dipana in maniera ordinata e chiara anche in tutti i numerosi intrecci, mai inventati dall’Autore, ma registrati con lo scrupolo dello storico di professione.