mercoledì 8 dicembre 2021

LE IMMACOLATE NERE

di Bruno Demasi
   Probabilmente non sarò tacciato di blasfemìa per il titolo di questo piccolo post dedicato alle martiri dei nostri tempi malati, nere di pelle o di freddo o di fame solo da coloro che non hanno il tempo di crogiolarsi in devozionismi ed eventi  fini a se stessi tanto dimenticare la scontata semplicità della Fede che si fa carne solo nel quotidiano delle nostre    misere  contraddizioni nascoste .
    Cosa accomuna l’umiltà della fanciulla di Nazareth, e il suo si a una nuova storia, con la paura di Avin Irfan Zahir, la trentanovenne curda morta due giorni fa al confine della Bielorussia o  con l’umiltà di Confort , dal cuore di madre, e i loro  innumerevoli si alle mille piaghe che  vita  ha loro inferto da quando sono partite dalla loro terra  con la speranza nel cuore, fino all’ultimo giorno  della loro anonima vita nel tragitto infame verso la libertà o nel  ghetto - immondezzaio di San Ferdinando , ancora oggi pomposamente chiamato “tendopoli” ? 

    Forse morire un po’ alla volta, com'è accaduto a  Avin Irfan per l'ignavia dei politici europei, con un bimbo in grembo e altri cinque a cui non è stato permesso di avvicinarsi neanche per l’ultima carezza. Morire dopo avercela fatta. Settimane nella foresta, in Bielorussia. E poi finalmente il bosco polacco. Nascosti per giorni, in territorio dell’Unione Europea, per timore di venire rimandati indietro. Un’agonia di settimane, con un bimbo in grembo da sei mesi, il marito e gli altri cinque figli a non sapere come prendersi cura di lei. Forse sarebbe più giusto dire che così è stata fatta morire. Perché nello scontro tra Ue e Bielorussia, disputato con l’arma dei più vulnerabili da spingere avanti e da rispedire indietro, a rimetterci sono sempre i più fragili.Il decesso è stato registrato venerdì scorso in un ospedale polacco. Vengono tutti dalla provincia curdo irachena di Duhok. Come gli altri anche loro erano riusciti a prendere un volo per Minsk, con la promessa di un futuro in Europa. Lontano dalle repressioni, dalle minacce, lontani da qualsiasi cosa potesse sparare in direzione del loro villaggio. Poi, come gli altri, anche Avin Irfan Zahir è rimasta per giorni nella foresta, tentando invano di raggiungere la Polonia.
   E cosa accomuna la fanciulla di Nazareth a Confort, la cui foto pensosa apre questa  mia misera pagina, che ha vissuto a ritroso lo stesso martirio  qualche anno fa nella tendopoli di San Fedinando?Forse la corsa tardiva in ambulanza all’ospedale di Polistena per morire ignorata da tutti o il povero loculo permeato d’acqua che la pietà di don Roberto Meduri  è riuscito allora a farsi dare dal comune di Rosarno dopo aver elemosinato a lungo di municipio in municipio persino una bara in cui seppellirla? 

    Cosa accomuna l’umiltà di Confort dal cuore angosciato scappata dalla follia del Boko Arham  per andare a finire rinchiusa nella sua tana di stracci dentro una tenda asfissiante d’estate e gelida in questi giorni di inverno a quella Maria di Nazareth scappata dalla follia di Erode e nascosta per anni nelle periferie d’Egitto? Forse una vita silenziosa di stenti trascinata per anni insieme a un marito e a un Figlio ricercati e sfruttati da tutti?
    E che cosa accomuna al mesto sorriso di Maria il sorriso mesto di Confort dal cuore puro quando scopre che i soldi che uno a uno aveva raccolto in silenzio per tornare nell’inferno dell’Africa le sono stati rubati nell’Inferno della Calabria ? Forse la rabbia di non poter urlare al mondo e ai suoi potenti in cravatta “ DEVO vivere anch’io! DEVO, non VOGLIO, perchè la vita che mi è stata data non è mia, è anche VOSTRA, anche se VOI  la disprezzate , la ignorate, la prendete a pretesto per i vostri buonismi e le vostre elemosine di spiccioli che servono a mettervi il cuore in pace!"
 
    E che cosa accomuna i mercanti del tempio, che Maria guarda con orrore mentre il Figlio li fustiga, con i mercanti di morte che Confort e Avin Irfan  dal cuore buono ha incontrato nella sua traversata a piedi di mezza Africa e poi sul mare e poi in Calabria e poi nella tendopoli dove ha trovato la morte ignorata da tutti?

    E che cosa accomuna la sordità delle nostre istituzioni europee, ma anche  , locali, regionali e nazionali davanti alla vergogna di San Ferdinando e Rosarno elevata a sistema, nella quale non si è mai capito che fine facciano le sovvenzioni pagate dallo Stato per questa gente divorata dall’indifferenza , con la sordità volgare dei ras africani dai ventri avidi da cui questa gente scappa a fiumi per cadere nella brace dei ventri senza fondo che continuano a prosperare ovunque nell'ombra o sulle ribalte ?