Di Bruno Demasi

Un percorso sicuramente di santità e di dedizione a Dio, alla gente e alla propria famiglia. Un itinerario tribolato e martoriato non solo e non tanto dalle stigmate che hanno segnato sempre la sua carne quasi per assimilarla il più possibile alle sofferenze di Gesù, il Cristo, quanto dalle incomprensioni e dall’arrogante incredulità di chi a volte anche nella Chiesa, anche in questa diocesi, derideva in lei “la santona” o, bene che andasse, sentendo parlare di lei , si trincerava dietro una smorfia di sufficienza più o meno divertita.
Evidentemente il cammino verso la santità prevede questi passaggi. Quasi tutte le agiografie dei santi ne citano qualcuno e anche la gente, la gente semplice dei nostri paesi che per prima ha acutamente intuito la santità di questa donna, ha capito molto presto che malgrado i silenzi opprimenti, e a volte anche il dissenso larvato, della Chiesa, occorreva continuare a credere nella missione di Natuzza, andare da lei, pregare con lei, credere con lei. Io l'ho fatto e non me ne sono pentito!!!
Natuzza è creatura frutto della tenerezza di Dio perché ha impersonato in sé la tenerezza verso tutti coloro che si sono rivolti a lei, spesso affrontando viaggi di centinaia o migliaia di Km per arrivare nella sua umilissima abitazione di Paravati e a tutti, credo, si è fatta in qualche modo e inspiegabilmente presente .
Evidentemente il cammino verso la santità prevede questi passaggi. Quasi tutte le agiografie dei santi ne citano qualcuno e anche la gente, la gente semplice dei nostri paesi che per prima ha acutamente intuito la santità di questa donna, ha capito molto presto che malgrado i silenzi opprimenti, e a volte anche il dissenso larvato, della Chiesa, occorreva continuare a credere nella missione di Natuzza, andare da lei, pregare con lei, credere con lei. Io l'ho fatto e non me ne sono pentito!!!
Natuzza è creatura frutto della tenerezza di Dio perché ha impersonato in sé la tenerezza verso tutti coloro che si sono rivolti a lei, spesso affrontando viaggi di centinaia o migliaia di Km per arrivare nella sua umilissima abitazione di Paravati e a tutti, credo, si è fatta in qualche modo e inspiegabilmente presente .
Natuzza è la donna del popolo che fa dell’umiltà la propria bandiera e che diffida dei potenti, preferendo loro di gran lunga la potenza di Dio. Quel popolo che, pur rispettando i
dettami ecclesiali, non ha mai cessato di amare questa donna e di
credere nella sua missione anche quando sembrava che tutto congiurasse
contro di lei e la stesse annientando (non dimentichiamo che per qualche
tempo è stata anche rinchiusa in modo coatto nel manicomio di Reggio
Calabria).
Il mondo ecclesiale locale, malgrado l’intelligenza dei vescovi di Mileto, in buona parte è rimasto sempre guardingo nei suoi confronti, disincantato anche quando da Roma si manifestava interesse e rispetto verso questa stigmatizzata e cardinali, vescovi e preti facevano a gara per conoscerla e persino Sr Emanuel Maillard della Comunità Delle Beatitudini, (che ora vive a Medjugorie), tracciava nelle sue inchieste coraggiosamente e con pochissime frasi l’identikit di questo straordinario carisma vivente nella Calabria più difficile e remota.
E di libri l’esperienza mistica di questa donna ne ha fatti scrivere tanti, tutti dettati da delicatezza e ammirazione, da quelli minuziosi di Marinelli fino alla monumentale e recente biografia di Luciano Regolo (l’ex direttore dell’Ora della Calabria).
La gente non aveva però bisogno di queste testimonianze e di questi esempi per accorrere a migliaia a Paravati, specialmente a maggio e a novembre nei raduni oceanici che si tenevano e ancora si organizzano sulla grande spianata attigua alla chiesa che sta sorgendo.
Probabilmente Natuzza non si è mai accorta di essere l’antitesi vivente di quella “fede adulta”
Il mondo ecclesiale locale, malgrado l’intelligenza dei vescovi di Mileto, in buona parte è rimasto sempre guardingo nei suoi confronti, disincantato anche quando da Roma si manifestava interesse e rispetto verso questa stigmatizzata e cardinali, vescovi e preti facevano a gara per conoscerla e persino Sr Emanuel Maillard della Comunità Delle Beatitudini, (che ora vive a Medjugorie), tracciava nelle sue inchieste coraggiosamente e con pochissime frasi l’identikit di questo straordinario carisma vivente nella Calabria più difficile e remota.
E di libri l’esperienza mistica di questa donna ne ha fatti scrivere tanti, tutti dettati da delicatezza e ammirazione, da quelli minuziosi di Marinelli fino alla monumentale e recente biografia di Luciano Regolo (l’ex direttore dell’Ora della Calabria).
La gente non aveva però bisogno di queste testimonianze e di questi esempi per accorrere a migliaia a Paravati, specialmente a maggio e a novembre nei raduni oceanici che si tenevano e ancora si organizzano sulla grande spianata attigua alla chiesa che sta sorgendo.
Probabilmente Natuzza non si è mai accorta di essere l’antitesi vivente di quella “fede adulta”
