giovedì 12 ottobre 2023

SALVATORE ALBANO : LA SCULTURA DELLA PUREZZA DA OPPIDO AL MONDO ( di Rocco Liberti)

   In occasione del 130° anniversario della morte viene spontaneo andare ancora una volta a osservare l’autoritratto in marmo di Salvatore Albano – paradigma esauriente della perfezione della sua arte - posto originariamente dinanzi all’aiula di N-W della piazza Umberto I di Oppido Mamertina grazie all’interessamento del nipote Concesso Barca, (a sua volta valente scultore), oggi invece sfregiato e allocato  maldestramente all’interno della stessa aiuola. Non risulta se qualcuno abbia mai pensato a una ricollocazione meno casuale e più decorosa di questo eccellente busto marmoreo nel contesto di un'altra piazza mamertina, quella che  reca il nome dello stesso artista. E non hanno avuto sorte migliore altri suoi  capolavori di pregevolissimo valore rimasti fortunosamente a Oppido e oggi custoditi con amore dagli eredi in gran parte nel cimitero locale , ma praticamente sconosciuti al grande pubblico, soprattutto alla gente di questo infelice territorio: il “Busto bronzeo della madre”, un “Monumento funebre”, “Un Basso rilievo con l’angelo”, la “Statua di un angelo”; “L’ orfanella “. Esempi tutti di arte finissima che meriterebbero una sistemazione stabile e omogenea in apposito museo locale, che annoverasse insieme a queste ed altre eventuali opere di questo scultore quelle di altri artisti mamertini, per restituire alla città e alla cultura delle nuove generazioni una sintesi corposa e ragionata dei fasti di una città oggi in paurosa decadenza. Se poi le scuole locali, nell’ambito della loro autonomia progettuale, ritagliassero nei loro tempi di insegnamento uno spazio istituzionale , costante e serio, destinato alla conoscenza della cultura locale e regionale ai vari livelli , forse il nome di Salvatore Albano, come quello di altri illustri artisti del luogo e di tutto il comprensorio, non rimarrebbero colpevolmente sconosciuti ai nostri giovani.

     Al di là di qualche iniziativa celebrativa occasionale, vecchia e nuova, e di qualche notizia fugace riportata dai grandi media, abbiamo comunque sulla figura e sull’opera  del grande Salvatore Albano, uno studio essenziale, ma esauriente che il prof.Rocco Liberti ha curato con l’abituale rigore di ricerca, parzialmente presentato in “Calabria Sconosciuta “ oltre un decennio fa (n. XXXIV-2011, n.131, pp 75-76) col titolo “Arte scultoria e mecenatismo delle amministrazioni pubbliche” e che oggi propongo  qui nella sua interezza con la speranza dei rendere un servizio non tanto agli addetti ai lavori quanto al grande pubblico degli estimatori e dei giovani. E non solo di quelli mamertini. (Bruno Demasi)

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  Nel corso dell’Ottocento, soprattutto dopo la formazione dello stato unitario, le nuove amministrazioni non si sono rivelate avare nel porgere un aiuto sostanzioso ai giovani volenterosi della Bellitalia che intendevano perseguire una loro strada nel cammino dell’arte. Un tale impegno è sicuramente verificabile per molti paesi della nazione e, in senso ristretto, della Calabria. Allora comuni e province non hanno negato il loro appoggio a chi, ancora in attesa di compiere il grande balzo, si rivolgeva fidente a essi. 

    Limitando il campo a Oppido Mamertina, non si può non mettere in primo piano Salvatore Albano, l’artista che, deceduto poco più che cinquantenne (1839-1893), si è fatto gran nome tra l’Italia e il resto del mondo per le sue originali opere in particolare di stampo neoclassico. Basti pensare all’imponente monumento ch’egli ha scolpito per Sebastian Lerdo De Tejada, ch’è stato presidente del Messico dal 1872 al 1876 e ch’è deceduto nel 1889, quindi sicuramente ideato e portato a termine negli ultimi anni di vita. Ma sono tantissime le sculture degne di nota, come “L’Angelo ribelle” collocato nel Museo dell’Arte di Brooklin, il Vanni Fucci (1878), “Amore e Psiche”1891” e vari altri
 
  Nasce a Oppido Mamertina il 30 maggio 1839 ( Registro nati del comune, a.1839,atto n.79) da Vincenzo, falegname, e Teresa Condò, filatrice, in seno a famiglia oriunda da Serra San Bruno effettivamente e Salvatore è stranamente il suo terzo nome, gli altri sono in linea Rosario e Stefano. Seguendo il mestiere del padre, si specializza nell’arte dell’intaglio e si offre all’attenzione del canonico Domenico Zuco, un mecenate interessato al progresso di tante realtà del paese, che gli fa vincere una borsa di studio messa a concorso dal Consiglio Provinciale di Reggio Calabria. Si porta indi a Napoli, dove frequenta l’Istituto di Belle Arti. Dopo aver peregrinato variamente per l’Italia, fa sosta a Firenze, città nella quale apre un atelier. Guadagnatasi la stima di famiglie aristocratiche e dello stesso Principe Umberto, che di transito in quella città vi si reca in visita, ottiene ambiti premi e onorificenze e i suoi raffinati prodotti vengono parecchio richiesti, anche dall’estero. Fallito l’unico approccio con una distinta dama per volere del di lei padre, rimane celibe fino all’ultimo. 

    E’ bene tuttavia seguire più da vicino la parabola umana e artistica di questo grande artista : dalla documentazione esistente viene fuori che egi, al suo primo volo, è stato assecondato da amministratori solerti e che in fatto di cultura non erano secondi a nessuno. Era il 1868 e il futuro scultore andava appena per i 19 anni. Orbene, nella seduta del consiglio provinciale del 29 febbraio di quell’anno un consigliere di gran nome, Domenico Spanò Bolani, peraltro autore di una ponderosa storia di Reggio Calabria, veniva a riferire in merito alla domanda fatta tenere da quel giovinetto. Questi, qualificato «giovane scultore pensionato», petiva un sussidio utile a farlo proseguire negli studi. A tale domanda se ne aggiungeva altra parimenti evidenziata. Poiché con quest’ultima chiedeva l’anticipazione di «sei mesi di pensione per poter conferire a Firenze e concorrere ad una pensione governativa», lo Spanò Bolani coglieva la palla al balzo per prendere, come si dice, due piccioni con una fava. Poiché l’Albano offeriva dei «certificati di attitudine e lodevole applicazione», perché non accettare la seconda richiesta? Nel caso quegli fosse riuscito a ottenere la «pensione governativa», la stessa provincia ne sarebbe stata finanziariamente sollevata! Con l’avallo di così autorevole esponente, l’ente non poteva fare altro che approvare all’unanimità[i]
 
    Lo Spanò Bolani non è stato però ugualmente assecondato con altro artista oppidese, fino a oggi completamente sconosciuto e segnalatomi solo poco tempo fa dall’amico studioso Achille Cofano. Si tratta di Francesco Cristarella, la cui richiesta di una «gratificazione» è stata approvata da tutti meno che da Fabrizio Plutino, peraltro altro illustre personaggio del periodo risorgimentale. È tale un comportamento che non gli fa certo onore. In quella stessa occasione il consigliere reggino ha evidenziato aver Francesco Cristarelli (sic!) «presentato modello in gesso d’una statuetta della Speranza». Cristarella è un cognome completamente sconosciuto a Oppido, ma, nello scorrere gli atti parrocchiali e comunali, è stato facile avvedersi che vi hanno vissuto varie famiglie così nomate, peraltro doviziose di discreta figliolanza. Dopo varia indagine, alla fine siamo riusciti a individuare tale artista, che purtroppo è venuto a morte dopo appena cinque anni da quella richiesta, il 12 gennaio 1873. Egli, nell’atto comunale qualificato propriamente «scultore», era figlio di Giuseppe, di mestiere falegname e di Chiara Franconieri, filatrice ed era nato in Oppido il 16 gennaio 1849, per cui al tempo della richiesta contava anche lui 19 anni[ii]

    Dopo gli studi napoletani col calabrese Giuseppe Antonio Sorbilli, passa all’Accademia e qui lo accoglie la paterna protezione di Tito Angelini. Nel 1864 si esprime con una statua in marmo raffigurante il conte Ugolino. L’opera è acquistata dal marchese Agostino Sergio, che la mette nel proprio palazzo. Sentendosi umiliato per il terzo premio conferitogli l’anno precedente nel corso di perfezionamento a Roma per il “David che suona la cetra per calmare l’ira di Saul”, dà un forte pugno sul relativo modello in creta. L’episodio fa rumore e il principe Umberto gli commissiona una statua in marmo rappresentante “Mosè sdegnato che spezza le tavole della legge”. Al medesimo tempo vince un primo premio dell’Accademia per il “Cristo nell’orto”, mentre la Provincia reggina gli assegna una pensione triennale di 60 lire dopo un esito vittorioso di concorso, al quale partecipa. Seguono “Calipso abbandonata da Ulisse”, “La resurrezione di Lazzaro”, “Eva”, “Gioacchino Rossini”, un “Masaniello”, “Il Genio di Michelangelo” e ancora nuove produzioni. 

   Nell’accorsato laboratorio fiorentino i committenti italiani ed esteri non fanno che moltiplicarsi, per cui tanti egregi manufatti finiscono così in America, Inghilterra, Russia e altri Stati. Per il “Vanni Fucci”, collocato al Museo Metropolitan di New York, l’artista calabrese si ha una medaglia d’oro nel 1878 al Salon di Parigi. Ma è sempre tutta una sequela di calibrati bozzetti, Mefistofele, La Pescatrice, Cristo in croce, Frine, Amore e Psiche e monumenti, come il “Monumento Ruva” sistemato nella stazione di Ancona. Tra le grandi opere è da includere sicuramente l’imponente monumento funebre eretto a Città del Messico in onore del presidente e generale Sebastiano Lerdo de Tejada, a cui ha atteso negli ultimi anni.
     Muore a Firenze il 12 o 13 ottobre 1893. 

    Albano, una volta raggiunta la fama e l’agiatezza, non ha dimenticato i suoi benefattori, pensando, come scrive Ugo Campisani, di dar vita proprio a una “Fondazione Albano” destinata a «elargire aiuti finanziari ai giovani calabresi votati all’arte, ma privi di risorse, dando a loro, se meritevoli e capaci, la possibilità di studiare e raggiungere le vette ambite e sognate». Quindi, in pratica, l’assegnazione di borse annuali di studio. Purtroppo, gli eredi, non paghi di quanto il degno oppidese aveva loro lasciato in morte, hanno intentato causa alla provincia vanificando la nobile iniziativa. Difatti, essendo il processo presso il tribunale di Reggio andato per le lunghe, quanto doveva servire ad aiutare i giovani nel cammino dell’arte è finito per esaurirsi[iii]. Comunque, è noto che egli abbia destinato un lascito in favore dell’ospedale, particolare ricordato da una lapide all’ingresso dello stesso. 

      Facendo proprio riferimento al legato Albano, l’oppidese Salvatore Malarbì di Rocco, ha chiesto al Comune, in attesa di ottenerne un’apposita concessione da parte dell’Amministrazione Provinciale, di elargirli «un sussidio per poter continuare i suoi studii si pittura». In riposta il Consiglio Comunale nel febbraio del 1896 ha deciso all’unanimità l’elargizione di un sussidio di 50 lire mensili[iv]

    Albano sicuramente doveva aver lasciato un discreto patrimonio. Uno scrittore statunitense scrive che lo studio, ch’egli aveva avviato a Firenze sin dagli anni ’70 inoltrati, si qualificava «one of the largest and most attractive» cioè uno dei più grandi ed attraenti della città e mèta dei turisti americani, che gli commissionavano varie opere. L’artista era ricercato soprattutto per gli schizzi di carattere in creta, che eseguiva in tempi rapidi, due giorni ed anche meno[v].
     Tra i giudizi espressi da personalità d’ogni tipo in ordine allo stile e capacità dell’Albano merita indubbiamente particolare attenzione quello del contemporaneo Angelo De Gubernatis, che così scrive: «La genialità, la disinvoltura, la naturalezza distinguono particolarmente l’opera di questo scultore potente, rapido nel concepire, ugualmente pronto nell’eseguire, capace di forza e di grazia nel tempo stesso e forse nella stessa misura. Le sue statue sono tutte palpitanti di vita; modellatore invidiabile dà alle carni modellate una singolare trasparenza, motivo per cui le sue statue, di donna specialmente, sono ricercatissime dagli Americani». 

    Ricordandosi di quanti gli hanno fatto del bene, l’Albano, che muore appena cinquantaquattrenne, pensa solidamente ai suoi conterranei facendo dei lasciti in favore del costruendo nuovo ospedale di Oppido e dando vita, per testamento, a delle borse di studio «per il perfezionamento artistico e per l’istruzione agraria in favore di giovani meritevoli della provincia reggina». 

   Indubbiamente un grande, anche a livello morale e umano!

Rocco Liberti 
NOTE

[i] Atti del Consiglio Provinciale di Calabria Ultra Prima dell’anno 1868-Sessione straordinaria, Stamperia Siclari, Reggio Calabria 1868, p.86.
[ii] Ivi, p. 91.
[iii] Ugo Campisani, Artisti calabresi Ottocento e Novecento, Pittori-Scultori-Storia-Opere
, Luigi Pellegrini, Cosenza 2005, p. 14.
[iv] ACO, Delibera del Consiglio Comunale.
[v] David Bernard Dearinger, Painting and Sculpture in the Collection of the National Academy of Design 1 – 1826-1926, Hudson Hills Presse, New York 2004, p. 11.

ESSENZIALI RIMANDI BIBLIOGRAFICI

Angelo de Gubernatis, Dizionario degli Artisti italiani contemporanei, 1889, pp. 11-12;
Monumento in marmo eseguito dallo scultore Salvatore Albano nel Messico a Sebastian Lerdo de Tejada nell’anno MDCCCXCIII, in Firenze, Tipografia di Salvatore Landi, 1893;
Albertina Albertini, Savatore Albano, Natura ed Arte, n. 1, aa. 1893-1894, pp. 121-125;
Vincenzo Frascà, Oppido Mamertina Riassunto Cronistorico, Cittanova, Tip. Dopolavoro 1930, pp. 287-290;
Rocco Liberti, Momenti e figure nella storia della vecchia e nuova Oppido, Barbaro editore, Oppido Mamertina 1981, pp. 265-278;