di Bruno Demasi
Annotava il Fatto Quotidiano qualche settimana fa:"Nel
decreto sviluppo licenziato dal governo Monti, c’è anche una
patata bollente per la Calabria. Ovvero il via libera al Rigassificatore
di San Ferdinando, un colosso di oltre 47 ettari che vale 1 miliardo e
200 milioni di euro, in grado di riportare allo stato gassoso 12 miliardi
di metri cubi di gas naturale liquefatto ogni anno. L’articolo 38 del testo
supera le prescrizioni del Consiglio superiore dei lavori pubblici che,
per ben due volte, aveva bocciato l’opera proprio perché gli studi
presentati risultano “incompleti e non definiti con l’estensione e gli
approfondimenti necessari all’espressione di un compiuto parere sulla fattibilità
dell’opera”.
L’organo davvero “tecnico” della questione, infatti, ha
evidenziato il fatto che il territorio in cui dovrà sorgere la mega struttura è
una delle maggiori aree a rischio sismico del Paese. Esattamente come accadde per
l’Ilva di Taranto il governo ha messo in piedi
una norma ad aziendam, questa volta per agevolare la LNG MedGas,
l’unica azienda accreditata in Italia a fare operazioni di questo tipo. Dietro
la sigla LNG ci sono altre due società importanti: la Med Gas Italia e
la Fin Gas che detiene il 70% delle azioni e che è composta da Iride
e dalla Sorgenia della famiglia De Benedetti.
I
sindaci del comprensorio sono sul piede di guerra, tanto che durante una
riunione per discutere sulla questione, il primo cittadino di San Ferdinando, Domenico
Madaffari, ha minacciato che non si recherà alle urne, per l’indifferenza
che la politica ha dimostrato in merito all’argomento e nonostante, fino a poco
tempo fa, avesse accolto a braccia aperte la candidata del suo partito, Rosy
Bindi. Il comitato “San Ferdinando in movimento”, che da anni si
batte contro la costruzione della struttura, spiega che “solo in Italia, e solo
in questo momento di debolezza istituzionale con conseguente tracotanza dei
poteri forti, accade che per superare le stringenti prescrizioni del Consiglio
superiore dei lavori pubblici in materia di sicurezza di quell’impianto folle e
inutile, qual è il Rigassificatore della Piana, non si obblighi l’azienda
costruttrice alla revisione del progetto o, meglio ancora, ad abbandonare il
campo con la coda tra le gambe, bensì si silenzi, in pieno stile montiano,
l’unico organo davvero tecnico che finora, facendo anche le veci dell’ente
regionale e di quelli strettamente locali, era riuscito a tutelarci”.
È
impensabile, affermano gli oppositori del progetto, che di fronte ai due pareri
negativi da parte del Consiglio superiore dei lavori pubblici, non esista una
valutazione d’impatto ambientale, ma solo uno studio della stessa LNG in cui
non si prevede la presenza del vicino inceneritore, oggi in via di raddoppio. E
nonostante il centro abitato sorga a pochi passi e a soli 100 metri vi sia la scuola
di San Ferdinando. Inoltre le condotte di questo mega impianto arriverebbero
fino a mare. Sulla spiaggia, come da progetto, dovrebbe sorgere un ponte di
attracco per le navi che, però, non darebbe fastidio dato che, come
suggeriscono i sapienti “tecnici” (questa volta la commissione regionale), si
tratta di un pontile di vernice metallizzata, praticamente “invisibile
all’occhio nudo” se non in particolari ore del giorno, a seconda dell’intensità
della luce del sole. Manca, invece, come previsto dall’articolo 7 del Codice
dell’Ambiente, la valutazione ambientale strategica (VAS).
Indispensabile in procedimenti di questo tipo e su cui si dibatte da anni.
Il
decreto sviluppo nasconde anche la vera ratio dell’iniziativa: creare una
hub di transito e smercio del gas. Un eccesso strutturale dal punto di
vista dell’offerta dato che il gas prodotto sarebbe molto più di quello che
serve e dunque dovrebbe essere necessariamente smistato verso il Nord Europa.
Così che l’Italia, possa finalmente viaggiare su due piattaforme di gas.
Scongiurando il rischio sismico che potrebbe avere conseguenze drammatiche.
In
ultimo, giova ricordare che il responsabile del procedimento autorizzativo
dell’impianto è stato Franco Canepa, a oggi ancora presidente della Olt
Energy Toscana (di cui possiede il 29%), la società impegnata nella
costruzione del rigassificatore offshore di Livorno. Oltre ad essere
stato arrestato con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta, nel 1997, è
citato nell’operazione “mafia e appalti ter” della Procura di Palermo."
Perchè non si trovano soluzioni altrettanto rapide al problema endemico della spazzatura che ormai sommerge la Piana?