venerdì 7 novembre 2014

NON “SPEGNETE” IL PORTO DI GIOIA TAURO!

    di Bruno Demasi

  Un volàno assolutamente mancato per l’economia della Piana e della Calabria intera, una cattedrale sporcata di continuo dal fango dei transiti illeciti e velenosi in un deserto di legalità e di imprenditoria reale e produttiva per tutti.
  Le voci di allarme sul declino pauroso del porto sono ormai antiche e insistenti, ma nessuno sembra curarsene. Neanche i sindacati, troppo occupati a trascinare stancamente i loro calcoli di convenienza. Neanche il presidente del Consiglio dei ministri che oggi si sarebbe dovuto trovare a Gioia per visitare le strutture portuali, ma che appena qualche giorno fa ha fatto sapere di avere altri impegni più importanti che gli impediscono di scendere in questa bolgia glaciale del malaffare e della pigrizia , ma anche di tanta onestà e di tanta sofferenza sociale, di cui il porto costituisce solo la punta dell’iceberg.
    Peccato che il maltempo sciroccale che sta spazzando violentemente la Piana e il porto stesso, non sapendo evidentemente del cambio di programmi del premier, abbia deciso di dare il via ugualmente ai festeggiamenti di accoglienza…
    Il Coordinamento portuali dello scalo oggi scrive:
“Mentre i sistemi politici nazionali e regionali ‘si riprogettano’ per l’ennesima volta, lo scalo di Gioia
Tauro, nel frattempo, rischia di spegnersi dopo una lunga agonia che ormai dura dal 2010. La crisi che ha investito lo scalo perdura e costringe a lunghi mesi di cassa integrazione i lavoratori. Nonostante cio’, nulla si e’ fatto per il rilancio del porto che, giova sempre ricordare, vale il 50% del PIL privato calabrese e movimenta quasi un terzo del traffico merci che sbarca nei porti italiani. Nulla di nulla. Sole promesse propagandistiche. Per esempio il Governo non ha consentito alle Autorita’ portuali di poter abbattere le tasse di ancoraggio utilizzando non soltanto le risorse provenienti dal risparmio della spesa corrente e nello stesso tempo ha emanato provvedimenti che aumentano tali tributi del 30% per il 2013 e di un ulteriore 15% per il 2014. La Regione Calabria non ha mantenuto gli impegni economici assunti, ne’ per la riduzione delle tasse di ancoraggio, ne’ per il ferro bonus che avrebbe dovuto incoraggiare il trasporto container su treno. La conseguenza di queste politiche e’ che le navi faranno rotta su altri scali dove tali tributi sono irrisori o non esistono e dove ci sono strutture che consentono la mobilita’ delle merci via terra. Purtroppo non esiste una minima programmazione per lo sviluppo dello scalo. Anzi, si tenta di demolire ulteriormente Gioia Tauro estromettendolo dal Piano nazionale della logistica, prevedendo nello Sblocca Italia risorse irrisorie per il potenziamento delle ferrovie al sud (60 milioni contro i 4.799 destinati al nord) e quindi per il trasporto dei containers a mezzo rotaia, consentendo a Rfi di defilarsi dalla gestione del
Gateway Ferroviario. In quale direzione, dunque, si sta indirizzando il porto? In quella che prevedera’ alla fine dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali almeno 350 licenziamenti? Il problema e’ che tutto il sistema, soprattutto a Gioia Tauro, non funziona e la chimera della Zes non aiutera’ ad uscire dalla crisi economica che i lavoratori stanno pagando sulla loro pelle”

    Verrebbe voglia di incoraggiare i portuali dicendo loro che il nuovo governo regionale, che scaturirà da questa stanchissima e illusoria campagna elettorale, si prenderà cura dei loro e dei nostri problemi, ma non sono in vena né di falsità né di pietismi: solo un reale cambiamento di rotta e di persone al governo della regione potrebbe dar voce ai cittadini e alla gente vera, senza le pesanti e opprimenti mediazioni dei partiti e dei loro giochi di alleanze e di potere. Ma quanto è difficile…
    Intanto mi schiero anche io da parte di questi
lavoratori stanchi che urlano con rabbia :
    “Non possiamo farci abbindolare, non possiamo schierarci per appartenenza al colore della bandiera, non possiamo continuare a vivere nell’ipocrisia. Bisogna fare in modo che gli impegni vengono rispettati e dobbiamo sfruttare anche il momento del voto istituzionale. Saremo attenti agli impegni che assumeranno i candidati a Governatore e non faremo sconti alla politica populista ( e, aggiungerei, clientelare), vero ed unico problema di questa triste situazione“.