di Bruno Demasi
In questi
giorni di riapertura delle scuole nella
Piana, “ridimensionate” ormai da due anni secondo un piano cervellotico e
infame, fatto quasi apposta per
abbandonare molti alunni a se stessi in molte classi sovraffollate o in plessi
privi persino di personale per l’apertura, in una situazione amministrativa e logistica altrettanto confusa, precaria e il
più delle volte contrassegnata da degrado e da una carente formazione del personale, specialmente sulle ultime indicazioni nazionali per la scuola dell'Infanzia e del I ciclo, è ricorso nel silenzio assoluto il
cinquantesimo anniversario della scomparsa di Umberto Zanotti Bianco,
l’apostolo laico, come veniva
definito, che aveva fatto della nostra provincia la sua terra di missione.
Ricorre
anche oggi, quasi in silenzio, il ventesimo anniversario dell’uccisione di
colui, Don Pino Puglisi, che della formazione dei ragazzi e dei giovani alla
legalità, quella vera, non fatta esclusivamente da convegni e tavole rotonde,
ma di esempi realmente vissuti dagli adulti, aveva creato una delle sue bandiere di
evangelizzazione del Sud.
Non è dunque blasfemo nè irriverente verso nessuno
chiedersi, con riferimento all’esperienza di questi due grandi, a che punto siano nella Piana i lavori per una vera istruzione popolare
realmente antagonista a quell’analfabetismo di ritorno che mi pare sia mille
volte più temibile dell’analfabetismo di inizio '900 e per una vera formazione
dei ragazzi e dei giovani a quella
cultura, a quel sogno di legalità che sembra divenire sempre più un fantasmanella Piana.
Zanotti Bianco aveva scoperto queste terre sbarcando come volontario dal Piemonte a Villa San Giovanni dopo il terremoto del 28 dicembre 1908.
Non aveva
ancora compiuto venti anni, ma aveva conosciuto e frequentato i circoli del cattolicesimo progressista che gli fecero subito
conoscere la terribile situazione sociale
del Mezzogiorno, ancora quasi una colonia effimera del regno voluto dai
Piemontesi. Per il giovanissimo Umberto,
nutrito fino al midollo di idee
mazziniane, era vergognoso e inaccettabile che una grande parte della nazione fosse tenuta ai margini , mentre solo una vera unità poteva costituire un reale motore per la crescita dell’intero Paese.
La
situazione che scoprì a Reggio, e soprattutto sull’ Aspromonte, lo sconvolse al
punto da fargli dedicare quasi tutta la
vita al riscatto di questi lembi di Meridione
che, forse, ancora oggi non hanno completamente chiara la propria dimensione di
libertà.
Iniziò
subito a bussare a tutte le porte per raccogliere fondi e offrire aiuto materiale e culturale alle popolazioni di contrade
segnate dall’abbandono, dalla malaria e
dalla povertà e dalla sua prima base, una baracca a Villa San Giovanni, ogni giorno raggiungeva a dorso di mulo i paesi e i villaggi più remoti, portando
aiuti di ogni genere . Col suo portamento signorile ed austero si prendeva cura
dei malati, dei piccoli sudici e ignoranti, formava insegnanti, apriva scuole, dispensari, centri di
assistenza. A lui si deve la costituzione dell’ANIMI , l’Associazione nazionale
per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia e la fondazione insieme con Paolo
Orsi della Società Magna Grecia, per il
recupero e la valorizzazione di quel patrimonio storico e archeologico che sempre più trascuriamo da queste parti. Ufficiale
dell’esercito durante la Prima Guerra mondiale, fu osteggiato dal Fascismo per
le sue idee liberali e progressiste che ne mettevano fortemente in crisi la
politica autarchica e ponevano con
urgenza l’esistenza di quella questione
meridionale, di quel male del Sud che
il Fascismo non accettava a priori e di cui
i governi cosiddetti democratici successivi, compreso
quello attualmente in carica, si riempivano e si riempiono la bocca solo per
alimentare canali cospicui di “aiuti” di denaro statale , e oggi europeo, i cui
effetti realmente migliorativi non siamo
mai riusciti a vedere da nessuna parte. Men che mai nella razionalizzazione e
nella messa a norma reale degli edifici scolastici, delle strade, dei trasporti, delle palestre e delle
mense per gli alunni!
Rifondatore della Croce Rossa Italiana, sempre
critico contro ogni forma
di arroganza del potere, nel 1952 fu tuttavia nominato senatore a vita dal presidente
Einaudi (...erano altri tempi...). Lo ritroviamo qualche anno dopo tra i fondatori di Italia Nostra: era infatti più che mai convinto che il futuro
della Penisola passasse anche dal rispetto dell’ambiente che allora, come
adesso, senza soluzione di continuità alcuna , nelle nostre terre viene
ridicolizzato da forme sempre più pervasive di degrado e di abbandono.Quando
morì a Roma, il 28 agosto del 1963, si affermò ben a ragione che si
era spento un vero missionario laico che aveva
fatto la sua ragione di vita della
rinascita della Calabria, di quella Locride che lo ricorda almeno con tante strade e
scuole a lui intitolate, di quella Piana che lo ha invece totalmente dimenticato.
. . .
E
sorte non meno ingrata spetta in questi paesi alla
memoria di Don Pino Puglisi,
a soli venti anni dalla barbara uccisione. Se Zanotti Bianco fu l’apostolo
laico per queste terre, Don Pino Puglisi, di cui tutti conosciamo la personalità e la storia, fu l’apostolo di Cristo, e non solo
per la Sicilia, ma anche per queste contrade, così simili alla Sicilia per la
mentalità mafiosa che inquina la gran parte dei rapporti sociali e umani della
gente. La sua uccisione il 15 settembre del 1993 segnò veramente la premessa
del germoglio di quel “ chicco di grano”
evangelico, che è la coscienza civile della necessità di riscatto di queste terre soprattutto attraverso la scuola,
vera, seria, utile agli alunni prima ancora che all’apparato e ai politici di
turno, e una formazione alla legalità che non sia solo ritualità e facciata, come sempre più spesso accade dalle
nostre parti.
BUON
ANNO SCOLASTICO 2013/2014
A TUTTI!