mercoledì 12 luglio 2017

RESPONSABILE ANTICORRUZIONE: DOMANDE PERVENUTE NESSUNA

      di Bruno Demasi

E’ andato deserto il bando della Regione Calabria relativo alla manifestazione di interesse per la nomina di un  responsabile dell’anticorruzione che dovrebbe vigilare sui dirigenti della pubblica amministrazione calabra.
     Notizie come questa dovrebbero far inorridire i cittadini, mettere i cinque prefetti calabri in stato di fibrillazione legalitaria, indurre il governo a smetterla di trastullarsi in dichiarazioni uterine e giochini vari e a badare realmente al marasma del nostro sud del sud, spingere il nostro Stato ormai narcotizzato da inefficienza e malaffare a tutti i livelli a una seria riflessione circa la propria identità e il proprio ruolo, al di là delle pose di cartapesta.
    Le associazione votate consacrate alla difesa della legalità invece sono esenti da ogni forma di rabbia o pudore tanto è vero che non si sono fatte ancora sentire davanti allo scandalo degli scandali : la paura di chiunque ad ambire al ruolo di responsabile anticorruzione nella Regione Calabria, dove evidentemente i colletti bianchi e le cosche imperanti in certi dipartimenti e uffici - e non solo a livello regionale -  sono più potenti e temibili delle cosidette “coppole” ormai appartenenti solo al folklore ndranghetistico. 

    «Ci sono direttori generali - ha spiegato Gratteri intervenendo a una manifestazione a Reggio Calabria - che da vent’anni sono nello stesso posto, e da incensurati gestiscono la cosa pubblica con metodo mafioso… grazie a …una politica debole che non ha la forza e la preparazione tecnico-giuridica per affrontare il problema della gestione dei quadri. Per amministrare la cosa pubblica basterebbe un po’ di buon senso ma la parte procedurale dei meccanismi di appalto è governata da un centro di potere che è lì da sempre. Anche per questo quando mi hanno proposto di candidarmi ho detto di no».
    Gli fa eco persino Oliverio affermando: «Sottoscrivo convintamente la valutazione del procuratore Gratteri…quello della burocrazia è un problema più che politico direi di democrazia…Si avverte una pressione, una presenza che definirei un macigno, uno schema sempre uguale di burocrazia dominante. Sono dell’idea che questa struttura abbia avuto un peso tutt’altro che secondario nel ritardato processo di sviluppo della Calabria». 

     Nella sola “Cittadella Regionale” di Catanzaro dalla quale Sergio Mattarella si è beato nella visione agropastorale e poetica della terra bruzia, una struttura elefantiaca in cui sono “occupati” almeno mille dipendenti, i colletti bianchi resistono allo “spoil system” e ai cambiamenti politici. Una casta di intoccabili a cui nessuno si permette di pestare i piedi, una “burocrazia arrogante e autosufficiente sul piano del potere...”, come la definisce il presidente calabro,  in un contesto da operetta  in cui persino le riunioni di giunta pare vengano registrate abusivamente e addirittura alcuni dipartimenti regionali promuovano atti in senso diametralmente opposto rispetto alle richieste del presidente e della sua giunta. Figuriamoci cosa accade in tante amministrazioni cosiddette più "periferiche"!
    E mentre tutto tace, basta organizzare annualmente due o tre convegni o manifestazioni sulla legalità e la  pubblica amministrazione calabra  di vario livello ritorna ogni volta miracolosamente pura, integra e sana. Come la Venere del Botticelli che nasce dalla schiuma  sporca delle banconote.