di Bruno Demasi
La storiella delle pecore che guardano impassibili le compagne divorate una ad una dal lupo e non intervengono perchè si ritengono provvisoriamente al sicuro, si attaglia benissimo ad una delle tante realtà abnormi della Piana di Gioia Tauro. E il lupo è il cancro, che sta mietendo vittime a non finire, mentre i veleni ( e non solo quelli siriani che tra qualche giorno transiteranno per il Porto) continuano a sommergere i bordi delle nostre strade, i terreni , marginali o meno, delle nostre campagne, torrenti e sorgenti e strade e paesi interi, mentre intorno all'inceneritore di Gioia Tauro il deserto sembra avanzare lugubremente e non si capisce per niente che fine abbiano realmente fatto i molti, moltissimi fondi impiegati per quella che in tanti o forse in tutti i paesi avrebbe dovuto essere raccolta differenziata dei rifiuti.
E tutti guardiamo impassibili, condividiamo al massimo prigramente qualche bella frase fatta sui S.N., facciamo finta di indignarci quando sappiamo che qualche ministro per l'Ambiente anche di recente ha divorato milioni di €. anzichè pensare alle bonifiche del caso e alle azioni virtuose, ci lasciamo scorrere tutto sulle nostre pelli impermeabili, anche quanto è più maleodorante.
Eppure ieri sera a Gioia Tauro qualcuno ancora una volta ci ha messo la faccia per urlare "NO" e "BASTA". Ci hanno messo la faccia anche le centinaia, le migliaia di angeli che hanno perso la partita contro il Lupo e i cui ritratti erano sul grande
striscione portato per le strade.
striscione portato per le strade.
Era la “ fiaccolata per la vita” organizzata dal quartiere/comitato Fiume di Gioia Tauro e dai suoi principali promotori: la pro loco ambientale, la protezione civile e la quadriga costiera ausiliaria. Era l'ennesima indomita iniziativa di un quartiere e di un comitato per cercare di vederci chiaro sulla triste realtà degli alti tassi di malattie tumorali presenti nella Piana.
Centinaia di persone, alcuni con indosso la maglietta con la scritta “Ci state ammazzando” e con le fiaccole accese hanno
percorso le vie cittadine, accompagnate dalla voce dell'amica Carmela
Centorrino, gestore della pagine Facebook “La Piana di Gioia Tauro ci mette la faccia" che ha patrocinato l'iniziativa ancora una volta.
Una voce mite e stanca, la sua, ma più roboante di mille trombe, perchè animata da un coraggio enorme:
quello di sopperire ai troppi silenzi dei 170.000 residenti nella Piana, quello di dare testimonianza diretta della lotta contro il cancro.
quello di sopperire ai troppi silenzi dei 170.000 residenti nella Piana, quello di dare testimonianza diretta della lotta contro il cancro.
Carmela ha raccontato se stessa, la lotta che sta interessando anche la sua famiglia contro il Lupo, ma ha dato voce nobilmente anche a chi sta combattendo contro la malattia, a chi è riuscito a farcela o a chi invece non ce l'ha fatta.
Alla fiaccolata , cui hanno partecipato in tanti, ma non in tantissimi, erano presenti molte famiglie segnate dalle zanne del Lupo, ma anche tanti giovani che non si rassegnano a restare in silenzio mentre la macchina di morte procede in silenzio inesorabile sulla Piana. Erano presenti anche tante associazioni, tra cui quella per la lotta ai tumori "Marisa Lavorato" di Rosarno e l'associazione "Danza per la vita" di Palmi.
Non erano presenti per fortuna politici di mestiere, probabilmente troppo occupati in altre faccende.., ma era presente il parroco del Duomo don Francesco
Laruffa, che in tempi in cui sempre più rara sembra essere la presenza dei sacerdoti nelle strade e nel cuore dei problemi , ha accolto il corteo con coraggiose parole di di sostegno.
«Questa sera ho pregato per voi- ha detto Laruffa - ho pensato molto
alle famiglie colpite dalla
malattia. Le fiaccole – ha aggiunto – trasmettono trepidazione, paura, ma anche coraggio. Stasera avete lasciato le vostre case per incontrarvi, per parlare, per difendere i vostri diritti. Parlate – ha proseguito - parlate di questa malattia, pensiamo ai nostri morti. La città deve essere viva, deve liberare la paura e deve uscire di casa. La città deve essere abitata e amata da tutti».
malattia. Le fiaccole – ha aggiunto – trasmettono trepidazione, paura, ma anche coraggio. Stasera avete lasciato le vostre case per incontrarvi, per parlare, per difendere i vostri diritti. Parlate – ha proseguito - parlate di questa malattia, pensiamo ai nostri morti. La città deve essere viva, deve liberare la paura e deve uscire di casa. La città deve essere abitata e amata da tutti».
Chi non ha partecipato ieri sera cerchi almeno nei prossimi giorni di recarsi a Gioia a depositare la propria firma come forma di protesta e di reazione all'incuria in cui Stato, Regione ed enti locali ci hanno lasciato. La raccolta prosegue a cura del quartiere Fiume di Gioia Tauro (banchetto anche in piazza dell' Incontro), con l'obiettivo di arrivare presto a diecimila firme.
Poche, se commisurate alle molte decine di migliaia di morti di cancro nella Piana; tante se commisurate alla povertà di iniziativa che continua a opprimerci come una coltre di piombo.