domenica 3 gennaio 2016

I CAMPANELLI SENZA ALLARMI E IL FUOCO DI CALABRIA

di Bruno Demasi
    Quando si parla di questo fuoco non si tratta affatto di un distillato tipico della nostra terra e neanche della solita bomba al 70 % di peperoncino e al 30 % di scarti del maiale che i Francesi a suo tempo insegnarono a confezionare ai contadini di Calabria col nome di Andouille. Si tratta di fuoco vero e proprio con l’aiutino della benzina o della nafta.
    Lo stesso fuoco che due giorni fa ha distrutto l’automobile di uno degli ultimi sindacalisti maiuscoli calabresi, Giuseppe De Lorenzo di Corigliano Calabro, e due mezzi della nettezza urbana di Gioiosa Ionica a poche ore di distanza dagli spari indirizzati contro le automobili del sindaco dello stesso centro , Salvatore Fuda. 
    In entrambi i casi gli sfasciacarrozze calabri hanno agito indisturbati secondo i vecchi copioni del codice più puzzolente della ritranga: intimidire e minacciare secondo una prassi elementarmente precisa ed efficace: fatti gli affari (…) tuoi se vuoi campare!

    De Lorenzo ha il solo torto di schiararsi sul serio dalla parte degli ultimi della sua terra e di non essersi mai lasciato condizionare dai clichèes di un sindacalismo di maniera volto più a far carriera e soldi che a perseguire il bene altrui.
    Salvatore Fuda ha il torto di essere un sindaco vero, non un fantoccio di cartapesta messo su una poltrona dai poteri apparentemente puliti delle facce lorde e di non scendere a patti con nessuno.
    Due eroi sconosciuti alle prefetture  del calabro suolo? 
    Sicuramente si in una terra che ancora oggi assimila l’eroismo al massimo con una statua pacchiana di Garibaldi situata al centro di centinaia di paesi e di solito bersaglio delle cacche di migliaia di piccioni, innocue quanto le migliaia di parole sparate nei costosi convegni sulla legalità.