di Bruno Demasi
Qualche sera fa, di ritorno da Melicucco , dove anche noi avevamo accompagnato un carissimo amico sacerdote nella nuova sede cui Dio lo ha destinato, io e mia moglie, pur nell'intensa commozione che ancora ci permeava ricordando la docilità e l'umiltà di questo ministro di Dio che detesta onori e apparenze , che predica il Vangelo "sine glossa" e con l'immediatezza tipica degli apostoli ed esercita la carità in modo incondizionato, ci siamo interrogati a lungo su alcuni carismi che rendono grande e bella la Chiesa di Cristo e ci sono tornate in mente impetuose le parole di Padre Emiliano Tardif, che la Chiesa quasi subito ha proclamato Servo di Dio, e alcuni canti che hanno accompagnato sempre la Sua predicazione e quella dei suoi eredi spirituali...
" Un giorno un giornalista
colombiano mi chiese: “Lei compie miracoli?”. Risposi: “Niente affatto! E’
molto semplice: io prego e Gesù guarisce”. Il giorno seguente pubblicò un
articolo sul giornale, intitolato: “Padre Tardif prega e Gesù guarisce”. Quando
lo vidi esclamai: “Finalmente un giornalista ha capito come funziona!”. Il
carisma di guarigione è per gli altri, non per se stessi. Se così fosse, quando
mi è capitato di ammalarmi, mi sarei imposto le mani sulla testa, avrei pregato
e sarei guarito, ma non è così!
Un fine settimana, durante un ritiro a Tucson, in
Arizona, per 200 latino-americani, il Signore sanò molti infermi, anche da
malattie molto gravi, soprattutto artriti e paralisi. La domenica, alle due del
pomeriggio, avevo la febbre molto alta. Ero raffreddato e riuscii a esporre
l’ultimo argomento con difficoltà. Finito il ritiro mi misi a letto per un
giorno e mezzo. Dicevo: “Se il dono di guarigione dipendesse da me, mi imporrei
le mani, guarirei e mi alzerei subito dal letto”. Ma il Signore mi insegnò
ancora una volta che non sono io che guarisco, ma è Lui.
Ci racconti una guarigione che le è rimasta particolarmente impressa.
Ne racconterò alcune che mostrano il buonumore di Dio. Nel 1984 stavo predicando un ritiro nella città di Monterrey. Durante la messa era molto difficile distribuire la comunione, perché i corridoi erano gremiti di gente. Aiutato da alcuni sorveglianti mi incamminai verso il retro. Mentre passavo tra la folla, e alcuni volevano toccarmi e altri mi chiedevano di fermarmi a pregare per loro, pensavo : “E’ solo Gesù che può guarirli, ma non smettono di cercare il padre Emiliano…”.
In mezzo a tanta gente vidi una signora con gli occhi lucidi di pianto, con un bambino in braccio. Il piccino mi guardava con dolcezza. Mi ricordai del paralitico della piscina di Betzaetà (Gv 5), che non poteva entrare nell’acqua miracolosa, perché non aveva nessuno che potesse aiutarlo. Così mi avvicinai al bambino e gli diedi un bacio. Mi fece un sorriso e continuai a distribuire la comunione.
Normalmente non do baci mentre distribuisco la comunione, ma in quel momento mi sentii spinto a farlo… Il giorno dopo, la signora prese il microfono e, in piedi davanti alla folla, disse : “Ieri, al momento della comunione, il padre Emiliano Tardif passò vicino a noi. All’improvviso si fermò e diede un bacio al mio bambino di due anni, che era completamente sordo. Do gloria al Signore perché da ieri il mio bambino ha cominciato a udire. Dio lo ha guarito. Gloria al Suo nome!”.
Da quel momento la mia vita si complicò. Tutti volevano
essere baciati da me, ma io rispondevo: “I baci sono solo per i bambini. Le
signore si facciano baciare dai loro mariti!”. Senza dubbio l’insegnamento fu
molto efficace. Io non avevo guarito nessuno. Il bacio, per quanto amore
esprimesse, non poteva sanare neppure un mal di testa. La verità è che portavo
Gesù tra le mani, e Gesù stesso guarì il bambino sordo. Io sono solo l’asino
che porta Gesù, per questo Lui continua a guarire gli infermi. Il peggio
sarebbe fissarsi sull’asino e non su chi lo cavalca. Il giorno in cui
prenderemo coscienza che portiamo Gesù Cristo, il nostro ministero si
trasformerà, e non ci limiteremo più tanto a parlare di Gesù, ma lo lasceremo
agire con tutta la sua potenza.
Ci racconti una guarigione che le è rimasta particolarmente impressa.
Ne racconterò alcune che mostrano il buonumore di Dio. Nel 1984 stavo predicando un ritiro nella città di Monterrey. Durante la messa era molto difficile distribuire la comunione, perché i corridoi erano gremiti di gente. Aiutato da alcuni sorveglianti mi incamminai verso il retro. Mentre passavo tra la folla, e alcuni volevano toccarmi e altri mi chiedevano di fermarmi a pregare per loro, pensavo : “E’ solo Gesù che può guarirli, ma non smettono di cercare il padre Emiliano…”.
In mezzo a tanta gente vidi una signora con gli occhi lucidi di pianto, con un bambino in braccio. Il piccino mi guardava con dolcezza. Mi ricordai del paralitico della piscina di Betzaetà (Gv 5), che non poteva entrare nell’acqua miracolosa, perché non aveva nessuno che potesse aiutarlo. Così mi avvicinai al bambino e gli diedi un bacio. Mi fece un sorriso e continuai a distribuire la comunione.
Normalmente non do baci mentre distribuisco la comunione, ma in quel momento mi sentii spinto a farlo… Il giorno dopo, la signora prese il microfono e, in piedi davanti alla folla, disse : “Ieri, al momento della comunione, il padre Emiliano Tardif passò vicino a noi. All’improvviso si fermò e diede un bacio al mio bambino di due anni, che era completamente sordo. Do gloria al Signore perché da ieri il mio bambino ha cominciato a udire. Dio lo ha guarito. Gloria al Suo nome!”.
In una di queste celebrazioni l’asta della bandiera del Vaticano cadde e colpì una persona storpia, gettandola a terra. Tutti furono addolorati, vedendo che quell’asta così grande e pesante era caduta proprio su un infermo. Tra lo stupore generale, l’infermo si alzò in piedi da solo. La sbarra gli aveva raddrizzato la colonna vertebrale e a tutt’oggi cammina normalmente. Le vie di Dio sono piene di buonumore. A volte Dio ci guarisce con un bacio, a volte con un colpo.
Qual è l’ostacolo principale che impedisce di ricevere i carismi?
Credo sia la paura di perdere la reputazione. I carismi sono una croce e molti non sono disposti a portarla. L’esercizio di alcuni carismi provoca non poco scherno, disprezzo e persecuzioni. Alcuni ci giudicano pazzi. Finché non si è disposti a morire a se stessi, anche a costo di perdere la fama e i privilegi, non riceveremo questi carismi.
Molti credono che il padre Emiliano Tardif sia un santo, cosa ne pensa?
Ci rido sopra. A volte, mentre sono solo e sto per andare a letto, dico: “Se sapessero chi sono, starebbero più tranquilli”. Sono sempre il curato di un paese, in un’isoletta sperduta nel mar dei Caraibi. Non potrei mai pensare di essere qualcosa di più dell’asino che porta Gesù.
So bene che quando mi coprono di gratitudine, e mi stendono a terra i mantelli, è per salutare Gesù che io porto. E quando l’ho portato, mi rimandano di nuovo nella stalla e al ritorno non ci sono mantelli di fiori né premi: entro nel tempio del mio cuore e dico: “Signore, come sei grande!”.
Il ritorno dell’asino a casa è ciò che ci mantiene umili. La solitudine e restare al cospetto di Gesù non ci permettono di ingannarci. Quando mi inginocchio e celebro con i salmi le meraviglie di Dio, penso che se la gente conoscesse meglio Dio, si fisserebbe meno su di noi. La mia comunità sa che non sono santo, ma che desidero diventarlo. E’ la vocazione di tutti i battezzati. Sbagliamo quando pensiamo che un santo è solo qualcuno che compie miracoli o la cui immagine è sopra un altare.
Il dono di guarigione non è un segno di santità, è un dono gratuito. Se lo metto al servizio degli infermi con pazienza e amore può contribuire a santificarmi, perché è un esercizio di carità, talvolta molto pesante. Un giorno qualcuno mi ha detto: “Emiliano, non ti spaventa che la gente ti canonizzi da vivo per i numerosi miracoli?”. Ho risposto: “Preferisco che mi credano un santo, piuttosto che un bandito”.
Cosa prova per quelli che non guariscono ?
“El don de sanacion”, por el padre Emiliano Tardif. Libera traduzione di Patrizia Cattaneo dal sito :
http://radiocristiandad.wordpress.com/2007/06/14/el-don-de-sanacion-segun-el-p-tardiff/