domenica 14 giugno 2015

IL CUORE DI GESU’ SULLE VIE DELLA PIANA

  di  don Letterio Festa
 
  Appena qualche giorno fa Papa Francesco raccomandava apertamente di “ non annacquare l’identità cristiana in una religione soft ” riferendosi ai mille rischi , presenti anche nella Piana di Gioia Tauro, di barattare o confondere la fede dei semplici con eventi immaginifici e forme di religiosità fai da te pienissime di fronzoli e invenzioni scenografiche utili solo per colpire l’immaginario collettivo.
   Un rischio che d'altro canto si ritrova anche nella ricerca parossistica di quella “fede adulta” giocata più sulla razionalità e sulla “formazione” del singolo che non sulla partecipazione spontanea del credente al fatto di fede collettivo e che probabilmente è un rimedio peggiore del male. Il rischio infatti è anche quello di classificare i cristiani in credenti di serie A e credenti di serie B in base al loro livello  di "formazione", lasciando da parte quel 98% di persone che si accostano al fatto religioso in modo semplice e convenzionale o addirittura cascano nelle trappole mediatiche di eventi che richiamano folle e fanno aumentare a dismisura i picchi di adrenalina e le visioni  individuali o collettive.
   Indispensabile dunque tornare a quei sani e santi culti di cui è ricchissima la Chiesa anche nella Piana di Gioia Tauro e che magari vengono ritenuti datati e/o superati dai tempi, come la devozione al Sacro Cuore di Gesù , una devozione non dimenticata, ma quasi fatta passare in secondo piano e di cui è urgente riscoprire la bellezza e l’efficacia evangelizzatrice.
    E se è vero che la fisionomia di una Persona , Gesù, il Cristo, rappresentata nella freddezza di una statua non cambia minimamente sia che il suo viso resti segnato gravemente dalle cicatrici inferte dal tempo sia che esso riacquisti, grazie al sapiente lavoro dell’artista, il suo fulgore originario, è anche vero che occorre riportare alla memoria i tratti importanti di un Volto, di una consuetudine ecclesiale che ha nutrito una miriade di persone che ci hanno preceduto, quando non esisteva affatto il rischio della religiosità soft, ma neanche il tempo e la voglia di andare appresso a mode e ad eventi più o meno religiosi che oggi abbondano nonostante restino affare di pochi e per pochi…
    Il culto del Sacro Cuore di Gesù va ripreso da tutti con cura e con passione, ricondotto alla sua funzione irrinunciabile di avvicinare al Nazareno e alla sua parola, alla sua Grazia, folle sempre più  grandi di sofferenti e di  abbandonati a se stessi.
    Di questa stupenda devozione che sta tornando in auge in tanti centri della Piana ci parla qui con entusiasmo e assoluto rigore storico don Letterio Festa, delegato vescovile per la Cattedrale e Rettore del Santuario “Maria SS. Annunziata” in Oppido, Padre Spirituale del Seminario Vescovile, Docente del Liceo Ginnasio “San Paolo”, Cerimoniere Vescovile, Direttore dell’Archivio Storico Diocesano. Al suo attivo la Licenza in Ecclesiologia con indirizzo storico presso la Pontificia Università Lateranense in Roma , il Diploma di Paleografia, Diplomatica e Archivistica, alcune corpose pubblicazioni , come “Le proposte dei Vescovi delle Chiese Calabresi per il Concilio Vaticano II” (Cittàcalabriaedizioni, gruppo Rubbettino - 2013) e molti articoli di natura storica e teologica su varie riviste.
(Bruno Demasi)


                                  IL CULTO DEL SACRO CUORE DI GESU’
                   

                            NELLA CITTA' DI OPPIDO MAMERTINA


     Il Cuore di Gesù è inteso, in senso squisitamente biblico, come il simbolo  tangibile del suo infinito
ed ardente amore verso gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi. La devozione è nata nel XIII secolo in seguito alla diffusione degli scritti di Santa Gertrude di Efta, in Sassonia. In questi testi, la monaca benedettina parlava delle sue visioni mistiche nel corso delle quali il suo cuore fu attraversato da un raggio luminoso proveniente da quello di Gesù che le si era manifestato in un momento di profonda preghiera. Un fervente culto si ebbe, all’inizio, soprattutto fra i monaci Certosini per poi passare ai Gesuiti che, per primi, composero un Ufficio del Sacro Cuore che diffusero anche nelle terre di missione. Un impulso fondamentale fu dato, sul finire del 1600, da San Giovanni Eudes che chiese a suore e a frati degli Ordini da lui fondati la pratica della devozione al Sacro Cuore come segno dell’amore verso di Lui.
 Ma sarà una suora dell’Ordine delle Visitandine a dare un reale ed inarrestabile impulso alla diffusione della devozione al Sacro Cuore: Santa Margherita Maria Alacoque, che ebbe la grazia, nel suo Monastero di Paray le Monial, di incontrare più volte il Cristo il quale le si manifestava in tutto il suo splendore che irradiava dal Cuore. Nell’ultima rivelazione, Gesù le espresse il desiderio che fosse istituita una festa in onore del suo Sacro Cuore in riparazione di tutti gli oltraggi da lui patiti a causa dei nostri peccati. Questa festa doveva essere celebrata il venerdì dopo l’Ottava del Corpus Domini.
    La devozione si diffuse presto ovunque e raggiunse il suo culmine in seguito alle guerre napoleoniche: al freddo di una società agnostica che lottava l’idea di Dio e rifiutava ogni religione, la Madre Chiesa contrappose un Cristianesimo caldo di amore e lucente di fede, plasticamente e misticamente simboleggiato nell’immagine del Sacro Cuore. Nel 1956, il papa Pio XII pubblicava l’importante Enciclica Haurietis Aquas, uno dei testi fondamentali sulla devozione al Sacro Cuore. In tempi più vicini a noi, il papa Paolo VI, per superare la gelida crisi seguita alla riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II, tornò ancora una volta ad indicare ai fedeli la fiamma ardente d’amore che brucia il Cuore del Cristo. Su questa linea proseguirono, con sempre maggiore impulso ed entusiasmo, i suoi Successori fino ad oggi.

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        Per quanto riguarda il culto del Sacro Cuore di Gesù nella Città episcopale di Oppido Mamertina, nel 1871, un nutrito gruppo di fedeli della  Diocesi rivolgeva al vescovo, Mons. Giuseppe Teta,  la
richiesta  di consacrare la Chiesa diocesana al Sacro Cuore, ma il Presule, sopraffatto da una malattia incipiente che nel giro di poco tempo lo avrebbe condotto al sepolcro, non poté portare a compimento il desiderato atto. Nel 1872, Donna Aurora Grillo faceva sorgere, a sue spese, una chiesetta, oggi scomparsa, dedicata proprio al Sacro Cuore di Gesù. Il 16 giugno 1875, il Vescovo Antonio Maria Curcio, nel contesto delle celebrazioni per il secondo Centenario delle apparizioni di Paray le Monial e nel Trentesimo anniversario di Pontificato del Papa Pio IX, procedeva alla Consacrazione dell’intera Diocesi di Oppido al Sacratissimo Cuore di Gesù. L’evento fu preceduto dall’atto di Consacrazione delle singole Parrocchie che avvenne dieci giorni prima, Domenica 6 giugno 1875.
    Fu sempre il grande Vescovo Curcio, che celebrava personalmente la Messa per il Primo Venerdì nella Cattedrale, a estendere ed incoraggiare l’Adorazione Eucaristica mensile e settimanale; ad inculcare la pratica della Visita quotidiana al SS. Sacramento; delle Quarant’Ore; dei Primi Nove Venerdì e del Mese di giugno. Per maggiore incremento di queste devozioni, egli pubblicò a sue spese, a Napoli, nel 1893, anno del Giubileo episcopale del Papa Leone XIII, un libro di Preghiere ed atti di Religione che offrì ai Curati e Rettori di chiese della Diocesi oppidese.
    Sulla stessa linea procedette il suo successore, Mons. Domenico Scopelliti che, nel 1904, istituiva l’Apostolato della Preghiera e l’Unione Apostolica dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù. Lo stesso Presule, si faceva carico dei lavori di restauro della chiesetta del Sacro Cuore in seguito ai danni subiti a causa del terremoto dell’8 settembre 1905. A questi lavori parteciparono, con la loro mano d’opera, numerose donne oppidesi, i cui nomi sono conservati nei documenti d’Archivio. Fu sempre Mons. Scopelliti ad ordinare una nuova Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù di tutte le Parrocchie della Diocesi che avvenne Domenica 17 giugno 1917. In quel giorno solenne, i Consacrati furono invitati a portare visibilmente il distintivo con l’immagine del Sacro Cuore, circondata dal motto “Salvezza e Speranza d’Italia”.
    Anche il Vescovo Antonio Galati inculcò insistentemente il culto del Sacro Cuore, accanto a quello della Vergine Annunziata, quali antidoti alla corruzione morale e al disimpegno apostolico nella Società.
    Mons. Nicola Canino, che aveva posto il Cuore di Gesù al centro del suo stemma episcopale, dedicò ad esso il Collegio per i ragazzi poveri desiderosi di istruirsi che aprì nel Seminario Vescovile e sempre al Cuore di Gesù affidò, nel maggio 1943, un battaglione di soldati, i “Lupi di Toscana”, che rimasero in Oppido per diversi mesi sistemati in alcuni “bassi” in piazza Mamerto, nel vecchio ospedale, nella chiesa sconsacrata del rione “Tuba” e in casa sua, nel palazzo vescovile. Per questi giovani ufficiali e soldati, il Vescovo catanzarese pose, all’ingresso dell’episcopio, un’immagine del Sacro Cuore con ai piedi questa invocazione: SACRO CUORE DI GESU’ / PER INTERCESSIONE DELLA VERGINE ANNUNZIATA / BENEDITE L’ITALIA ED I NOSTRI SOLDATI riservando loro e agli uomini la messa domenicale delle dieci celebrata da lui in Cattedrale mentre per le donne e i bambini ne veniva celebrata un’altra, allo stesso orario, nella chiesa dell’Abbazia.
    Anche gli altri Vescovi oppidesi, da Mons. Raspini ad oggi, continuarono a nutrire una devozione particolare per il Sacro Cuore.Personalmente sono testimone della singolare e solida pietà che il Vescovo di venerata memoria, Monsignor Luciano Bux, nutriva per il Sacratissimo Cuore di Cristo, frutto della robusta formazione spirituale che egli aveva ricevuto dai Gesuiti negli anni del Seminario.
    Una menzione del tutto particolare merita il Vescovo Giovanni Battista Peruzzo ( alla cui singolare e grande  vicenda episcopale questo blog ha dedicato qualche tempo fa una pagina che si può leggere cliccando qui: IL PASTORE DELLE PECORE D’ASPROMONTE) che resse la nostra Chiesa dal 1928 al 1932 e che il 30 giugno 1929, fece giungere ad Oppido la statua del Sacro Cuore di Gesù, (cui si riferiscono le immagini) a conclusione del mese a lui dedicato. La bellissima statua, recentemente ritornata al suo antico splendore , fu un dono personale del Presule passionista al popolo oppidese. Acquistata a Roma, presso l’antico laboratorio d’Arte Sacra del Cavalier Francesco Rosa sito sul Corso Vittorio Emanuele al numero 239, la statua fu posta nella nicchia della monumentale e solenne Cappella del SS. Sacramento, dall’alto della quale, ogni giorno, accoglie, con il suo dolce sguardo, i fedeli che si inginocchiano dinnanzi al tabernacolo per venerare la Divina Presenza.
    Oggi la statua  si presenta ai nostri occhi ancora più bella ed imponente e a Colui che essa impersona in modo tanto plastico e realistico affidiamo la nuova evangelizzazione di queste terre della Piana che per troppo tempo forse  hanno smarrito gran parte della propria identità cristiana, sociale e civile.