venerdì 25 agosto 2017

Non uccidete la tarantella! ( di Ilario Ammendolia)

                     “Alla festa di nessuni 
                     senza servi né patruni
                    Alla festa ‘i tutti quanti

                  senza diavuli e senza santi...”

       Una pagina di denuncia meno innocua di quanto si potrebbe pensare. Scritta da un Cauloniese mai rassegnato con riferimento al Kaulonia Tarantella Festival e ai tanti osteggiamenti che questa iniziativa ha subito nel tempo, ma scritta soprattutto per chi, ancora e soprattutto oggi, vorrebbe uccidere quel che resta dell’anima e della cultura delle classi subalterne calabresi. Persino sulle piazze in questi giorni di commosso ritorno nella loro terra di tanti emigrati che hanno dato e continuano a dare ricchezza e lavoro al Nord. Grazie, Ilario! (Bruno Demasi)
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     Già una volta s’è tentato di ucciderla! Alla fine degli anni 50 la tarantella divenne musica tamarra, espressione di un popolo sconfitto. La tarantella non è mai stata, ballo e musica delle classi dominanti, ma di popolo. Si ballava nei greti dei torrenti, nelle cantine, negli spiazzi, nei matrimoni popolari. 
      Una musica che odora di vino, di coltello, di libertà, di rivolta.
      Un popolo sconfitto non poteva avere né lingua, né arte, né musica, né ballo.
     Non entro, né mi tocca entrare nel merito dei percorsi amministrativi. Sono troppo vecchio per non sapere come si gestiscono certe cose a livello comunale, regionale e provinciale. So che ancora oggi  si spendono diverse decine di migliaia, quando non sono centinaia di migliaia di euro, per eventi di discutibilissimo valore , slegati dal nostro Territorio da dare in pasto ai potenziali elettori di domani…

     La tarantella è altra cosa. Si sposa con la nostra cultura, si coniuga con la rivolta delle classi subalterne! La tarantella come il dialetto, contribuisce ad esprimere l’anima di un popolo! E' la musica del riscatto dell’orgoglio meridionale.
     Musica di scugnizzi, ballo di picciotti, di braccianti e di massari, odora di lavoro, di allegria, freschezza popolare, di rivolta ai soprusi.

     Negli anni il Kaulonia Tarantella Festival non è stato una parentesi a sé stante. Ha cercato di mandare un messaggio al mondo. Nel corso delle varie edizioni abbiamo dedicato serate  ai poveri e agli ultimi della Terra, come a Neda, ragazza di sedici anni uccisa nella primavera iraniana, a coloro che passano il mare su barche di fortuna alla ricerca della speranza, ai briganti morti con l’urlo della libertà sulla bocca, ai fucilati senza processo, ai condannati senza colpa, a coloro che sono stati scacciati dalla nostra terra.
     Abbiamo coniugato la musica all’accoglienza, alla statue di pregnante valore, ai progetti per le fasce più povere della popolazione, a gesti simbolici ma carichi di significato. Per i tanti pezzi da novanta che si sono alternati negli anni alla Regione, ciò forse ha  rappresentato o rappresenta ancora  un motivo di condanna. Condanna approvata dagli ascari privi di qualsiasi progetto e meta politica.
     Amo il mio paese. Amo quella parte che odora di dignità, di schiena dritta, di testa alta, di fierezza. La Calabria è terra di orgoglio sopito!
      Non amo i vigliacchi, gli ipocriti, i furbastri, i cinici. Uomini con la schiena di ricotta.

    Onore a quanti, nel tempo, pur di salvare  la tarantella e il festival di Caulonia, hanno messo le mani nelle proprie tasche.
    Onore a Caulonia, alla Locride, alla Calabria espressione di mai sopita fierezza e di antico orgoglio!
     Onore gli intellettuali calabresi che hanno firmato l’appello per la salvaguardia del Ktf . Il popolo canterà sempre brani che valgono un trattato:
                                                             “Alla festa di nessuni 
                                                            senza servi né patruni
                                                           Alla festa i tutti quanti
                                                         senza diavuli e senza santi...”
     Questa è la società che noi vogliamo costruire.