domenica 16 dicembre 2018

HANNUKAH 2018 , LA FESTA DELLE LUCI IN CALABRIA

  di Domenica Sorrenti
   C’era una melodia strana, un canto struggente  che nel profondo dell’inverno sentivo reiterare  da mia nonna mentre raccoglieva le sue olive al freddo di novembre o di dicembre , una nenia  che ogni anno cercava di insegnare con parole misteriose alle sue figlie e alle altre donne che l’aiutavano, come a lei era stata insegnata da sua madre o da sua nonna. Un canto struggente e povero che mi è rimasto indelebile nella mente come le lacrime di quella donna e delle sue sorelle quando rievocavano un tempo lontano e perduto in una terra promessa in cui non erano mai state se non attraverso i ricordi dei loro padri e dei loro nonni. La terra di Israele. E poi le cose non dette: la fame, il freddo, la paura, le persecuzioni, la dispersione coatta  delle loro tradizioni ataviche per abbracciare la fede cristiana, l’unica che potesse renderli eguali o che avessero a portata di mano sulle montagne delle Serre e poi a Piminoro e poi a Oppido. Ma il ricordo straziante della patria avìta non era mai venuto meno e diventava più acuto e dolente nei giorni della Festa delle Luci, di cui parla Domenica Sorrenti in questa bellissima pagina o in prossimità della festa delle Capanne o più semplicemente nella sacralità con cui preparava il pranzo e la cena e cercava di radunare la famiglia  nei giorni del sabato, antica e sbiadita memoria del grande Shabbat.
    Quella nenia l’ho risentita dopo tantissimi anni in un frammento della colonna sonora del film “Iona che visse nella balena”, ripresa miracolosamente da Ennio Morricone dalla tradizione dei canti ebraici più antichi e subito tutto mi è tornato alla memoria in un flash illuminante e doloroso. E’ la nenia che si può ascoltare in apertura del video pubblicato su you tube che qui riporto a corredo di questo  articolo stupendo che Domenica Sorrenti, infaticabile animatrice dell’Associazione “ Cittanova Radici” e di tante “cose” ebraiche ha dedicato alla festa di Hannukah di quest’anno in Calabria. Una terra che lungo i secoli  ha accolto un numero impressionante di Ebrei e di tradizioni di cui si era persa quella memoria che pian piano sta riaffiorando con tutta la sua enorme ricchezza di significati e di valori che la distingue e che in questo triste  ottantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali non possiamo assolutamente dimenticare(Bruno Demasi)


     In questo significativo  2018 ben cinque località e sei luoghi diversi hanno preso parte alle manifestazioni per la ricorrenza di Hanukkah o Festa delle Luci che si svolge ogni anno dal 25 del mese di Kislev al 2 o 3 del mese di Tevet, a seconda della durata del mese precedente, seguendo il calendario ebraico, mentre secondo il calendario gregoriano la ricorrenza quest’anno è caduta dal 3 al 10 del mese di dicembre.
   In Calabria, la celebrazione della Festa delle Luci si è svolta a Cetraro, a Reggio Calabria, a Soriano Calabro, e, come sempre, presso l’ex Campo di Internamento di Ferramonti di Tarsia e nella città di Cosenza. 

  La celebrazione dei festeggiamenti è stata molto partecipata, grazie al coinvolgimento degli alunni di quattro Istituti Scolastici di Istruzione Superiore ed ha permesso ad una popolazione molto giovane di venire informata su un avvenimento che oltre ad avere un fondamento biblico, ha un grande valore storico, sociale e culturale perché rappresenta la vittoria di un piccolo numero di persone su una moltitudine che lo vuole sovrastare, serve da incoraggiamento a tutte le persone di buona volontà che hanno a cuore il bene comune e vuole essere una festa di pace per tutte le genti. 

   Si accende la chanukkiah, il candelabro ad otto bracci con un lume posto al centro detto shamash, “servitore”, utilizzato per accendere gli altri lumi, per ricordare il miracolo avvenuto nel 165 a.C, in occasione della vittoria dei Maccabei contro le armate di Antioco IV Epifane di Siria. Il crudele monarca aveva conquistato tutto il territorio della Giudea ed aveva condotto una violenta persecuzione contro la religione ebraica arrivando a profanarne la parte più sacra, il Tempio di Gerusalemme, con l’introduzione della statua di Zeus e l’adorazione agli dei pagani, secondo i riti della cultura ellenistica.
   Giuda il Maccabeo non si piegò all’imposizione del culto pagano, mantenne fede nell’unico Dio della Torah, si unì ad un piccolo numero di persone e capeggiò una rivolta riuscendo ad avere la meglio sui Siri che vennero sconfitti e scacciati definitivamente dal territorio di Giuda.
   Ottenuta la liberazione dagli invasori, bisognava provvedere alla riconsacrazione del Tempio, infatti Hanukkah significa proprio consacrazione, dedicazione; si cercò dell’olio consacrato per accendere la Menorah, il candelabro a sette bracci che vi ardeva in modo perenne. Frugando dappertutto si trovò unicamente una piccola ampolla di olio puro recante la certificazione del sacerdote. Venne acceso il candelabro e l’olio, sufficiente per un solo giorno, durò per otto giorni consecutivi, il tempo necessario per approvvigionarne del nuovo.
   Per ricordare questo avvenimento straordinario viene acceso ogni anno il candelabro a otto bracci in ognuna delle otto sere di Hanukkah. Si inizia quindi la sera del 24 del mese di Kislev accendendo il primo lume che continuerà a bruciare fin quando tutte le lampade verranno accese.
  Il primo lume è stato acceso la sera del 2 dicembre a Cetraro, dove si è svolto un importante convegno interreligioso ad 80 anni dalle Leggi Razziali avente come tema un aforisma di Primo Levi: “È successo ma può succedere ancora”. 

   Dopo oltre 500 anni dalla cacciata degli ebrei, è stato riacceso il candelabro con una splendida cerimonia officiata da Rav Umberto Piperno, alla presenza di Roque Pugliese, infaticabile referente calabrese per la Comunità Ebraica di Napoli, a cui vanno le congratulazioni per tutte le iniziative messe in cantiere per la riscoperta delle radici e la valorizzazione della cultura ebraica.
    Negli incontri è stato sottolineato come la festa debba essere considerata una “festa di pace per tutti gli uomini”, concetto più volte affermato da Rav Piperno, sempre affettuosamente presente nelle diverse ricorrenze in Calabria.
   Pensiero ripreso dal sindaco Falcomatà della Città Metropolitana che ha presieduto l’incontro nella Galleria di Palazzo San Giorgio, affiancato dall’assessore all’Istruzione Anna Nucera e da Franco Arcidiaco, delegato alla Cultura.
   All’incontro moderato con grande “savoir faire” da Daniela Scuncia, hanno partecipato, con intenso coinvolgimento emotivo, i rappresentanti delle varie confessioni religiose; non è mancata la presenza del protopapa della chiesa Greco-ortodossa, padre Daniele Castrizio, di don Valerio Chiovaro della Parrocchia Cattolica dei Greci, di Ester Labate per i Cristiani Battisti, di Pino Canale per i Cristiani Valdesi, di Gigliola Pedullà, presidente del Sae, di Simona Stillitano, segretaria del Gris, ma anche dei rappresentanti di diverse Associazioni Culturali impegnati ad approfondire percorsi storici unitamente ai ricercatori dell’ISN/CNR, i quali testimoniano, con i loro studi, dell’antica presenza ebraica sul territorio calabrese. 

   L’accensione del secondo lume, celebrata con grazia da Rav Piperno, è avvenuta anche alla presenza del sindaco di Zambrone, Corrado L’Andolina, professionista di grande cultura e caratura morale che, per l’occasione, è stato invitato ad unirsi al coro dei partecipanti.
   Per la ricorrenza, a tutti gli intervenuti è stata consegnata una copia della lucerna ebraica con impressa la Menorah di Leucopetra, simbolo di luce e di vita, ritrovata a Motta San Giovanni ed abilmente riprodotta in terracotta dai maestri artigiani di Seminara, con l’intenzione di dare un riconoscimento a quanti si sono distinti nel campo culturale, lavorando per il dialogo e la comprensione delle diverse entità spirituali con apertura mentale e rispetto, ma anche come testimonianza delle antiche radici ebraiche della Calabria e per ricostruire un legame ideologico tra passato, presente e futuro.
   L’incontro si è concluso con dolci delicatezze preparate dagli allievi dell’Istituto Alberghiero Euclide di Condofuri, località prossima a Bova Marina dove sono stati ritrovati i resti della seconda sinagoga più antica dopo quella di Ostia Antica, la più vecchia dell’Occidente.
   Grande enfasi è stato dato al tema del convegno “Le nostre radici ebraiche tra filosofia e storia” svoltosi presso il liceo Scientifico N. Machiavelli di Soriano Calabro, nella mattinata del 4 dicembre ed organizzato dalla dirigente scolastica Licia Bevilacqua grandemente convinta che “Le radici ebraiche sono un nostro substrato culturale di cui spesso non ci rendiamo conto”. 

   Nell’ex Campo di Internamento di Ferramonti di Tarsia, ora Museo Internazionale della Shoah, anche quest’anno si è svolta la cerimonia dell’accensione dei lumi alla presenza del sindaco Roberto Ameruso, delle Autorità Militari e Civili tra cui l’Onorevole Franco Sergio, molto sensibile alle tematiche attinenti la cultura ebraica.
   Tra le splendide fontane di via Arabia, a Cosenza si è concluso il 4 dicembre, il ciclo dei festeggiamenti per la Festa delle Luci.
   Questa città è, tra le località calabresi, quella più attenta al dialogo tra le fedi e vanta un’apertura mentale ed una disponibilità che meritano apprezzamenti in quanto in tanti hanno raggiunto la consapevolezza che esiste un ebraismo sotterraneo che sta per venire fuori.
   Oggi è urgente far comprendere che la convivenza delle diverse culture non nasce dalla sopraffazione di un gruppo, di un’etnia, di una popolazione, ma dall’accettazione e dal rispetto dell’altro, dalla coesistenza pacifica di visioni diverse del mondo.
   Una società più giusta si costruisce con il dialogo e con il rispetto reciproco, oggi è necessario lottare fortemente contro gli stereotipi e contro i pregiudizi. Albert Einstein in un aforisma afferma: “È molto più facile rompere un atomo che un pregiudizio”.
   Ripartire dalla propria identità per indagare il passato e conoscere i fatti storici, per approfondire usi e costumi, per ricercare nel nostro DNA di calabresi quei geni che testimoniano di un passato glorioso, serve per riappropriarsi dei valori millenari della nostra cultura, mantenendo nel cuore la Parola che viene da Sion, da Gerusalemme, madre di tutte le religioni, come ponte verso un futuro di cooperazione. È urgente far partire dalla Calabria un messaggio di fiducia e di speranza che prenda il volo ed arrivi al mondo intero in un clima sempre più intenso di amicizia, di fratellanza nel rispetto dei valori e dei diritti umani.