Di Michele
Scozzarra
In tempi in cui anche dalle nostre parti si tende a sottolineare la presunta dicotomia esistente tra la fede pura dei semplici e quella dei “cattolici adulti”, l’incoronazione della statua della Madonna forse può assumere una valenza di comune denominatore che annulla ogni differenza di atteggiamento, sicchè semplici e dotti, fautori della devozione popolare e oppositori a oltranza di ogni presunto devozionismo per una volta possono sentirsi coralmente uniti nel canto di lode mutuato dalla preghiera di San Bernardo alla Vergine nel Paradiso di Dante:
Vergine
Madre, figlia di tuo Figlio,
umile ed
alta più che creatura,
termine
fisso d’etterno consiglio,
Tu se’
Colei che l’umana natura
nobilitasti
sì, che il suo Fattore
non
disdegnò di farsi sua fattura…
La
commovente suggestione simbolica dell’
incoronazione si è ripetuta qualche
settimana fa a Melicucco e ieri sera a
Galatro , dove quel canto di lode è
stato indirizzato ancora alla fanciulla di Nazareth, ancora una volta acclamata
“Beata” e “Regina”
Proprio a riconoscimento di questa “umile e
materna regalità”, ci si è prodigati anche a Galatro per dare vita a un momento
di “festa” particolare: l’impegno del parroco, don Giuseppe Calimera, (coadiuvato da un comitato che
non si è risparmiato in niente, e con devozione e preghiere ha lavorato per
tutto un anno), ha fatto sì che in Piazza Matteotti sera del I agosto alle ore
19.00, in una solenne concelebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Francesco
Milito è stata incoronata la statua della Madonna del Carmine.
La Vergine del Carmine ha rivelato, da
sempre a Galatro la sua sollecitudine
materna per ogni anima; per ogni nostra famiglia; per ogni uomo che vive in
questo nostro paese, che lavora, lotta, combatte, vince o perde; per ogni uomo
che è stato costretto a lasciare la nostra terra per emigrare.
Le persone di Galatro, come le persone tutte della Piana, sono abituati a legare alla Chiesa le
numerose vicende della loro vita: i momenti di responsabilità come la scelta
del proprio indirizzo di vita, la nascita dei propri figli, gli esami di
maturità e il percorso universitario… e tanti altri momenti. Sono abituate a
venire con i loro problemi a parlare con la Madre celeste, Colei che ha qui non
solo la sua immagine, la sua effigie (insieme a quella della Madonna della Montagna),
ma è particolarmente presente e palpita nel cuore di tutti i fedeli (presenti
anche solo con l’anima e con il cuore, quando non possono farlo fisicamente!), avvalendosi
del linguaggio della fede e della tradizione tramandata nei secoli: il culto
verso la Vergine del Carmine a Galatro è stato portato dagli ultimi monaci
bizantini e, successivamente, è continuato nella costruzione di una Chiesa,
intorno al XVI secolo, la più bella e più frequentata, sulla sponda sinistra
del fiume Fermano.
La Madonna del Carmine si è manifestata,
nel corso dei secoli, come un legame profondo della vita del nostro paese, una
forza che ha toccato profondamente il cuore e ha tenuto una piccola comunità
nell’umile, ma forte, atteggiamento di fedeltà a Dio, alla Chiesa e alla sua
gerarchia: la Madre non attende soltanto i figli nella
propria casa, ma li
segue ovunque stabiliscano la loro dimora. Ovunque vivano, ovunque lavorino,
ovunque formino le loro famiglie. Ovunque siano inchiodati ad un letto di
dolore e, perfino, in qualunque via traviata si trovino, là dove si scordino
finanche di Dio e sono provati da colpe tremende. Dappertutto la Madre li segue
e li cerca… non c’è niente che il cuore di una mamma non può perdonare!
E, perché negarlo, per tutti è stata una grande
sorpresa vedere che tutto questo patrimonio di fede, negli ultimi tempi, è
stato messo in discussione da argomentazioni che nulla hanno a che fare con il
nostro attaccamento alla Vergine del Carmelo, con la nostra umile fede del
cuore, elaborata dalla fede di tante generazioni, comprovata dall’esperienza
cristiana di tanti secoli e profondamente radicata nella fede della gente del
nostro piccolo borgo che tante volte ha visto, in questa nostra “piccola” porzione di popolo di Dio, venire la gente per
sentire battere più forte il cuore della Chiesa, nel cuore della Madre che
tutto accoglie e tutto perdona.
Quante volte abbiamo presentato alla
Vergine i lamenti delle nostre umane sofferenze, così come anche i nostri
momenti di gioia e di esultanza, a testimonianza di cosa sia la “reale”
presenza della Madre di Dio nella Chiesa e di come la pietà popolare ha
espresso nelle feste religiose che ci hanno visto crescere, il veicolo
privilegiato della comunicazione della fede: attraverso questi atti di devozione
è accaduto nei secoli, e riaccade anche oggi, la trasmissione di una concezione
della vita “cristiana” come ideale supremo della vita “umana”.
Si può scrivere la storia dei nostri paesi
in diversi modi, specialmente quella degli ultimi anni, e si può interpretarla
in chiave diversa. Tuttavia penso (liberi altri di pensarla diversamente!) che
se vogliamo sapere come interpreta la nostra storia il cuore della nostra
gente, bisogna porgere l’orecchio a ciò che accade nel segreto delle
nostre Chiese, bisogna percepire l’eco della vita di ognuno che viene posta nel cuore della Madre e Regina: bisogna sentire il battito del cuore, nella sua inquietudine, sollecitudine, conversione, così come è posto e accolto nell’amore di una Madre.
nostre Chiese, bisogna percepire l’eco della vita di ognuno che viene posta nel cuore della Madre e Regina: bisogna sentire il battito del cuore, nella sua inquietudine, sollecitudine, conversione, così come è posto e accolto nell’amore di una Madre.
L’atto di “incoronazione” della statua
della Madonna del Carmine che la Chiesa a Galatro ha voluto compiere, segna una singolare
dipendenza e una fiducia senza limiti nella nostra Madre celeste. Un evento che nasce dal bisogno di amore materno che, se ci pensiamo
bene, dà forma e significato alla nostra vicenda umana su questa terra e ci
indica come e perché lavorare per proteggere la giustizia e la pace nei nostri
paesi, sempre minacciati da più parti in ciò che di più caro custodiscono :
servire ogni singolo uomo, chiunque egli sia, per portarlo sulla via della
salvezza… che non ha mai escluso nessuno.