lunedì 13 gennaio 2025

LOLA, MASCAGNI E DE ZERBI (di Rocco Liberti)

     Stavolta il “racconto” di Rocco Liberti (perché proprio di un racconto storico si tratta) si presenta da sé e riesce a stupirci ancora una volta attraverso lo scavo infaticabile tra le sue  mille ricerche  e pubblicazioni  attraverso le quali, in un’originale rivisitazione, riemerge una storia che nessuno immaginava. E’ la vicenda, apparentemente casuale, attraverso cui un’intuizione dell’oppidese Giacomo De Zerbi prende corpo nientemeno che attraverso l’arte di Pietro Mascagni, dando vita a un’aria lirica celeberrima, che è  quasi l’icona della passionalità e del Sud e che  giunge agli onori dell’attenzione persino del “Corriere della Sera’. Un’altra pagina briosa e documentatissima, fresca e irrinunciabile come sempre di Rocco Liberti che non si finirà mai di ringraziare. (Bruno Demasi)

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                   Lola è il noto personaggio dell’opera “Cavalleria rusticana” di Mascagni e va bene! E Giacomo De Zerbi che c’entra? C’entra anche se per un curioso caso del destino. Si deve infatti casualmente a lui se lo stracantato brano in relazione si è ritrovato nel preludio della stessa. Rocco De Zerbi, nato a Reggio ma di famiglia oppidese, alquanto noto per lo scandalo della Banca Romana, cui Giacomo era fratello, aveva ottimi rapporti col musicista livornese e per un buon tratto quest’ultimo aveva espresso le musiche per una di lui opera, musiche travasate alla fine nel ”Nerone”. Vari anni fa, nel 2011, avendo soltanto qualche semplice appiglio, così affermavo su “Calabria Sconosciuta” (a. XXXIV, nn. 129-130, p. 50) nell’articolo “Il testo di “Siciliana” nella Cavalleria Rusticana è di Giacomo De Zerbi):

    “Scrive Guido Salvetti che solo un brano di carattere non fu proposto dal librettista: è la famosa Siciliana che appare a sipario chiuso – all’interno del Preludio iniziale (O Lola ch’ai di latti la cammisa) e che il Mascagni, entusiasta di una poesia dialettale ascoltata da un tale De Zerbi di passaggio da Cerignola, compose successivamente alla consegna dell’opera alla commissione del Concorso Sonzogno e che fece conoscere in sede di esecuzione al pianoforte”. Così come proposto dal Salvetti, sembrerebbe che nel caso si sia trattato di un incontro del tutto occasionale tra il de Zerbi e il compositore, ma probabilmente tra il maestro di banda pervenuto nel 1887 a Cerignola con la compagnia di operette Maresca ed ivi rimasto fino al 1895 e componenti della famiglia dell’avvocato Domenico Zerbi dovevano intercorrere già da tempo rapporti amicali. Non mi pare proprio che il giovane de Zerbi si qualificasse un menestrello che se ne andava in giro per i paesi a sfoggiare le sue canzoni! Probabilmente, avendo appreso che il Mascagni a estrarre un’opera lirica dal lavoro di Verga, si sarà immedesimato, lui calabrese di origine e quindi molto vicino alla Sicilia, nella tragica parte di Turiddu e ne avrà cavato con pronta ispirazione quanto poi avrà fatto leggere al suo amico. Almeno, questo è quanto mi sento di azzardare in assenza di documenti”.

    In verità, anche se in merito a Lola c’entra il De Zerbi, si tratta di un episodio del tutto casuale. A narrare la vicenda nei suoi minimi particolari è stato nel 1945 lo stesso musicista nel volume “Mascagni parla” stampato a cura dell’editore Salvatore De Carlo (Milano-Roma), che ha raccolto, come dice, ciò ch’è stato stenografato. Ecco quanto lo stesso ha trascritto sul “Corriere della Sera”[i], dove l’opera nel 1946 è data in prossima uscita, in un articolo fattomi conoscere da quel segugio di lavori che interessano soprattutto Oppido che è l’amico Nino Greco, scrittore, che ringrazio vivamente:

“…Rocco de Zerbi, che era un grand’uomo politico e un eccellente giornalista, aveva un fratello. Questi era uno sbarazzino, giocava e spendeva molti soldi al buon Rocco, che invece non aveva tanta volontà di spendere come suo fratello. Un giorno Rocco de Zerbi si seccò e venne a Cerignola per parlare con Beppe Pavoncelli, che era il più grande agricoltore di tutta l’Europa, tanto grande che il governo italiano lo volle nominare ministro. (Lo nominò ministro dei lavori pubblici sebbene non avesse costruito neppure una capanna).
  De Zerbi, d’accordo con Pavoncelli, per levarsi di torno il fratello, che era sempre nei suoi uffici per bussare a quattrini, lo mandò dunque a Cerignola, Pavoncelli gli disse: “Te lo prendo con tutto il piacere: Giacomino è tanto un bravo figliuolo…”. Era un omino piccino, elegante. 
 

  Così venne a Cerignola, al nostro circolo cittadino, questo giovanotto, che diventò subito amico mio. La sera mi accompagnava e io accompagnavo lui, poi lui mi accompagnava me … era sempre così. Una volta mi disse: “ho scritto anche dei libri di poesia; domani te ne porto un paio”. Difatti l’indomani me ne portò due. In uno di questi lessi dei versi in dialetto siciliano che dicevano: “Brunetta c’hai di latti la cammisa, sì bianca e russa come una cerasa…”.
   Santo Dio! – dissi – Che bella cosa poter musicare questa roba! Ci levo “Brunetta”, accomodo il verso così “O Lola ch’ai di latti la cammisa…” e ci faccio la canzone del tenore da mettere nel preludio dell’opera!” allora dico a Giacomino: ”Sai, quel tuo libretto mi ha fatto molto piacere; ci ho trovato dei versi che mi sono piaciuti tanto che li ho musicati lì per lì”. “Fammeli sentire; andiamo al circolo e fammeli sentire”. Ci chiudiamo nella stanza e gli faccio sentire la canzone. “Però mi devi dare il tuo permesso, se no non la posso mandare al concorso”. Ti pare? Del resto non è mia; è una cosa popolare… E dove la metti”. Volevo metterla in un preludio sinfonico…”.

   Mascagni appare titubante per il fatto che ad azzardare d’inserire qualcosa di cantato in un preludio sono stati i grandi Rossini e Meyerbeer, ma alla fine il fatto è compiuto. Questa l’ammissione in proposito da parte del musicista:

  “Ecco, dunque chi ha veramente creato quella canzone: il buon Giacomino de Zerbi. Nessuno l’ha mai saputo; Giacomino non ha mai avuto nessun omaggio, nessun onore, ma è proprio lui che m’ha ispirato quella canzone che migliaia di ascoltatori hanno applaudita”.

   L’articolo in questione prosegue con le paure del Mascagni di presentare l’opera, che stimava inferiore al “Guglielmo Ratcliff”, al concorso e lo scambio di missive con Puccini, che da parte sua lamentava il fiasco riscontrato con “Le Villi”. Il compositore livornese aveva in previsione di musicare un lavoro di Rocco de Zerbi, “Vistilia”, ma, come detto, non se n’è poi fatto nulla. Lo rivela una sua lettera premessa al volume a mo’ di prefazione da parte del figlio dell’autore.

   Che ci faceva il livornese Mascagni a Cerignola? Di passaggio nel 1886 con la Compagnia Maresca, di cui era direttore, è stato convinto dal sindaco Giuseppe Cannone a stabilirvisi a fine di dirigere la neonata Filarmonica. Vi è rimasto, come detto fino al 1895 e in tal periodo ha firmato ben 5 opere, tra le quali le più importanti appunto “Cavalleria Rusticana” e “L’Amico Fritz”[ii].

   Giacomo de Zerbi, figlio di Domenico e d. Maria Rosa Cotronei e, quindi, fratello al più noto Rocco, è nato il 13 luglio 1861 a Napoli, città nella quale il padre si era trasferito dopo che a Reggio nel 1847 era stato coinvolto nei noti moti popolari. Oltre a collaborare a vari giornali sia italiani che italo argentini, ha pubblicato delle novelle nel 1887 con C. Triverio di Torino col titolo di “Vita vissuta”: Queste le brevi frasi a firma F. G. non proprio benevole apparse nello stesso anno sulla “Rassegna Pugliese di scienze, lettere ed arti” edita a Trani (vol. IV, n.3 , p.47): “… in fondo in fondo di questa Vita vissuta non si può dir malaccio. C’è forse, è vero un po’ di convenzionalismo, si potrebbe desiderare una freschezza maggiore, un’originalità più spiccata, più potente. Ma già noi altri critici siamo un pochino sofistici e incontentabili, poi, oh! Incontentabili soprattutto”.

   In “Il Teatro illustrato” dell’anno 1909 (a. V, nn. 15-16, pp. 5-6) appare un suo articolo dal titolo “Una lacuna del teatro lirico-Il “regisseur”. Lamentando la necessità della presenza di un regista nei teatri lirici italiani, così concludeva il suo dire: “Egli è il principale cooperatore del direttore d’orchestra, ne costituisce il miglior complemento e fa economizzare un tempo prezioso, riuscendo ad un complesso veramente artistico:/Quando avremo qualche cosa di simile in Italia?”.

   In Argentina, dove ha soggiornato per un certo tempo, il de Zerbi ha fatto parte della redazione de “La Patria degli Italiani” e ha collaborato a “L’Italia al Plata”. Ha anche fondato e diretto “El mundo del Arte” e altri periodici[iii]. Interessanti notizie sul de Zerbi argentino si ritrovano peraltro nel “Dizionario Biografico degli Italiani al Plata”: “Scrittore facile e persuasivo, Giacomo de Zerbi è collaboratore di parecchi giornali letterari e quotidiani, ed il suo nome è legato alla splendida rivista critico-teatrale El mundo del Arte dove l’arguto e fecondo pubblicista trasfuse per tanti anni tesori di osservazioni e dotte polemiche, si da meritare un posto d’onore fra i pochi coscienziosi che d’arte teatrale trattarono con sicura coscienza di causa. Già redattore Capo della Patria degli Italiani importante giornale coloniale lo fu pure dell’Italia al Plata per parecchio tempo, cioè quando il Gobbi Beleredi ne reggeva le sorti./E’ Direttore della rivista Revista Teatral edita da Antonio Baldassini./Giacomo De Zerbi ha saputo infondere in questa pubblicazione un soffio di vita nuova”[iv]. Qualche altra nota. Nel 1882 risulta avere svolto in Italia il servizio militare quale Tenente di fanteria[v].

                                                                                                                               Rocco Liberti
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1 Se ne tratta anche in Rassegna musicale Curci, a. 1970, vol. 23-24, p. 17.
2 Città di Cerignola, Savino Romagnuolo, Il livornese di Cavalleria Pietro Mascagni. 
3 Agostino De Biasi, Il Carroccio, vol. 6, 1917; Pantaleone Sergi, Patria di carta, Pellegrini, Cosenza 2012, n. 48.  
4 Dizionario Biografico degli Italiani al Plata, Buenos Aires 1899, ff. 119-120.
5 Annuario militare del Regno d’Italia, Carlo Voghera, Roma 1884, p. 118.