Un rischio che d'altro canto si ritrova anche nella ricerca parossistica di quella “fede adulta” giocata più sulla razionalità e sulla “formazione” del singolo che non sulla partecipazione spontanea del credente al fatto di fede collettivo e che probabilmente è un rimedio peggiore del male. Il rischio infatti è anche quello di classificare i cristiani in credenti di serie A e credenti di serie B in base al loro livello di "formazione", lasciando da parte quel 98% di persone che si accostano al fatto religioso in modo semplice e convenzionale o addirittura cascano nelle trappole mediatiche di eventi che richiamano folle e fanno aumentare a dismisura i picchi di adrenalina e le visioni individuali o collettive.
Indispensabile dunque tornare a quei sani e santi culti di cui è ricchissima la Chiesa anche nella Piana di Gioia Tauro e che magari vengono ritenuti datati e/o superati dai tempi, come la devozione al Sacro Cuore di Gesù , una devozione non dimenticata, ma quasi fatta passare in secondo piano e di cui è urgente riscoprire la bellezza e l’efficacia evangelizzatrice.
E se è vero che la fisionomia di una Persona , Gesù, il Cristo, rappresentata nella freddezza di una statua non cambia minimamente sia che il suo viso resti segnato gravemente dalle cicatrici inferte dal tempo sia che esso riacquisti, grazie al sapiente lavoro dell’artista, il suo fulgore originario, è anche vero che occorre riportare alla memoria i tratti importanti di un Volto, di una consuetudine ecclesiale che ha nutrito una miriade di persone che ci hanno preceduto, quando non esisteva affatto il rischio della religiosità soft, ma neanche il tempo e la voglia di andare appresso a mode e ad eventi più o meno religiosi che oggi abbondano nonostante restino affare di pochi e per pochi…
Il culto del Sacro Cuore di Gesù va ripreso da tutti con cura e con passione, ricondotto alla sua funzione irrinunciabile di avvicinare al Nazareno e alla sua parola, alla sua Grazia, folle sempre più grandi di sofferenti e di abbandonati a se stessi.
Di questa stupenda devozione che sta tornando in auge in tanti centri della Piana ci parla qui con entusiasmo e assoluto rigore storico don Letterio Festa, delegato vescovile per la Cattedrale e Rettore del Santuario “Maria SS. Annunziata” in Oppido, Padre Spirituale del Seminario Vescovile, Docente del Liceo Ginnasio “San Paolo”, Cerimoniere Vescovile, Direttore dell’Archivio Storico Diocesano. Al suo attivo la Licenza in Ecclesiologia con indirizzo storico presso la Pontificia Università Lateranense in Roma , il Diploma di Paleografia, Diplomatica e Archivistica, alcune corpose pubblicazioni , come “Le proposte dei Vescovi delle Chiese Calabresi per il Concilio Vaticano II” (Cittàcalabriaedizioni, gruppo Rubbettino - 2013) e molti articoli di natura storica e teologica su varie riviste. (Bruno Demasi)
IL CULTO DEL SACRO CUORE DI GESU’

La devozione si diffuse presto ovunque e raggiunse il suo culmine in seguito alle guerre napoleoniche: al freddo di una società agnostica che lottava l’idea di Dio e rifiutava ogni religione, la Madre Chiesa contrappose un Cristianesimo caldo di amore e lucente di fede, plasticamente e misticamente simboleggiato nell’immagine del Sacro Cuore. Nel 1956, il papa Pio XII pubblicava l’importante Enciclica Haurietis Aquas, uno dei testi fondamentali sulla devozione al Sacro Cuore. In tempi più vicini a noi, il papa Paolo VI, per superare la gelida crisi seguita alla riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II, tornò ancora una volta ad indicare ai fedeli la fiamma ardente d’amore che brucia il Cuore del Cristo. Su questa linea proseguirono, con sempre maggiore impulso ed entusiasmo, i suoi Successori fino ad oggi.
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Per quanto riguarda il culto del Sacro Cuore di Gesù nella Città episcopale di Oppido Mamertina, nel 1871, un nutrito gruppo di fedeli della Diocesi rivolgeva al vescovo, Mons. Giuseppe Teta, la


Fu sempre il grande Vescovo Curcio, che celebrava personalmente la Messa per il Primo Venerdì nella Cattedrale, a estendere ed incoraggiare l’Adorazione Eucaristica mensile e settimanale; ad inculcare la pratica della Visita quotidiana al SS. Sacramento; delle Quarant’Ore; dei Primi Nove Venerdì e del Mese di giugno. Per maggiore incremento di queste devozioni, egli pubblicò a sue spese, a Napoli, nel 1893, anno del Giubileo episcopale del Papa Leone XIII, un libro di Preghiere ed atti di Religione che offrì ai Curati e Rettori di chiese della Diocesi oppidese.
Sulla stessa linea procedette il suo successore, Mons. Domenico Scopelliti che, nel 1904, istituiva l’Apostolato della Preghiera e l’Unione Apostolica dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù. Lo stesso Presule, si faceva carico dei lavori di restauro della chiesetta del Sacro Cuore in seguito ai danni subiti a causa del terremoto dell’8 settembre 1905. A questi lavori parteciparono, con la loro mano d’opera, numerose donne oppidesi, i cui nomi sono conservati nei documenti d’Archivio. Fu sempre Mons. Scopelliti ad ordinare una nuova Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù di tutte le Parrocchie della Diocesi che avvenne Domenica 17 giugno 1917. In quel giorno solenne, i Consacrati furono invitati a portare visibilmente il distintivo con l’immagine del Sacro Cuore, circondata dal motto “Salvezza e Speranza d’Italia”.
Anche il Vescovo Antonio Galati inculcò insistentemente il culto del Sacro Cuore, accanto a quello della Vergine Annunziata, quali antidoti alla corruzione morale e al disimpegno apostolico nella Società.


Anche gli altri Vescovi oppidesi, da Mons. Raspini ad oggi, continuarono a nutrire una devozione particolare per il Sacro Cuore.Personalmente sono testimone della singolare e solida pietà che il Vescovo di venerata memoria, Monsignor Luciano Bux, nutriva per il Sacratissimo Cuore di Cristo, frutto della robusta formazione spirituale che egli aveva ricevuto dai Gesuiti negli anni del Seminario.

Oggi la statua si presenta ai nostri occhi ancora più bella ed imponente e a Colui che essa impersona in modo tanto plastico e realistico affidiamo la nuova evangelizzazione di queste terre della Piana che per troppo tempo forse hanno smarrito gran parte della propria identità cristiana, sociale e civile.