di Bruno Demasi

Da
stamattina la baraccopoli/tendopoli, in seguito a un’ordinanza di sgombero
determinata , pare, da accertamenti sanitari pregressi con esiti preoccupanti,
non esiste più o quasi. Una decisione rapida. Un esecuzione rapidissima, nella
Calabria dei mille ritardi e delle mille paludi ,nella quale non esistono
neanche i soldi necessari per le elezioni del possimo novembre!
Ha seguito, tra gli altri, la
vicenda da vicino don Roberto Meduri con il cuore gonfio di commozione e di
rabbia. Da stasera egli non potrà più portare in quel campo dei miracoli a
tanta gente, a tante famigliole dagli occhi spalancati, i sacchi di pane e di
indumenti, gli scatoloni di farmaci che portava ogni sera. Da stasera dovrà penare per
sistemare tutta quella gente in alloggi di fortuna.
Già, ulteriori alloggi di fortuna,
perché se i piani e le ordinanze di sgombero si eseguono in modo immediato,
quelli utili a cercare soluzioni alternative per ospitare questa gente non solo
non si trovano in via immediata, ma addirittura non si trovano affatto.
E perché la Chiesa locale, le
associazioni, gli enti che hanno avuto in gestione tanti, ma tanti immobili
confiscati, non incominciano a metterli a disposizione di queste persone, di queste famiglie abbandonate, evitando
di attaccarci agli ingressi insegne pompose che servono a nascondere soltanto
il vuoto che c’è all’interno di queste strutture?
Ci sarebbe
modo migliore per celebrare le enunciazioni di principio che si stanno
faticosamente elaborando nel Sinodo in corso?