domenica 3 agosto 2025

Viaggiatori nella Calabria dell’Ottocento: PHILIP JAMES ELMHIRST (di Rocco Liberti )

     Con quest’agile rivisitazione della permanenza coatta in Calabria, e specificamente nell’attuale provincia reggina, del militare e viaggiatore inglese Philip James Elmhirst Rocco Liberti dà qui avvio a una piccola serie inedita di resoconti di viaggio in Calabria ad opera di alcuni osservatori stranieri. Si trattava nella gran parte dei casi di viaggiatori tanto più interessati alla vita di questo estremo lembo della Penisola nel secolo XIX quanto più influenzati da una sovrabbondante letteratura pseudoromantica che già favoleggiava di una terra strana dominata spesso dal brigantaggio e da contraddizioni culturali talmente abnormi da venire additate sia in altre parti d’Italia sia, appunto,  all’Estero come fenomeni sociali degni di analisi e studio. A maggior ragione dunque questa e le altre preziose pagine del Liberti che seguiranno potranno dare viva testimonianza di un costume geoantropologico straniero che non ha mancato, per la propria parte, di condizionare pesantemente l’immagine di questa terra. (Bruno Demasi) 

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   Tra settembre 1809 e aprile 1810 si è trovato suo malgrado in Calabria un militare inglese, Philip James Elmhirst, ch’era stato catturato e messo in prigione. Pur essendo trattenuto per un certo tempo nei paraggi di Palmi e cioè tra Casalnuovo e Laureana, il suo status di detenuto non gli ha offerto l’agio di muoversi a piacimento. Comunque, ha avuto l’opportunità di visitare qualche centro abitato e di andare a caccia con colleghi francesi. Alla fine, scagliandosi sia contro i briganti che avverso i militari dell’esercito nemico per gli efferati atti spesso compiuti, è stato costretto a riconoscere che gli ultimi «sono dalla parte del popolo, e hanno contribuito alla sua relativa emancipazione».

     Ufficiale della real marina britannica, nato a Londra nel 1781 e ivi morto nel 1865 (secondo qualche autore nel 1866), nel 1805 è rimasto coinvolto nella famosa battaglia di Trafalgar. Incrociando nell’Adriatico tra Zante, Cefalonia e Santa Maura, a un bel momento la sua nave ha fatto naufragio a Punta Stilo. Ha subito cercato a mezzo di una scialuppa di filarsela in Sicilia, ma, per mancanza di acqua potabile, si è visto forzato ad avvicinarsi alla costa. Qui è stato arrestato e posto in quarantena a Bianco. Era il 23 settembre 1809. Il 17 ottobre veniva avviato a piedi alla volta di Gerace, dove gli si è fornita occasione di effettuare un giro in città e fare le sue considerazioni di carattere storico.

    Il 20 dello stesso mese partenza per Monteleone attraverso una plaga che gli ha permesso di esprimere valutazioni di ordine naturalistico. Indi, arrivo a Casalnuovo. Qui ha indugiato appena una giornata, infatti appresso ripartiva per Laureana, dove ha potuto ritagliarsi un quadro della situazione urbana e ambientale: «Città poco importante, situata all’estremità della pianura … Le case sono linde anche se non ben costruite; e sono basse per motivi di sicurezza contro i terremoti. Gli abitanti sono pacifici, laboriosi, allegri e rispettosi gli uni degli altri: con i forestieri sono di una cordialità e di una ospitalità straordinarie».

  Evidentemente, l’accoglienza ricevuta nella magione di Carlo Palmisano dev’essere riuscita convivialmente ottima sotto tutti i punti di vista. Ma di seguito d’altro canto ennesima nota non propriamente benevola: «In città vivono parecchi frati mendicanti ed altri fanatici, che preferiscono vivere del lavoro degli altri piuttosto che del proprio».

    Per Laureana, dove ha preso alloggio nell’abitazione di un avvocato, ha soltanto: «paese situato in una piacevole posizione ai piedi della montagna». Ma non ha dimenticato di accennare all’assalto dei briganti che aveva dovuto subire alquanti giorni prima.

   Nuovo commiato il 22 e il giorno successivo eccolo a Monteleone via Mileto. La lunga sosta ivi gli permette di divagare alquanto in relazione alla crudeltà di francesi e fuorilegge, indole degli abitanti, prodotti, usi e costumi, come pure sulla condizione delle case e sulle festività natalizie. Il tutto si è trascinato fino all’anno susseguente, ma il 10 febbraio 1810 è arrivata alfine l’ora della libertà. Partito di mattina, in serata è pervenuto in quel di Rosarno «una città importante, situata in un’amena posizione lungo la costa, una campagna fertile e ricca d’alberi» e celebrata per «l’eccellente vino» che vi si produceva. Transitando per la Piana ha potuto rivolgere uno sguardo alle distruzioni operate dai terremoti e a trarne delle stime. Il 16 ha toccato Seminara, al cui proposito ancora ha ricordato i sismi e i banditi dai quali il territorio era afflitto. L’11 marzo è giunto finalmente a Villa. Libero a Messina il 21, si è poi imbarcato per Malta, ma solo il 13 aprile ha toccato terra a Cefalonia. Il 15 era ormai in salvo sulla sua nave.

   Nel 1812 si è trovato in Spagna, quindi ha partecipato all’attacco a New Orleans. Per una ferita ricevuta in quel di Trafalgar, oltre la pensione, ha ricevuto in premio a Otonabee mille acri di terreno, ma in seguito è rientrato in patria[1].

    Le peripezie di Elmhirst sono state affidate a una pubblicazione in lingua inglese edita a Londra nel 1819 da Baldwin, Cradock, and Joy col titolo “Occurrences during a Six Months Residence in the Province of Calabria Ulteriore, in the Kingdom of Naples, in the Years 1809, 1810; containing a Description of the Country, Remarks on the Manners and Customs of the Inhabitants, and Observations on the Conduct of the Frenck toward them, with Instances of their Oppression, &c. By Lieutenant P. J. Elmirst, R: N. 8vo, Baldwin and Co 1819[2]. Nel 1998 n’è stata curata un’edizione italiana da M. Martino per l’Editrice Prometeo di Castrovillari con titolo “Occurrences in Calabria nel 1909-1810”. Infine, nel 2010 il lavoro, con traduzione di Giorgio Massacra, è entrato a far parte della pregiata collana diretta da Vittorio Cappelli per l’Editore Rubbettino con intestazione “Nella Terra dei “selvaggi d’Europa”.

     Sulla coeva rivista inglese “The British critic” pubblicata proprio nel 1817 all’opera in questione sono dedicate ben nove pagine. Se ne commenta col riporto di parecchi tratti. Tale si offre come “un piccolo volume modesto, sensato, scritto senza alcuna pretesa di nulla al di là di una semplice narrazione degli avvenimenti”. Elmirst in buona sostanza “ha raccontato la sua storia in maniera semplice, succinta e con pochi dettagli, e questo è il miglior elogio a cui dovrebbe mirare uno scrittore di viaggi, il valore intrinseco della sua storia è un’altra questione”. Il merito, quindi, va attribuito a quel che racconta più che a come racconta[3]

Rocco Liberti

[1] A Naval Biographical Dictionary: comprising the life and services of every living officer in her Majesty’s navy etc., by William R. O’Byrne, Esq., London, John Murray, 1849, p. 336; History of the Count of Peterborough, Ontario, Toronto, C. Blakett Robinson, 5 Jordan Street, 1884, p. 679.
[2] The British critic, new series; vol XI, London 1819, p. p. 67.
[3] Ivi, pp. 26, 75. I riporti non segnalati in nota sono tratti dal volume stampato dalla Rubbettino.