venerdì 15 settembre 2023

A 30 ANNI DAL SUO MARTIRIO ANCHE LA PIANA E L'ASPROM0NTE NEL SEGNO DI PINO PUGLISI? ( di Bruno Demasi)


     Esattamente il 15 settembre di trent'anni fa veniva ucciso don Pino Puglisi. Passarono venti anni prima che la Chiesa e la società civile prendessero piena coscienza del significato epocale costituito da quell'omicidio in un grande evento rappresentato dalla commovente beatificazione di questo martire a Palarmo. Una beatificazione  che rappresentò indubbiamente una pietra miliare nel cammino di affrancamento di un intero Sud ( e non solo) dal cancro della mafia e della mafiosità di cui sono ancora intrise le coscienze  di tanti, forse tantissimi nei nostri paesi e nelle città del Meridione.
     Quel giorno  a Palermo, tra centomila e oltre persone accorse da ogni dove si respirava questo impaccio di restare ancora  impastoiati in un modo di pensare e di agire apparentemente innocuo e spontaneo eppure ancora sotto molti aspetti caratterizzato per noi meridionali da tanti schemi pseudomafiosi.
   
    Ci si chiede se la Piana di Gioia Tauro  il contesto aspromontano, dove questi schemi sono ancora più che mai tenaci, dove i piccoli respirano e succhiano ancora  insieme al latte materno una strana concezione della libertà e del rispetto, sia possibile formare generazioni veramente libere, capaci di impegnarsi nel lavoro e per il lavoro, nella pace e per la pace, nell'operosità e per il bene comune.
    E' quanto andava predicando con l'esemio e con pochissime parole Pino Puglisi, è quanto dopo un giorno dalla beatificazione  ribadì con coraggio Papa Francesco all'Angelus:

“I mafiosi e le mafiose si convertano a Dio”.  “Non possono fare di noi fratelli schiavi”. “Io penso a tanti dolori di uomini e donne, anche di bambini, che sono sfruttati da tante mafie, che li sfruttano facendo fare loro un lavoro che li rende schiavi, con la prostituzione, con tante pressioni sociali. Dietro a questi sfruttamenti, dietro a queste schiavitù, ci sono mafie. Preghiamo il Signore perché converta il cuore di queste persone. Non possono fare questo. Non possono fare di noi, fratelli, schiavi! Dobbiamo pregare il Signore! Preghiamo perché questi mafiosi e queste mafiose si convertano a Dio”.


      “Don Puglisi è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo li sottraeva alla malavita, e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà, però, è lui che ha vinto, con Cristo Risorto”.
      “Il nostro Dio non è un Dio 'spray', è concreto, non è un astratto, ma ha un nome: ‘Dio è amore’. Non è un amore sentimentale, emotivo, ma l’amore del Padre che è all’origine di ogni vita, l’amore del Figlio che muore sulla croce e risorge, l’amore dello Spirito che rinnova l’uomo e il mondo. Pensare che Dio è amore ci fa tanto bene, perché ci insegna ad amare, a donarci agli altri come Gesù si è donato a noi, e cammina con noi”.


     E' lecito sperare, dunque,  senza un impegno serio e aperto delle istituzioni, della Scuola, della Chiesa, di tutte le coscienze libere un cambiamento  anche per la Piana di Gioia Tauro, per i paesi aspromontani, dove tutto, o quasi, sembrerebbe ormai immutabile, dove tutto in questi ultimi anni  sembra tornato agli anni di piombo e al silenzio più divisivo e opprimente?