martedì 29 dicembre 2015

IL TRITAFONDIEUROPEI AL RAGLIO CALABRO

di Bruno Demasi
   La carne per salsicce o si insacca subito o puzza poichè non possono badare a tutto il Piano Operativo Regionale o quello Nazionale: loro fanno già abbastanza studiando bandi cervellotici e indecifrabili, al sale pensano, o dovrebbero pensare, i politici, mentre al pepe provvedono rapidamente e con grande cura le lobbies calabre targate in modo variopinto, ma in buona parte riconducibili a onorate agenzie di collocamento, di ripartizione e forse di spartizione…
    Alle budella e ai relativi contorcimenti pensano invece i contribuenti calabri che finanziano i finanziamenti all’Europa, i quali finanziamenti ritornano in Calabria, con l’aspetto di graziose elargizioni alla plebe, sotto forma di fondi F.S.E. (Fondo Sociale Europeo) o F.E.R.S. (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), impiegati spessissimo per progettini di parecchie decine di migliaia di euro destinati all’accurato studio del sesso degli angeli, alla quadrisezione del capello afflitto da forfora o all’analisi preoccupatissima dell’andamento dell’economia calabra e della sua progressione millimetrica annuale. Senza parlare dei progettoni densi di fumo concernenti le presunte “eccellenze”, le strapresunte “legalità”, i consunti voli pindarici di molte scuole incapaci di fare altro… 

    I bandi regionali e nazionali relativi all’utilizzo di detti fondi, nella grandissima maggioranza sono dei veri e propri capolavori del cavillo elevato a sistema che, al di là della portata dei “progetti” prodotti serialmente e presentati quasi sempre dai soliti noti, diventa la mente e il cuore di tutto il vorticoso giro di denaro che , se dovesse profumare, sommergerebbe l’intera regione di una nube tossica difficilmente sopportabile. Tanto poco sopportabile che si preferisce tenerla ingabbiata con grandi coperchi ermetici in altrettanti pentoloni a tenuta stagna.
    E – si sa – il cavillo è fatto per scoraggiare, contenere, comprimere. Cosicchè, malgrado il diluvio incontrollato, molti dei fondi rimangono anche non spesi e a pochi giorni dalla chiusura ufficiale della programmazione 2007-2013 alla nostra regione resta ancora molto da certificare per evitare che centinaia di milioni di euro riprendano la strada di Bruxelles. A rischio soprattutto le risorse del Fesr (Fondo europeo per lo sviluppo regionale) da sempre tallone d'Achille dell'intera programmazione comunitaria e indicatore dell'incapacità dimostrata negli anni dagli amministratori regionali di saper almeno impiegare i soldi che l'Europa mette a disposizione per far recuperare il gap infrastrutturale e di sviluppo dei nostri territori. 

    Dicono che a fine ottobre 2015 la spesa certificata sulle risorse del Por Fesr 2007-2013 registrava un livello di impegno pari al 62,55 per cento dell'intera dotazione, con una quisquilia di denaro non speso di circa 800 milioni di euro. 
   E mentre la Calabria è sempre più lontana per infrastrutture persino dai più poveri paesi UE, mentre ormai le strade sono ridotte a mulattiere e le linee ferroviarie a giocattoli, mentre gli abitati sono diventati immondezzai e la gente scappa a gambe levate, le risorse FESR oltre a prendere strade molto tortuose, restano in gran parte vergognosamente non impiegate malgrado i salti mortali dell'autorità di gestione di questo fondo che dovrebbe certificare pagamenti per circa 750 milioni di euro.
     In pratica da dicembre 2014 a maggio 2015 la spesa certificata all'Europa è rimasta al palo. Lo stesso palo cui è legata per il collo l’intera Calabria tra lo scialo di parole e di soldi dei politicanti di turno a più livelli.