di Bruno Demasi
A tutti coloro che continuano a insultare i calciatori immigrati del Koa Bosco e si augurano ad alta voce che affondino i barconi che li trasportano in questo nostro inferno; a tutti coloro che continuano a tacere sul razzismo da quattro soldi e sulla barbarie in cui siamo precipitati; ai raggiri della politica grassa, addormentata e dimentica dell’educazione e della formazione dei nostri giovani abbandonati a sè stessi; ai silenzi della società cosiddetta civile e di certa parte di Chiesa perse dietro le loro ritualità, i loro cavilli e i loro imbarazzi: VERGOGNIAMOCI!
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L’ennesimo atto di violenza ai danni del Koa Bosco, la squadra di calcio formata interamente da immigrati

Dal pubblico presente prima due o tre tifosi, poi un gruppo di una trentina di persone hanno iniziato a urlare in dialetto ai calciatori del Koa: “niri di merda”. “tornatavindi dundi venistivu”, “Dovevate affondare sui barconi” ed altre raffinate facezie del genere. I calciatori del Koa hanno reagito e uno di loro è stato espulso dal campo , il che ha determinato il passaggio repentino del pubblico alle vie di fatto: invasione di campo, sputi, insolenze urlate , botte indiscriminate e la sospensione della partita che l’arbitro ancora minorenne è riuscito a malapena a interrompere. Solo l’ intervento dei carabinieri ha potuto creare una palizzata intorno Koa Bosco in mezzo al campo mentre fuori dall’area di gioco aggrappati alle reti di recinzione, i tifosi urlavano ancora violenza, rabbia e anatemi di ogni genere significando che fino a quando quella squadra di negri non sarà tornata da dove è venuta li aspetta solo questo trattamento.
Un episodio significativo, preceduto da altri analoghi avvenuti in passato, che scoraggia don Roberto, che, a sua volta, mentre guidava il pulmino sul quale era riuscito fortunosamente a caricare i suoi calciatori, è stato fatto oggetto anch’egli di insolenze di ogni genere( “portatilli a sti nighiri ) e che sta seriamente pensando al ritiro della squadra per la mancanza assoluta di condizioni minime di civiltà e il rischio elevato di violenze ancora più gravi.
Stiamo lasciando sfiorire nel gelo assoluto la primavera del Bosco di Rosarno, un’isola poverissima di rara civiltà , di carità onesta e dignitosa, dove la Chiesa degli ultimi e la Parola di Dio si fanno miracolosamente carne giorno per giorno in mezzo alla palude che le circonda. In tutti i sensi!