Anche quest'anno la memoria di San Massimiliano Maria Kolbe cade in un tempo denso di orrori, certamente non meno drammatici dello sterminio nazista del secolo scorso, in cui fu tolta la vita a questo martire, se si pensa alle molte centinaia di bambini ucraini vittime di questa guerra voluta da chissà chi, alle decine di migliaia di profughi e di perseguitati siriani, curdi, iraniani, africani, alle masse enormi di gente in fuga dai gioghi di dittature e di azioni belliche che tutti conoscono e che nessuno sta fermando.
Non è forse il caso dunque di congelare anche anche questa occasione con tavole rotonde, passerelle, concorsi a premi, ma è sempre il caso di ribellarsi, pregare, ricordare la vera eredità del secolo scorso insegnandola e testimoniandola sul serio ai nostri figli.
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La storia di Massimiliano Maria Kolbe che ha offerto la propria vita nel campo di Auschwitz al posto di un padre di famiglia destinato all’eliminazione è assimilabile a quella di altri milioni di martiri della deportazione nazista, ma in particolare a quella di Edith Stein, l’altra grandissima santa, come lui canonizzata dalla Chiesa, anch’ella poco studiata e mai celebrata come meriterebbe per comprendere la storia e la non storia della nostra civiltà.
San Massimiliano Maria Kolbe è tuttavia un unicum per noi Calabresi, specialmente, per noi abitanti di quella provincia reggina, che da qualche anno è riuscita a cogliere prodigiosamente la sua eredità umana, spirituale e missionaria, la sua appartenenza totale all’Immacolata, per far fiorire un luogo della Memoria e della Speranza che almeno una volta nella vita tutti dovrebbero vedere e respirare immersi nella testimonianza e nella bellezza. Ma, andiamo con ordine: chi è stato per noi Massimiliano Kolbe e perché questo ponte stranissimo e sublime tra la Polonia, il campo di Auschwitz proprio con la provincia di Reggio Calabria?
Massimiliano Maria Kolbe nasce l’8 gennaio 1894 a Zdunska Wola (Polonia) e ancora fanciullo sente un trasporto fortissimo verso l’Immacolata Vergine Maria che, secondo quanto più volte egli poi raccontò, gli aveva offerto fin da bambino in una visione e in alternativa tra loro due corone: una rossa, simbolo del martirio, ed una bianca, simbolo della consacrazione religiosa. Il piccolo le prenderà entrambe. A 13 anni entra nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali in Leopoli e dopo i primi studi viene trasferito a Roma per perfezionarsi in quelli filosofici e teologici.
Per reagire agli attacchi di sette politicizzate e ostili alla Chiesa, ispirandosi ai più puri ideali mariani del francescanesimo, nel 1917 fonda a Roma la “Milizia dell’Immacolata”. Ordinato sacerdote il 28 aprile 1918 in Roma e tornato in patria nel 1919, comincia l’apostolato mariano della Milizia, con la fondazione di circoli e, in seguito, di una rivista mensile: “Il Cavaliere dell’Immacolata” (1922). Nel 1927 fonda una singolare “città”. La chiama “Niepokalanòw”, ossia “Città dell’Immacolata”, che raccoglie circa ottocento frati e la costituisce centro di vita religiosa consacrata a Maria e ad ogni forma di apostolato: dalla stampa alla radio, al cinema.
Nel 1930 parte missionario per l’Estremo Oriente dove nei pressi di Nagasaki fonda una seconda “città” con le stesse finalità della prima, ma presto , per ragioni di salute, è costretto a rientrare in Polonia, dove, dopo tre anni di intenso lavoro , la seconda guerra mondiale lo sorprende a capo del più imponente complesso editoriale cattolico della Polonia. Arrestato dalla Gestapo nel settembre 1939, comincia la sua via crucis dei campi di concentramento. Rimesso in libertà l’8 dicembre 1939 torna a Niepokalanòw bombardata e distrutta. Si mette nuovamente all’opera e, mai trascurando l’apostolato della stampa, trasforma il complesso degli edifici in ospedale ed asilo per migliaia di profughi, specialmente ebrei.Il 17 febbraio 1941 viene nuovamente arrestato e in maggio è definitivamente trasferito nel campo di Auschwitz.
Qui, con la semplicità con la quale aveva sempre operato, offre spontaneamente la vita per un compagno di prigionia condannato a morte, fino a quel giorno a lui sconosciuto. Rinchiuso con altri nove nel bunker per morirvi di fame, dopo circa due settimane, durante le quali conforta la lenta agonia dei compagni, sereno e fidente in Dio, affronta la morte provocatagli con un’iniezione di acidi e spira col nome di Maria sulle labbra il 14 agosto1941. Il corpo viene cremato; la memoria della sua santità e della morte eroica si diffonde nel mondo circondata di ammirazione e venerazione.Dopo trent’anni dalla morte, il 17 ottobre 1971, è beatificato dal Papa Paolo VI. Giovanni Paolo II lo proclama Santo il 10 ottobre 1982.
Cosa ha lasciato San Massimiliano Maria Kolbe al mondo e alla storia appare dunque chiaro, ma pochi hanno il coraggio di proclamarlo e di continuarlo. Noi siamo fortunati in provincia di Reggio Calabria perché il suo spirito, la sua eredità rivivono sul serio in una istituzione molto giovane e molto viva: LA CITTADELLA dei “Piccoli fratelli e sorelle dell’Immacolata” di Ceramida di Bagnara, una fraternità ricchissima di vocazioni giovanili e di carismi, nata dall’istpirazione di un sacerdote di Villa San Giovanni, don Santo Donato, incardinato nell’Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova e a lungo Penitenziere della cattedrale di Reggio Calabria. Ordinato sacerdote il 6 giugno del 1982 e quasi subito nominato parroco a Bagnara Calabra, egli ha coltivato da sempre una forte ispirazione: creare una comunità di fratelli e sorelle desiderosi di “ consacrare la vita a Dio per mezzo dell’Immacolata, vivendo in un clima di preghiera e di amicizia fraterna, disponibili a coniugare la vita contemplativa e la vita attiva. Uno stile di vita permeato da una grande devozione alla Vergine Maria che, sin da bambino, don Santo ha sempre sentito come connaturale alla propria vocazione”.
I primi passi di tale progetto sono segnati dall'incontro fa don Santo Donato e Antonio Carfì (oggi padre Antonio), un giovane originario della Sicilia, all’epoca in Calabria per lavoro, che già da qualche tempo avvertiva il desiderio di donare la propria vita al Signore. Presto anche lui decide di lasciare il lavoro e iniziare lo studio della teologia. Sono anni intensi di preghiera e di ricerca dei segni della volonmtà di Dio, durante i quali il progetto condiviso si consolida sempre più. Risale a quest’epoca la ricerca di un luogo modesto e silenzioso che aiutasse la contemplazione e la vita fraterna, indivioduato a Pellegrina (Bagnara Calabra), in una casa non abitata da tempo posta sul fianco della collina a picco sul mare delllo Stretto, immersa in un un castagneto. È il luogo ideale. Con aiuti insperati Donato e Antonio e alcuni seguaci che già sentono una nebulosa condivisione del progetto il 6 luglio del 1991 questa casa diventa “proprietà dell’Immacolata”, culla della nascente Fraternità. E subito si propone come casa di spiritualità per parrocchie e per i gruppi spontanei organizzati dalla Penitenzieria del duomo di RC.
Occorrerà attendere la soglia del Terzo millennio, dopo non poche traversìe, per riprendere il progetto della crazione di una Fraternità che vede la luce proprio durante l’Anno Giubilare del 2000. Sembra incredibile, ma in pochi mesi si realizza il sogno di questi due poveri sacerdoti innamorati dell’Immacolata e del sogno di Massimiliano Kolbe. Nel giro di poche settimane ai due sacerdoti si aggregano cinque fratelli e cinque sorelle, dieci giovani che frequentavano saltuariamente la casa di spiritualità e che restano folgorati dal progetto di vita evangelica in comune. Ad appena un anno di distanza (agosto 2001) il primo nucleo della Fraternità riceve dall’Arcivescovo di Reggio (all’epoca mons. Mondello) l’approvazione di uno Statuto essenziale con la formula usuale dell’ experimentum per un triennio ed esattamente un anno dopo, nel giorno consacrato a San Massimiliano Kolbe (14 agoswto 2002), lo stesso arcivescovo riceve nelle proprie mani la professione dei primi voti privati semplici. I fratelli e le sorelle vestono l’abito religioso azzurro con il rosario e la Medaglia Miracolosa, raffigurante l’Immacolata apparsa a Santa Caterina Labouré nel 1830.Nel 2008 l’Arcivescovo riconosce la Fraternità come “Associazione pubblica di fedeli”.
La Cittadella dell’Immacolata
Intanto la Fraternità cresce a vista d’occhio: sono numerosissime le vocazioni di tanti giovani che arricchiscono la piccola casa di Pellegrina, che ormai non riesce più a contenerli tutti. Si fa strada il progetto di una nuova sede più ampia e capace di accogliere non solo la Fraternità, ma anche le opere di evangelizzazione che essa sdta già dispensando a piene mani. Mancano però i mezzi, manca tutto eccetto lo zelo e l’entusiasmo. E appena due anni dopo il riconoscimento vescovile, nel 2010,giunge inattesa la possibilità di fruire di un un grande terreno, in località Ceramida di Bagnara Calabra, degradante verso l’affaccio sul mare con un piccolo rustico seminascosto dagli ulivi nel quale spesso d’estate pare venissero a trascorrere segretamente il loro periodo di riposo anche Sandra Mondaini e Raimondo Vianello ospiti dei proprietari residenti fuori dalla Calabria. Un segno enorme della Provvidenza, un terreno su cui costruire una Cittadella dell’Immacolata, secondo lo spirito di San Massimiliano Maria Kolbe. Dopo alacri lavori di bonifica e di ristrutturazione, portati avanti in poco meno di un mese, la Cittadella viene inaugurata il 5 luglio 2010, con una Messa solenne alla quale partecipano migliaia di persone e con l’intronizzazione di un’imponente statua dell’Immacolata.
Il 13 giugno 2015 Mons. Giuseppe Fiorini Morosini dichiara la Fraternità “Associazione pubblica di fedeli in itinere”, con due rami: uno maschile e uno femminile e nel gennaio 2016, dopo quasi 20 anni di cammino silenzioso, di gioie e di prove durissime, la Chiesa dà il suo sigillo definitivo su quest’opera di Dio. Con una solenne concelebrazione nella Cattedrale di Reggio Calabria, alla presenza di tutto il clero e di tantissimi amici e benefattori, il vescovo erige la Fraternità ad “Istituto religioso di diritto diocesano”: 11 fratelli e 9 sorelle professano i voti solenni.
Oggi la Cittadella dell’Immacolata, all’ingresso della quale troneggia la statuia di San Massimiliano Kolbe, raccolta intorno alla cappella nella quale si custodisce l’Eucarestia, cuore pulsante di tutto, accanto all’unica reliquia esistente di San Massimiliano Kolbe, è una realtà viva e palpitante, e non solo per la provincia di Reggio Calabria in cui ha la propria sede, ma per la cristianità smarrita in cerca di senso e di pace. E’ un centro vivo di studio e di ricerca delle testimoniance più genuine del Cristianesimo paolino delle origini e della sua proiezione costante verso il futuro. Affacciata sul Mediterraneo, per il quale sta diventando un vero faro di spiritualità e di cultura, adagiata sui colli che degradano a picco sul mare, è un’oasi di bellezza fecondata da vocazioni sempre più numerose che sembra lanciare al mondo il suo messaggio di Pace e di operosità nel segno dell’Immacolata: il suo ramo femminile e quello maschile ormai ricchissimo di figure sacerdotali, ricevono ogni anno sempre nuove adesioni entusiaste di abbracciare i tre voti usuali povertà, castità e obbedienza, ai quali se ne aggiunge un quarto: il Totus tuus, ovvero il totale affidamento all’Immacolata secondo la spiritualità di padre Kolbe.
«L’Immacolata: ecco il nostro ideale. Avvicinarci a Lei, renderci simili a Lei, permettere che Ella prenda possesso del nostro cuore e di tutto il nostro essere, che Ella viva e operi in noi e per mezzo nostro, che Ella stessa ami Dio con il nostro cuore, che noi apparteniamo a Lei senza alcuna restrizione: ecco il nostro ideale. Irradiare nell’ambiente, conquistare le anime a Lei, in modo tale che di fronte a Lei si aprano anche i cuori dei nostri vicini, affinché Ella estenda il proprio dominio nei cuori di tutti coloro che vivono in qualunque angolo della terra […]. Inoltre, che la Sua vita si radichi sempre più in noi, di giorno in giorno, di ora in ora, di momento in momento, e ciò senza alcuna limitazione: ecco il nostro ideale» (SK 1210).
Il seme del sangue di San Massimiliano Kolbe piantato ad Auschwitz è venuto a dare germogli e frutti abbondanti di spirito, di vita, di solidarietà e di cultura in questo lembo santo di Calabria in un mondo sempre più smarrito e alla ricerca di significati veri.
Bruno Demasi
LA CITTADELLA E’ APERTA A TUTTI IN VARIE OCCASIONI: OGNI DOMENICA, IN QUESTO PERIODO, VI SI CELEBRA LA S. MESSA ALL'APERTO SIA AL MATTINO CHE NEL TARDO POMERIGGIO