domenica 20 marzo 2016

OSANNA PER CHI MUORE , OSANNA PER CHI MANGIA…

di Bruno Demasi

    Un ramoscello di olivo e una palma servono solo a fingere di accogliere Cristo oggi, dimenticando che Egli è dimenticato nel cuore e nella carne di quelle migliaia di disperati che continuano a sbarcare nei nostri porti o a marcire specialmente nelle tendopoli rattoppate e nelle fabbriche abbandonate del Rosarnese.
    Giovedi scorso erano in 590 al porto di Reggio Calabria, 589 se non si conta la ragazza sbarcata cadavere dalla grande e vecchia nave della Marina Militare che due ore prima aveva sbarcato altri cadaveri a Messina e che non riusciva a dare un ricovero a tutti al chiuso, ma solo alle donne e ai 140 bambini privi di tutto. Gli uomini invece  lasciati all’aperto sotto una coperta termica dorata che li faceva assomigliare ad uova di Pasqua infiocchettati per la gioia di giornalisti e operatori prezzolati dell’accoglienza lungo le tre lunghissime  ore di attesa prima dello sbarco  al freddo di tramontana che si infilava nelle ossa finchè la burocrazia elefantiaca italiana si decideva a portare a termine i propri interventi di tartaruga.
    E gli operatori volontari – tanti, ma proprio tanti, per fortuna - a combattere inermi la loro battaglia contro il freddo, la sete, la fame. Soprattutto contro l’assuefazione di ripetere stanche e drammatiche ritualità che durano poche ore prima che i disperati sbarcati vengano a loro volta ingoiati dall’inferno come le decine, centinaia di migliaia che li hanno preceduti in questi anni infernali  per la storia del Mediterraneo.
    Carne da macello da immolare sull’alibi quotidiano dell’accoglienza che non accoglie, dei fondi stanziati e spesi per sfamare non si sa più quale ingordigia nascosta, delle parole buttate a fiumi sulla faccia , le orecchie e il cuore della gente ormai insensibile ed assuefatta al folklore miserevole di queste morti quotidiane che si consumano non solo sui barconi, sulle navi di soccorso o nei porti, ma soprattutto nei centri di smistamento o  di raccolta.
    Nei nuovi lager dove si agitano tanti rami di ulivo e di palme, ma dai qualiCristo è stato scacciato già da un pezzo!