Una storia apparentemente banale, anche se truculenta, quella di Alessandro Nunziante, ma sicuramente molto sui generis.
Nacque a Messina, figlio di secondo letto di Vito e, come i suoi avi, intraprese la carriera militare fino a divenire colonnello nel 1846 . Attaccatissimo alla Corona, ricoprì cariche importanti e ottenne a larghe mani vari premi e prebende sia da Ferdinando II che da Francesco II, riuscendo a diventare influentissimo a corte e intimo del Re tanto da soccorrerlo in diverse occasioni, come ci racconta il De Cesare . Era con ogni evidenza cinico e senza scrupoli , sicchè nessuno si meravigliò più di tanto quando venne etichettato come traditore dei Borbone, lui che aveva represso col sangue i moti contro questi ultimi, ma che al momento della loro capitolazione non esitò a passare coi Piemontesi.
Intraprese molti viaggi, tra cui quello in Calabria il 20 ottobre
del 1852, quando Ferdinando visitò le Calabrie. Il De Cesare ci
riferisce che egli, in una di queste occasioni, trovandosi a Reggio nel
palazzo dell' Intendenza, essendosi accorto che vi erano personaggi
tacciati di liberalismo, senza salutare iniziò a prendere a calci una
porta in modo furioso. E c'è anche chi ricorda che sempre a Reggio
racconta, all'uscita dal Duomo, un certo Pellicano detto Paddazza si
avvicina al Re mostrandogli un pane di pessima qualità gridandogli:”
Maestà questo è il pane che mangia il popolo”. Davanti a questa scena,
il Nunziante fece arrestare il Reggino e ordinò di arrestare chiunque si
avvicinasse al re.
La carrellata di episodi prosegue con l’episodio occorso di ritorno dal viaggio a Reggio: il Re nei pressi di Pizzo desiderava andare a visitare Mongiana, ma veniva dissuaso con decisione da Alessandro. Il Re si corrucciò di questa situazione e decise di salpare subitto per Napoli, ma il Nunziante esclamò:” Maestà, noi vi seguiremo ovunque, anche a costo della vita”. Una fedeltà cristallina che però iniziò a vacillare quando, deceduto lo zar di Russia, Ferdinando, affidò in principio a lui l'incarico di guardia personale, ma poco tempo dopo glielo tolse per affidarlo allo Steiger. Il Nunziante non si dimenticò mai di questo volta faccia, ma finchè il Borbone visse lo servì umilmente senza avere idee liberali.
Morto Ferdinando, gli successe il giovane e timido Francesco che non riuscì a reggere le sorti del paese. Si affidò nel governo a uomini” fidati” tra cui Alessandro Nunziante che consultava in ogni esigenza.
Alessandro fu persino organizzatore dell'Ottavo Battaglione Cacciatori tanto per intenderci, successe però che la fazione svizzera si ammutin ed egli venne chiamato a reprimere il moto: lo fece nel sangue. Causò 80 morti e 200 feriti una situazione che in quella occasione fu sinistra .
Nacque a Messina, figlio di secondo letto di Vito e, come i suoi avi, intraprese la carriera militare fino a divenire colonnello nel 1846 . Attaccatissimo alla Corona, ricoprì cariche importanti e ottenne a larghe mani vari premi e prebende sia da Ferdinando II che da Francesco II, riuscendo a diventare influentissimo a corte e intimo del Re tanto da soccorrerlo in diverse occasioni, come ci racconta il De Cesare . Era con ogni evidenza cinico e senza scrupoli , sicchè nessuno si meravigliò più di tanto quando venne etichettato come traditore dei Borbone, lui che aveva represso col sangue i moti contro questi ultimi, ma che al momento della loro capitolazione non esitò a passare coi Piemontesi.

La carrellata di episodi prosegue con l’episodio occorso di ritorno dal viaggio a Reggio: il Re nei pressi di Pizzo desiderava andare a visitare Mongiana, ma veniva dissuaso con decisione da Alessandro. Il Re si corrucciò di questa situazione e decise di salpare subitto per Napoli, ma il Nunziante esclamò:” Maestà, noi vi seguiremo ovunque, anche a costo della vita”. Una fedeltà cristallina che però iniziò a vacillare quando, deceduto lo zar di Russia, Ferdinando, affidò in principio a lui l'incarico di guardia personale, ma poco tempo dopo glielo tolse per affidarlo allo Steiger. Il Nunziante non si dimenticò mai di questo volta faccia, ma finchè il Borbone visse lo servì umilmente senza avere idee liberali.
Morto Ferdinando, gli successe il giovane e timido Francesco che non riuscì a reggere le sorti del paese. Si affidò nel governo a uomini” fidati” tra cui Alessandro Nunziante che consultava in ogni esigenza.
Alessandro fu persino organizzatore dell'Ottavo Battaglione Cacciatori tanto per intenderci, successe però che la fazione svizzera si ammutin ed egli venne chiamato a reprimere il moto: lo fece nel sangue. Causò 80 morti e 200 feriti una situazione che in quella occasione fu sinistra .


Malgrado ciò, il Nunziante, stufo della debolezza di francesco, non esita poco tempo dopo a cambiare casacca a favore dei Piemontesi.In tale occasione restituisce al Sovrano diplomi ed insegne e così fa la moglie ed esorta i suoi uomini ad unirsi:” alla gloriosa patria italiana” che prima definiva filibustieri.
Diviene così lui l'arcitraditore indiscusso. Per scampare a possibili vendette, scappa in Svizzera, ma dopo pochi giorni viene richiamato dal Cavour a servire la causa italiana e i Savoia lo ricompensano con una valanga di cariche e opportunità. Riuscì persino a divenire senatore e pubblicò un piccolo opuscolo che fece molto rumore sulla gestione della guerra. Si spense a Napoli nel 1881, lasciando alla storia dell’Italia una storia personale tanto tumultuosa quanto contraddittoria e ambigua.