venerdì 25 aprile 2025

A 80 ANNI DALLA LIBERAZIONE... BRANCATISANO PASQUALE E GLI ALTRI ( di Bruno Demasi )

   Non era uno degli idoli ammantati di medaglie e blasoni che ogni anno il 27 gennaio e il 25 aprile vengono portati in giro per le scuole di Calabria, come la statua della Madonna di Polsi, a raccontare una storia che il più delle volte non hanno nemmeno vissuto in prima persona, è stato invece  un partigiano vero Pasquale Brancatisano che  nato a Samo nell’entroterra della Locride nel 1922 e scomparso 4 anni fa,   ha combattuto in prima linea per la liberazione d’Italia con il nome di “Malerba”. Uno dei pochi, perché la lotta partigiana nella Calabria Ultra non ebbe molti proseliti come invece li ebbe il Fascismo. Vizio antico! 
 
   Tra le immagini possibili quella di Pasquale è l’icona del bracciante calabrese che negli anni della prima gioventù, gli anni ’40 del secolo scorso, ha il coraggio di lasciare la gleba e i suoi padroni per i quali si spaccava la schiena dall’alba al tramonto nelle campagne della Locride per andarsi a spaccare la schiena in una lotta ben più difficile e micidiale : la liberazione della Penisola. E nessuno gli aveva detto e tantomeno chiesto di farlo, ma lui, non si sa come, decideva ugualmente di impegnarsi in questo dovere e per ben due anni e mezzo andò sulle montagne a prestare la sua opera di partigiano-bracciante abituato da sempre ai rigori del freddo, ma anche a quelli del rischio estremo, della fame, dell’indigenza e della precarietà totali.                                                                                   
                                   
 Malerba aveva rotto  con tutti gli schemi. Lo aveva fatto fin da quando nel 1943 imbracciò il fucile e partì di notte da solo, come negli stessi giorni stavano facendo Aldo Chiantella da Reggio Calabria e Anna Condò, la staffetta partigiana della provincia reggina , che tutti conoscono o dovrebbero conoscere. 
 
   Insieme a loro i martiri di Palmi , la città della Piana, seconda solo a Reggio per numero di partigiani caduti nella lotta di liberazione, che prima o poi tutte le scuole superiori della Piana dovranno ricordarsi di ricordare come monito ai giovani che non sanno e agli adulti che, pur sapendo, dimenticano troppo facilmente.  Li ricordiamo con ossequio davanti ai loro nomi scritti su questa lapide ornata da pochi papaveri che una mano pietosa vi ha posto in questo fredo 25 aprile 2025.

sabato 19 aprile 2025

L'eredità bizantina pasquale nella diocesi antica e nuova di Hagia Agathè (di Bruno Demasi)


     Quante volte, in quante albe delle domeniche di Pasqua le  parole "Christòs anèsti - Alithòs anèsti"( Cristo è risorto - E' veramente risorto)  sono risuonate nella cattedrale bizantina di Oppidum (Hagia Agathè), mentre il celebrante sull’altare con lo sguardo volto a Oriente officiava i sacri misteri tra il tripudio della gente dell’Aspromonte riunita a stento in quella cattedrale oggi ridotta a un ammasso di corposi ruderi frantumati e scompaginati dai rigurgiti paurosi del terremoto del 1783. 

     Testimonianze sparute rintracciabili in piccoli frammenti delle Relationes ad limina dei vescovi che si sono succeduti nei secoli su quelle balze dell’Aspromonte, in quella cattedrale dimenticata, tradizioni orali addormentate , ricostruzioni storiche sempre da approfondire in qualche modo ci informano che anche in Hagia Agathè il doxastikon della terza ode del canone di Pasqua dell'innografo s. Giovanni Damasceno (sec.VIII), da una parte annunciava la risurrezione di Cristo che si celebrava particolarmente nel giorno di Pasqua, dall'altra coinvolgeva il destino dell'uomo, creato e restaurato ad immagine del Verbo di Dio incarnato, che è la vera immagine di Dio. 

       Con Cristo risorge anche l'uomo e tanto si annunciava senza remore e senza paura.

    "Ieri, o Cristo, con te ero sepolto, oggi risorgo con te che risorgi. Ieri con te ero crocifisso, con te glorificami tu, o mio Salvatore, nel tuo Regno". Un ritornello più volte ripetuto nell'Orthros di Pasqua che intendeva imprimere nella mente e nel cuore dei credenti il significato della risurrezione: "Risorto Gesù dalla tomba, come aveva predetto, ha dato la vita eterna e la sua grande misericordia".
"Oggi risorgo con te che risorgi".


    D’altronde S. Paolo, nella sua catechesi, ha usato ripetutamente questa professione di fede e questa immagine di sepoltura e di risurrezione, di morte al peccato e di risurrezione a novità di vita e su questa visione imposta l'etica nuova del cristiano e del suo nuovo comportamento di persona risorta.

    Con questa esultanza anche in questo terribile 2025 si alza da questo luogo ,antico e nuovo, il mio augurio di resurrezione per tutti!